Liberi di esprimere il nostro pensiero, mentre la propaganda plasma le menti
“Controllare e ordinare le masse secondo la nostra volontà senza che queste se ne rendano conto” così Edward L. Bernay nel saggio “Propaganda – Della manipolazione dell’opinione pubblica in democrazia“, pubblicato nel 1928.
L’autore sostiene che “coloro che sono al governo devono saper esercitare l’arte del comando, perché occorre una leadership forte in una società caotica in continuo cambiamento di umori”. Trattasi di personalità carismatiche che si distinguono dagli uomini comuni, in quanto esercitano un potere manipolatorio in tutti i settori portando il cittadino a fare in realtà ciò che viene suggestionato a dire, pensare, fare, illudendolo di compiere la propria volontà.
Si obbedisce incosciamente a quanto il governo invisibile impone come se avesse a che fare con dei burattini. La mente, lo stile di vita, i gusti, il modo di vestire, le scelte sono tutte condizionate. Si viene modellati secondo quello che desiderano i “padroni” del mondo e soprattutto si viene indottrinati subendo una informazione contraffatta, una propaganda attraverso i mass media.
Ma fortunatamente non tutti cadono in questa rete e fanno invece sentire la propria voce esercitando il diritto alla libertà di espressione sancita dall’articolo 21 della nostra Costituzione che stabilisce quanto segue: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Libertà espressamente sancita e tutelata anche tra le più importanti convenzioni internazionali di cui ricordiamo gli articoli:
19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata nel 1948 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che sancisce: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”;
10 della Convenzione Europea dei diritti umani: “Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. Il presente articolo non impedisce agli Stati di sottoporre a un regime di autorizzazione le imprese di radiodiffusione, cinematografiche o televisive”;
11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati”.
Questa libertà è giornalmente violata e calpestata in quasi tutti gli Stati del mondo.
Riconosciuta normativamente per la prima volta con la Costituzione statunitense del 1787, è nel tempo divenuto uno dei fondamenti degli ordinamenti democratici, perché risponde al naturale bisogno di esprimere liberamente il proprio pensiero, individualmente o collettivamente, con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione.
Fino a quando si potrà esercitare questo diritto già gravemente minacciato?
Ci sono censure on line per impedire l’accesso a internet, ai siti web, e che prevedono limitazioni di accesso ai siti e censure governative che interessano norme di intermediazione di Internet, localizzazione dei dati o i requisiti di presenza locale, le restrizioni agli investimenti esteri e l’accesso al mercato.
Spesso alcuni governi adottano l’Intelligenza Artificiale per identificare i contenuti lesivi on line.
Sappiamo che l’Unione Europea intende inasprire la censura sui social. Una sfida per la libertà di parola tra la politica e le aziende che dovrebbero fornire alle autorità europee l’accesso ai dati on line, anche degli utenti con la possibilità di creare un organismo indipendente per la sorveglianza. Invocando la privacy degli utenti e la loro libertà di espressione le aziende di settore si sono dette contrarie, mentre i fiancheggiatori dell’Unione Europea intendono promuovere altre misure per garantire ai cittadini europei sicurezza on line.
Il tema coinvolge anche gli Stati Uniti, tutti gli utenti, non solo quelli europei.
Una decisione della Corte Suprema è prevista negli Usa, entro la fine di giugno 2024, nei mesi che precedono le presidenziali americane: chi tra i governi statali e le aziende tecnologiche avrà il potere di fissare le regole secondo cui potranno apparire i post sui social?
Vorrei concludere l’argomento ritornando a parlare dell’indottrinamento della propaganda: noi siamo fatti per essere ad immagine e somiglianza di Dio, non certo ad immagine e somiglianza di chi ci vuole robot incapaci di pensare autonomamente.
Cinzia Notaro