Magnificat. Una sfida coraggiosa alla logica del mondo. 

Magnificat. Una sfida coraggiosa alla logica del mondo. Autore del libro prefato da don Leonardo Maria Pompei, è l’avv. Gianfranco Amato.

Gianfranco Amato ha un cursus honorum di tutto rispetto: Presidente nazionale dell’Associazione Giuristi per la Vita, membro del Comitato “Difendiamo i nostri figli”,  Presidente dell’Associazione Scienza & Vita di Grosseto, componente del Comitato d’Indirizzo della Fondazione Novae Terrae, Cavaliere dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e Delegato della Delegazione di Grosseto dello stesso Ordine,  consulente legale dell’organizzazione britannica CORE Comment on Reproductive Ethics, con sede a Londra, nonché collaboratore dell’ A.D.F. Alliance Defending Freedom, costituita da avvocati che si occupano di temi inerenti la libertà religiosa e la bioetica, rappresentante per l’Italia dell’organizzazione internazionale Advocates International. Scrive per diverse testate giornalistiche cattoliche. Brillanti le sue pubblicazioni per cui ha ricevuto anche dei premi.

In questo prezioso lavoro ci spiega che Maria recita il Magnificat con lacrime di gioia e con le braccia elevate al suo Signore e Creatore, come dovrebbe fare ogni cristiano giornalmente nei vespri secondo la liturgia pubblica della Chiesa, riconoscendo la potenza, la bontà e la misericordia di Dio. E’ una preghiera che si presta alla meditazione e alla contemplazione perché è  Parola di Dio sempre viva ed efficace e ci dice sempre qualcosa di nuovo. Ci pone inoltre tanti interrogativi sull’autenticità del nostro essere cristiani: “Lo siamo davvero o solo di nome”? Ci fa capire che non saranno solo le nostre opere buone, le numerose orazioni, l’osservanza dei Comandamenti o il distacco dai beni materiali ad aprirci le porte del Paradiso. La domanda da porci è: “Stiamo seguendo Gesù?”

Ci accorgiamo che il “Magnificat” va contro la logica del mondo, è un totale capovolgimento e rappresenta la sfida di Maria che a volte il mondo ha accettato. Aprendo una breve parentesi, c’è stato anche il tentativo diabolico da parte di un noto quotidiano nazionale italiano di presentare il testo come una lotta di classe.

Il Magnificat è un continuo richiamo alla Sacra Scrittura, infatti non c’è una parola che non vi sia ispirata. E’ una poesia perché ha una metrica. E’ un cantico di lode che nasce dal cuore della Vergine Madre di Dio, anche se alcuni biblisti sostennero intorno al 1970 che fu composto dall’evangelista Luca, altri invece che fosse un antico inno ebraico di cui si erano appropriati i cristiani.

Tuttavia, che sia frutto della Vergine lo prova il fatto che ella non pregava con formule prestabilite, ma con i salmi e le parole della Sacra Scrittura. Dio guarda la bassezza della sua ancella, parola che rivela il vivere in simbiosi col proprio Creatore, così come un’ancella vive in simbiosi con la sua matrona. Nell’Angelus difatti Maria risponde: “Eccomi sono l’ancella del Signore”. Tutto ha inizio e una fine con un “Ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore (Luca2,10-11);  “Ecco  l’uomo” (Giovanni 19,5); “Ecco, colui che mi tradisce è vicino” (Matteo 26,46);  “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!” (Giovanni 19,26-27).

Nel “Magnificat” Maria adora il Signore con tutta se stessa spirito, anima e corpo, i tre elementi che rispecchiavano la metafora del Tabernacolo di Mosè nel deserto, composto dal Sancta Sanctorum (la parte nascosta dove era presente Dio), il  Sanctum Sanctorum (in ebraico קֹדֶשׁ הַקֳּדָשִׁים Qodesh ha-Qodashim) che costituiva l’area più sacra del tabernacolo corrispondente allo spirito e dove c’era la Menorah (ebraico: מנורה) il candelabro ad olio a sette bracci corrispondente all’anima e infine l’Atrium, la parte esterna conforme al corpo. E qui è bene ricordare che la parola “corpo” ha un solo significato in lingua aramaica ed è quello essenzialmente biologico senza alcun riferimento simbolico… ecco perché i discepoli scandalizzati andarono via quando Gesù disse loro: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita” (Giovanni 6,53).   Perché Maria si fermò tre mesi in casa della sua parente Elisabetta? Anche qui c’è un parallelismo con la Sacra Scrittura. Leggendo l’Antico Testamento, l’arca dell’Alleanza  finì per tre mesi in casa di Obed-Edom, un filisteo che ebbe il privilegio riservato solo e non sempre ai sacerdoti, di vederla quando e quante volte voleva. Nel Nuovo Testamento “Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi, poi tornò a casa sua” (Luca 1,56): Maria è la nuova arca dell’Alleanza.

Il “Magnificat” ci sprona a professare pubblicamente la nostra fede, a servire con prontezza il prossimo, a fare la volontà di Dio, ad avere il coraggio di opporre la verità alla menzogna. Ci parla della  pietà e della misericordia di Dio, senza la quale non possiamo far niente. Si fonda sulla consapevolezza di essere zero davanti a Dio. E se Maria si reputa una nullità, noi chi crediamo di essere? Maria con il suo “sì” ha reso possibile la redenzione compiuta da Nostro Signore sulla Croce.

Il  “Magnificat” rivisto alla luce di quelle sfumature nella lingua originale (aramaico) che l’italiano non rende: “L’anima mia proclama grande il Signore e il mio spirito esplode di gioia fino alle lacrime pensando al Dio vivente che mi ha dato e mi dà la vita, che mi ha preservato e mi preserva, che mi ha salvata e che mi salva, perché ha trattato con considerazione, con riguardo la bassezza, l’umiltà, l’insignificanza della sua ancella. Ecco d’ora in poi tutte le famiglie, le tribù, i clan con le loro discendenze mi daranno gloria perché proprio a me ha fatto cose grandi e stupefacenti Colui che è potente e il cui nome è santo e la sua misericordia persiste in eterno nelle famiglie che credono in Lui, che confidano in Lui, che lo riveriscono, che lo riconoscono come Signore. Ha fatto giustizia col suo braccio vittorioso e gli arroganti intellettuali, presuntuosi filosofi, i sapienti del mondo che innalzano l’uomo al posto di Dio, li ha fatti smarrire nei meandri delle loro elucubrazioni mentali intontendoli come animali ubriachi. Ha scaraventato giù dai loro scranni quelli che hanno potere, fama, successo; ha innalzato gli ultimi, i miti, coloro che sono insignificanti agli occhi del mondo, ma che riconoscono l’uomo come creatura e Dio come Creatore; ha riempito fino a sazietà coloro che hanno fame e sete di Dio rendendoli stracolmi di tutto ciò che è buono e giusto, che è davvero prezioso, che li può rendere veramente felici nel cuore e nella mente, mentre ha lasciato insoddisfatti e con un pugno di mosche in mano quelli che pensano di fare a meno di Dio e cercano il senso della vita e la felicità nelle cose materiali. E’ venuto sempre in soccorso del suo servo Israele e si è ricordato della sua misericordia come aveva detto ai nostri Padri, ad Abramo e alla discendenza del suo seme per l’eternita’”.

Lode e onore a te Signore Gesu’ !