Dialogo immaginario su un’ecologia “neofuturista”

  • Dove corri, Eliseo?
  • Dal direttore… vado a fare ammenda dei nostri errori.
  • Dei nostri errori?
  • Caro Alain (De Benoist, ndr) abbiamo sbagliato tutto…
  • Oibò! Spiegati…
  • Finora abbiamo creduto fermamente che l’ecologia fosse legata strettamente al concetto di limite.
  • Sì, l’ho scritto ripetutamente… ovviamente, si può sempre discutere il valore puntuale di questa nozione di limite, chessò, qual è la misura dell’attività antropica sul cambiamento climatico o se la sovrappopolazione del pianeta ha raggiunto il suo punto di saturazione… ma il principio è indiscutibile: non viviamo nell’illimitato.
  • Beh, dobbiamo ricrederci…
  • Oibò!
  • E con noi devono ricredersi Rutilio (Sermonti, ndr) e  Alex (Langer, ndr) e…
  • Di grazia, perché? Non farmi stare sulle spine…
  • Una nuova modernissima corrente filosofica ha fatto giustizia delle nostre convinzioni…
  • Ma sono fondate sull’osservazione, sul buon senso, su una visione dell’uomo e del mondo in cui  tutti gli esseri viventi e gli ecosistemi hanno un valore in sé e in cui la specie umana, per dirla con Guido Dalla Casa, è «uno dei rami dell’albero della Vita».
  • Certo. È l’ecologia profonda…
  • E questa nuovissima corrente filosofica sarebbe?
  • Il prometeismo o sovrumanismo!
  • … E chi l’ha fondata?
  • Il quartetto neofuturista. Ecco, ti leggo dal loro manifesto: «L’uomo è realmente fedele a se stesso quando oltrepassa i propri limiti.  Egli non si ritrova in un’essenza plasmata a immagine e somiglianza di un essere trascendente o di una carta dei diritti, ma in un numero incalcolabile di trasformazioni, imitazioni, ibridazioni, relazioni, connessioni; si prolunga nella macchina, si identifica nell’animale, si riversa nel computer, si proietta negli dèi».
  • Niente di nuovo sotto il sole. È il pensiero dominante della cultura occidentale, da cui è sorta la civiltà industriale con l’ossessione per la crescita economica e con buona pace dell’armonia del mondo e della tranquillità dell’anima. Già Sant’Agostino ammoniva: «Radix omnium malorum est avaritia» (la radice di tutti i mali è l’avidità, ndr).
  • Sì, invece di fermare il processo vogliono accelerarlo, facendo leva sulla volontà di potenza. Addio misura, equilibrio, limiti, padronanza di sé…
  • Mi pare delirio di grandezza…
  • E dicono, questi del quartetto neofuturista, che l’unica ecologia autentica è l’ecologia futurista…
  • Diamine! “Ecologia futurista”: un ircocervo, un ossimoro, un furbesco ammiccare alla moda ambientalista!
  • … e che ci vuole più tecnica per intervenire sulla natura, più nucleare, più intelligenza artificiale, più ingegneria genetica, più ricerca di risorse.
  • Insomma identificano il meglio con il più e la qualità con la quantità. Il loro sovrumanismo scivola nel transumanismo. Dell’uomo classicamente e naturalmente inteso resta ben poco. È una miscela esplosiva di produttivismo, di “vecchio” futurismo (quel che era una novità nel 1909 non lo è più oggi, ndr) e di filosofia di Nietzsche… quest’ultima nel suo aspetto più popolaresco e deteriore…
  • Sì, ricordo vagamente che Marcello (Veneziani, ndr) nel domandarsi quale fosse la chiave nefasta del nietzscheanesimo rispondeva:  «È la volontà di potenza, ma quel delirio di dominio è proprio quel che più unisce Nietzsche alla parabola occidentale, dal predominio al nichilismo fino alla società globale dell’ultimo uomo. Nella Volontà di Potenza Nietzsche non è originale ma diventa l’altoparlante dell’hybris moderna».
  • Per l’appunto. Del resto dimenticano la lezione del mito greco. Come finì Prometeo? Punito da Zeus, incatenato sul Caucaso, tormentato da un’aquila che gli mangiava il fegato (sede della vitalità per i Greci antichi, ndr), ogni qual volta gli ricresceva.
  • Bene. Vado dal direttore.
  • Mi sembrava che fossi ritornato sui tuoi passi.
  • Certo, vado dal direttore a fare ammenda della mia precedente volontà di fare ammenda.

Sandro Marano