La Giornata dell’Alimentazione tra spreco e fame: il grande paradosso.

cats

La Giornata mondiale dell’Alimentazione che si celebra il 16 ottobre per ricordare l’anniversario della data di fondazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), istituita a Québec il 16 ottobre 1945, è l’occasione, ogni anno, per fare il punto su uno dei temi più importanti e delicati della vita dell’uomo.

Se da una parte la giornata richiama alla corretta nutrizione, di cui si parla sempre di più in funzione del tema della salute, dall’altra richiama anche al dramma della mancanza di cibo, che attanaglia invece buona parte del sud del Pianeta.

Ed è inevitabile quindi non cogliere l’enorme paradosso del nostro mondo diviso tra ‘spreconi’ e   ‘chi soffre la fame’. Tra paesi che a causa di guerre, conflitti e cambiamenti climatici vivono la difficoltà di approvvigionarsi cibo e chi invece ne produce troppo sprecandone circa un terzo di quello prodotto.

Alcuni dati

“In media, ogni anno nel mondo, un milione di bambini con meno di 5 anni muore a causa della malnutrizione, ma attualmente altri 13,6 milioni di bambini rischiano la vita per la sua forma più acuta e grave. Nel 2020, 45,4 milioni di bambini sotto i 5 anni erano gravemente malnutriti, numero che entro la fine del 2022, si stima possa arrivare a 59 milioni”. Questo l’allarme lanciato da Save the
Children
che, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione, lancia la campagna di raccolta fondi “Emergenza Fame”.

Mentre Eva Alessi, responsabile Sostenibilità di Wwf Italia osserva: ”Fame e obesità sono paradossalmente due facce di una stessa medaglia. Dobbiamo migliorare lo stato di nutrizione del Pianeta, eradicando ogni forma di malnutrizione nel mondo. Per raggiungere una sicurezza alimentare diffusa dobbiamo rendere i nostri sistemi alimentari più resilienti, capaci di affrontare shock improvvisi come quelli dovuti gli eventi climatici estremi. Non ci può essere resilienza senza sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale ed economica. E dal momento che questi ”sconvolgimenti” sono in continuo aumento, il cambio di rotta è urgente e deve essere parte integrante della risposta strategica alle sfide presenti e future”.

Sono utili, a riguardo, anche altri punti di vista, come quello dello chef stellato Massimo Bottura, che durante in un’intervista alla trasmissione Che Tempo che Fa su RaiTre ha spiegato: “La situazione è tragica, produciamo del cibo per 12 miliardi di persone, siamo circa 7,5 miliardi sul pianeta, di cui 860 milioni soffrono la fame. Sprechiamo circa il 33% di quello che produciamo, circa 1.3 bilioni di tonnellate di cibo e questa è una cosa inaccettabile oggi”.

Sullo spreco si concentra anche l’analisi diffusa dalla “F.A.O.”, secondo la quale nel 2021, chi ha patito la fame sono stati tra 702 e 828 milioni di individui. In mezzo a questi due opposti, c’è il dato sullo spreco alimentare: quasi un terzo del cibo viene gettato via senza essere consumata. Anche “Slow Food” denuncia le assurdità che caratterizzano il modo di produrre e consumare cibo e auspica: “La giornata mondiale dell’alimentazione non può che fare perno sul tema dell’equità: viviamo in un’epoca in cui ancora si muore di fame. E una constatazione tanto insopportabile che diventa ancora più odiosa quando si chiarisce che non si muore di fame per scarsità alimentare ma per povertà”, dichiara Barbara Nappini, Presidente di Slow Food Italia, che prosegue: “È la povertà a determinare la negazione del diritto alla sopravvivenza. Il sistema alimentare dominante, oggi, è lo specchio di un mondo che ragiona al contrario, che agisce sulla base dei profitti invece che dei diritti, che promuove lo sfruttamento invece che il benessere. Quello che ha a che fare con la produzione di cibo è un settore che raccoglie ingenti investimenti, ma che non produce ricadute economiche sugli anelli più deboli della catena, su coltivatori e allevatori di piccola scala, e che lascia morire di fame decine di milioni di persone”.

Ed è su questa riflessione che dovremo tutti ragionare, perché solo leggendo nero su bianco dati come quelli elencati si comprende la portata del paradosso dei nostri tempi, in cui c’è chi spreca cibo e chi soffre la fame.

La lotta allo spreco alimentare inoltre, è anche una battaglia contro il cambiamento climatico. Quando si produce cibo, sono necessarie risorse naturali come terreno, acqua ed energia. Lungo la catena di approvvigionamento, queste risorse vengono spesso perse. Ciò ha un impatto sull’ambiente e sui cambiamenti climatici.

Fare Verde, da sempre sensibile e attenta al tema ricorda, ad esempio, che basterebbe programmare la spesa ed acquistare, volte per volta, solo il cibo che si è sicuri di consumare per evitare significativamente lo spreco di uno dei beni più preziosi del mondo.

Marta Dolfi