Teodoro Lo Studita. Contro gli avversari delle icone
Retto, giusto, umile monaco e fine teologo. È questo il ritratto più diffuso che i secoli hanno tramandato del difensore per eccellenza delle immagini sacre, Teodoro Studita. La lettura di questo libro vi permetterà di aggiungere altri elementi alla lista del celeberrimo iconofilo: astuto, audace, sottile, provocante. Il tutto ovviamente riferito alla sfera teologica.
Chi fu Teodoro Studita e perché la sua teologia fu non solo importante ma determinante per la legittimazione definitiva delle immagini sacre nel cristianesimo orientale? Gli specialisti che si occupano del dibattito sull’εἰκών, che infiammò l’Impero Romano d’Oriente e d’Occidente tra VIII e IX secolo conoscono bene le sottigliezze delle sue argomentazioni, elaborate con rigore cristologico. Ma è solo contestualizzandolo in tale controversia che si comprende pienamente la crucialità della sua figura e del suo pensiero.
Dal V-VI secolo la presenza di icone, affreschi, mosaici che iniziarono pian piano a diffondersi e diventare parte integrante della vita non solo devozionale ma anche ecclesiale e liturgica, grazie all’arte monumentale, fece riflettere i teologi in particolare di area bizantina ed orientale sul senso dell’immagine cristiana. Non poteva essere diversamente: eredi di secoli di filosofia greca, figli di Padri che furono capaci di elaborare con concetti chiari e definitivi il complesso mistero cristiano attraverso concili spesso movimentati, abituati alle sottigliezze della speculazione, i Bizantini non avrebbero potuto che interrogarsi con acribia teologica sul ruolo della raffigurazione di Cristo, la Madre di Dio, i santi.
Più di cento anni di discussione, la convocazione di ben quattro assemblee conciliari, scomuniche e persecuzioni, incomprensioni tra Oriente ed Occidente, segnarono la cosiddetta controversia iconoclasta, che è più opportuno e corretto definire “Controversia sulle immagini sacre”. Ma Studita, che nacque circa trent’anni dopo l’inizio ufficiale della politica contraria all’εἰκών (726-730), era un giovane monaco in occasione del settimo concilio ecumenico di Nicea II (787) che decretò la legittimazione formale e conclusiva delle immagini sacre: perché dunque si sentì spinto attorno all’800 – come lui stesso afferma all’incipit delle Confutazioni contro gli avversari delle immagini sacre – a «parlare e non tacere»?
Teodoro Studita è la prova che il dibattito sulle immagini sacre fu più complesso di quanto una certa retrospettiva agiografica e apologetica abbiano voluto farci credere. Il concilio di Nicea II, basandosi ampiamente sulle tesi di Giovanni Damasceno, decretò che le rappresentazioni figurative cristiane sono non solo legittime ma che si può rendere loro un culto.
Fu un concilio coraggioso e in un certo senso reazionario: non aveva una teoria così solida da opporre a quella degli iconomachi, espressa nel concilio di Hieria del 754, ma decise comunque di difendere ufficialmente l’εἰκών. I risultati non furono nell’immediato convincenti: vi fu una seconda ondata iconomaca, con accenti violenti di persecuzione imperiale verso i monaci e i monasteri iconofili, e una parte del clero restava non pienamente convinta del ruolo delle raffigurazioni nella teologia cristiana. Qui entrò in scena Teodoro Studita… e fu un trionfo!
Nelle Confutazioni contro gli avversari delle immagini sacre adottò una formula apparentemente semplice – domande e risposte – che aveva chiaramente un alto scopo didattico. Con l’accortezza di un fine teologo che ben conosceva le tesi contrarie alla propria, mise in bocca all’eretico gli snodi cruciali ai quali intendeva dare una soluzione definitiva. La possibilità di leggere questi tre documenti in traduzione italiana è un’occasione eccellente per tutti coloro che vogliono conoscere non solo come si risolse definitivamente il dibattito bizantino sulle immagini sacre, ma anche comprendere meglio le origini di una valorizzazione dell’εἰκών che, da Teodoro Studita in poi, divenne fondamentale per l’Ortodossia, nella riflessione teologica, nella pratica liturgica, nella concezione iconografica, nella devozione spirituale.
Il lettore si avvertirà ben presto che il linguaggio è tutt’altro che scontato: c’è una ricerca attenta dei termini e nell’elaborazione dei concetti, senza perdere quella freschezza che il dialogo favorisce. Una traduzione curata richiede quindi una conoscenza puntualissima del greco e della teologia bizantini. Non è un caso che, trascorsi ben tredici secoli, non fosse ancora disponibile alcuna traduzione in italiano: ora ve ne è una di assoluta eccellenza. Merito del professor Antonio Calisi che con passione e precisione introduce all’alto pensiero di Studita. Da vero esperto del cristianesimo orientale, che vive dall’interno sia come iconografo e diacono, non solo fornisce gli strumenti per leggere direttamente il testo originale in traduzione, ma anche le chiavi di lettura per assaporare al meglio i temi fondamentali elaborati nelle Confutazioni contro gli avversari delle immagini sacre. Grazie a lui possiamo immaginare Teodoro Studita pensare, scrivere, discutere, difendere le sue tesi con la parola e con la vita.
Emanuela Fogliadini