Berlusconi e la destra italiana

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Certo. La destra venne sdoganata da Silvio Berlusconi. Non credo ci siano problemi o divergenze in merito. Da quel 1993 in poi è stato l’intuito e l’intelligenza politica e antropologica di Berlusconi a trasformare l’allora Movimento Sociale Italiano in una forza di governo.
Non fu tanto Gianfranco Fini,  o soltanto, a comprendere di primo acchito ciò che stava accadendo nella società italiana, ad iniziare dai primi anni Novanta, ma soprattutto Giuseppe Tatarella che insieme a Gustavo Selva, Domenico Fisichella e Francesco Grisi, percepirono la rivoluzione di una destra radicata, allora, nei veri eredi del post fascismo.

Il mondo liberale e la cultura salandriana entrarono nella dialettica di una destra non conservatrice, ma nazional-popolare. Artefice di questa dialettica fu Adriana Poli Bortone che restò sempre legata a Berlusconi. La prima ministra della destra. La prima sindaca con una grande energia e preziosità. Sindaco e mente pensante.

Un altro tassello significativo fu la Lega dentro lo status liberal-democratico che diventò con Maroni, ovvero il superamento di Bossi, la griglia di un sistema il cui pensiero dominante fu la tradizione dentro i principi rivoluzionati degli anni Duemila. La rottura tra una destra conservatrice e sociale e il pensiero liberale non avvenne con la famosa lite-conflitto tra Fini e Berlusconi, bensì con la morte di Tatarella, il quale costituiva, insieme alla Poli Bortone, un vero laboratorio pensante con Berlusconi.

Ho vissuto direttamente queste fasi proprio tra il 1993 e il 1999 quando ero consigliere nazionale di Alleanza Nazionale, co-fondatore con il Sindacato Libero Scrittori e Grisi, e vice presidente della provincia di Taranto.

Date storiche: 1993. 1998. 2005, 2008, 2012. Poi venne il seguito sul piano politico in una stagione di conflitti e di contraddizioni. Ma se la destra tuttora è al governo della nazione lo si deve, senza alcun dubbio, al Berlusconi degli anni Novanta che ha cambiato un modo di fare e di pensare la politica.
Questo diventa un dato centrale. Chiaro che la comunicazione ha giocato un ruolo straordinario.
Chiaro che le sue reti televisivi hanno rivoluzionato i modelli di approccio all’immagine e alla visione mediatica tra società e politica stessa. Chiaro che la mediazione ha svolto una specificità esemplare. Per non sottolineare qui la polita popolare europea con la quale ha impostato la dimensione geo-politica Questo a destra ma anche a sinistra.

Non dimentichiamo che ha ridotto la sinistra a brandelli da quel fatidico “scontro” con Occhetto, quando questi parlava di “macchina da guerra”. Ha cambiato il linguaggio e quindi la politica non ha più usato le metafore morotee ma è entrata in un realismo ad impatto. Ha sbrindellato la sinistra nonostante Romano Prodi. Dopo Prodi e prima gli ex comunisti si sono lacerati non solo perché era crollata l’unione Sovietica ma perché non ha più avuto un pensiero in grado di sostenere una Idea pregnante di valore strettamente politico. Ha portato gli ex comunisti a ragionare in termini mediatici attraverso sfide massmediologiche. Se oggi il Pd è una estremizzazione di ciò che era nei primi anni Novanta, non bisogna trascurare il fatto che in mezzo è passato Renzi che di ex comunismo non ha mai avuto nulla. Insomma, il liberalismo ha trionfato. L’uomo più amato e più tradito, forse, in termini politici. Si vedrà cosa accadrà.

Pierfranco Bruni