Fu veramente Dante il padre della lingua italiana?

Se Dante è considerato il padre della lingua italiana fu Manzoni a moderrnizzarla e Boccaccio a renderla popolare. Fu veramente Dante il padre della lingua italiana? È certo che il padre della lingua moderna fu Manzoni. Lo fu, Manzoni, analizzando le diverse stesure dei “Promessi”. Qui sperimentò i veri moduli della lingua e del linguaggio, degli stili e degli stilemi avendo sempre al centro i personaggi che resteranno fondamentali nel comprendere il Seicento e il confronto con l’ottocentesco Manzoni.

Non si tratta di consumare una disputa tra Dante e Manzoni, bensì di analizzare dei parametri storici. Non si può negare che Dante parlò e scrisse una lingua ancora medioevale pur molto innovativa rispetto al suo tempo. Boccaccio la rese marcatamente mediterranea. Non si più disconoscere che portò il volgare ad “eloquentia”. Non si può prescindere dal fatto che ricreò il prosimetro usando la sperimentazione della parola. Se Dante avviò un processo sulla lingua sarà il Rinascimento a imporlo mutuandolo nelle sue forme.

Dante non creò una lingua. La trasformò. La letteratura latina, da Virgilio ad Ovidio, aveva già la sua lingua e il suo linguaggio che prevalse su ogni contaminazione. Il “volgare” che diventa “eloquentia” è un grande merito ed ha il privilegio di rompere con la aulicità del latino colto e aristocratico e mai plebeo. Dopo cinque secoli di dibattito, Manzoni irrompe nello scenario e realizza quel tentativo di una possibile ricerca di una lingua unificata, ma si pensava appunto alla geo politica di una Nazione da unificare sul piano culturale. È Manzoni che puntò alla riunificazione delle lingue e delle parlate in un linguaggio in cui Firenze e Milano erano sulla scena di una lingua che aveva completamente dimenticato il medioevo o il Trecento se si vuole. Una lingua che divenne linguaggio.

Erano stati Bembo e il Barocco o le contaminazioni illuministiche e post a mutare il linguaggio? Certo é cosa possibile. Manzoni, comunque, supera sul piano linguistico Dante e lo supera perché dentro la sua opera ci sono due filtri di estrema valenza valutativa: Ariosto e Tasso senza dimenticare sia Machiavelli che la straordinaria rilevanza e fortezza di Leopardi. Sarà più Leopardi che Dante ad essere innovatore della lingua e dei discorsi sulla lingua. Manzoni portò la lingua eredita sino al Novecento. Dante, nonostante le discussioni, si fermò a Leopardi. Non superò mai Leopardi perché Dante non fu mai assolutamente attuale.

Manzoni è moderno. Il quale condusse il linguaggio verso una contaminazione antropologica intrecciando epoche e le epoche attraverso la lingua. Manzoni dovette cedere il passo al Novecento il cui vero ideatore della lingua moderna resta ancora oggi Gabriele D’Annunzio, che mai rinnegò Dante e mai si allontanò da Manzoni. Se la lingua si “ricreò” con Dante, lasciando come erede Manzoni che attualizzò tutto, D’Annunzio rivoluzionò la parola rendendola non solo moderna ma costantemente contemporanea.

Alla domanda iniziale resta appesa una risposta. Dante inventò la lingua italiana? Credo che ebbe modo di trasformarla. Manzoni fu il moderno nel suo solco. Uno straordinario traghettatore che consegnò tutto al Novecento di D’Annunzio. Perché Boccaccio rese la lingua mediterranea? La rese fortemente popolare nella temperei che visse a Napoli. Boccaccio aprì quella parola di Dante al popolare con i personaggi come Fiammetta. Portò la lingua lungo le strande con uma semantica propriamente “volgare” e da un certo punto di vista é come, imparata la lezione di Dante, se la lingua assumesse nella modernità la vera e profonda contaminazione. Dante allora? Deve fare i conti necessariamente i vonti con Manzoni. Insomma. Se Dante è considerato il padre della lingua italiana fu Manzoni a moderrnizzarla e Boccaccio a renderla popolare.

Micol Bruni*

*Storica