L’arte medica e la cultura della morte
Eutanasia, fecondazione assistita, aborto, utero in affitto e altro ancora tra i temi affrontati da Provita&Famiglia. Ma cominciamo a parlare innanzitutto della famiglia attualmente sotto attacco. Lo facciamo con il Presidente dell’associazione Toni Brandi.
L’importanza per un buon equilibrio psicofisico di avere un papà e una mamma. Ce ne vuole parlare?
Siamo nell’epoca in cui bisogna sguainare le spade per dimostrare che le foglie sono verdi, e quindi bisogna spiegare e giustificare un dato così naturale da essere quasi banale. È ovvio, potremmo fare tantissimi esempi, che la capacità di adattamento delle persone, le condizioni sociali e altro possono far sì che anche chi è senza genitori, o con famiglie disastrate, o convive con coppie (o gruppi) di gusti sessuali assortiti, possa riuscire nella vita una persona equilibrata e serena. Ma queste sono eccezioni alla regola. Esistono persone senza gambe che sono straordinarie, che addirittura partecipano a gare sportive molto impegnative: ma questo non vuol dire che si possano tagliare gli arti dei bambini piccoli. È un dato di natura che i bambini nascano da un padre e una madre e abbiano molte più probabilità di crescere sani con i loro genitori biologici uniti in matrimonio (un patto stabile di fedeltà e amore reciproco). Questo è anche dimostrato in modo inoppugnabile in studi statistici di grosso peso: quelli del professor Pliego Carrasco e tanti altri che gli sono succeduti. Un padre e una madre uniti in matrimonio sono garanzia di maggior salute, maggior cultura e istruzione, minor violenza domestica, minori problemi socioeconomici, a qualsiasi latitudine, in qualsiasi cultura.
Per approfondire quello che sto dicendo, leggete il saggio “Per amore dei nostri figli” (Sugarco 2024) scritto da Francesca Romana Poleggi, una delle persone che era con me quando ho fondato Pro Vita.
La famiglia naturale con i suoi valori è l’unica che assicura il futuro dell’umanità. Come tutelarla?
Per quello che ho appena detto, la famiglia naturale non va tutelata… va privilegiata! Innanzi tutto garantendole l’autonomia e i “diritti inviolabili” che l’art. 2 cost. riconosce a tutte le formazioni sociali. Lo Stato deve fare un passo indietro: non può espropriare la famiglia del suo diritto di educare i figli. Le leggi dovrebbero dare ai genitori la possibilità di “lavorare per vivere”. Oggi siamo sempre più costretti a “vivere per lavorare” e così si priva la famiglia (e i figli) di un’adeguata presenza dei genitori. In particolare della madre: andrebbe realizzato finalmente quello che dispone l’art. 37 della Costituzione.
Stiamo assistendo ad un progressivo disfacimento dell’ordine naturale ovvero ad un disordine mondiale a tutti i livelli?
È in atto una rivoluzione antropologica. Specialmente dall’Illuminismo e soprattutto dal Sessantotto, un’ideologia di morte promuove una sistematica distruzione dell’essere umano. È il nichilismo che presenta diverse facce: il relativismo, il neo-malthusianesimo, l’ecologismo e l’animalismo, il “turbocapitalismo” consumistico, l’ideologia gender e il femminismo radicale, il transumanesimo…
Cosa rispondere alle coppie gay che si sentono discriminate perché non possono adottare dei bambini come fanno le coppie eterossessuali?
Le discriminazioni ingiuste avvengono quando la legge tratta i casi uguali in modo diverso e i casi diversi in modo uguale. Le coppie omoerotiche sono diverse dalle coppie formate da un uomo e una donna. Certo anche loro si amano, ma non sono complementari né nel corpo né nella psiche. E come ho detto già i bambini hanno bisogno di un padre e una madre. Anche da questo punto di vista, gli studi “scientifici” Lgbt che concludono che non c’è differenza tra una coppia di genitori veri e una coppia omoerotica sono stati ampiamente sbugiardati (vedete il suddetto libro).
La Commissione Giustizia della Camera ha detto “sì” alla proposta di perseguire l’utero in affitto come reato universale. Adesso il testo è passato al Senato. Ci sono buone speranze?
La speranza è l’ultima a morire! Sarebbe davvero importante il completamento dell’iter legislativo in tempi brevi. Il valore pedagogico della legge è potente.
Il dramma dell’aborto da una parte e la fecondazione assistita dall’altra. Quale ruolo gioca la contraccezione?
La contraccezione è figlia della mentalità disumana di cui parlavo prima. L’atto sessuale è naturalmente volto alla generazione di una nuova vita. Dovrebbe essere un atto responsabile di due persone responsabili che sanno quel che fanno. Certamente la conoscenza del corpo umano e del sistema riproduttivo femminile consente ai coniugi di gestire (responsabilmente) la questione.
Se invece noi consideriamo il sesso come il primo e fondamentale divertimento che ci spetta di diritto, a costo di usare e abusare del corpo proprio o altrui, allora è chiaro che il figlio diventa un problema, un intralcio.
Le donne veramente “femministe” sanno bene che la contraccezione e l’aborto sono gli strumenti sessisti e maschilisti offerti all’egoismo degli uomini per poter fare il comodo loro col corpo delle donne senza dover sopportare le conseguenze.
Detto questo, i dati di realtà dimostrano che la contraccezione fa male alle donne, può essere essa stessa abortiva, non riduce il numero di aborti, soprattutto tra le giovani. Anzi: è dimostrato che dove la contraccezione è più diffusa aumentano le gravidanze non pianificate e le malattie sessualmente trasmissibili.
La contraccezione, inoltre, è essa stessa causa di infertilità e quindi favorisce la barbara pratica della fecondazione artificiale.
Attività gender nelle scuole: i genitori si pongono il problema?
La scuola pubblica è sempre servita allo Stato per fare propaganda. Prima l’anticlericalismo massonico, poi il fascismo, poi l’antifascismo, oggi l’ipersessualizzazione dei ragazzi attraverso un’insana (dis)educazione sessuale e attraverso l’ideologia gender. Il danno più grave prodotto da quest’ultima, a mio avviso, è che predicando che ognuno può essere ciò che si sente, i bambini e i ragazzi perdono il contatto con la realtà. Diventano insicuri e fragili, profondamente infelici, facilmente manipolabili.
I genitori sono molto sensibili ai pericoli di indottrinamento che corrono i loro figli nelle scuole. Abbiamo decine di migliaia (forse centinaia di migliaia) di famiglie che ci sostengono proprio perché denunciamo le scuole che introducono la carriera alias e li aiutiamo a bloccare i progetti antiumani che vengono implementati da Collegi docenti disinformati, superficiali o ideologizzati.
Quali sono le campagne di sensibilizzazione e le petizioni promosse di recente?
Sul nostro sito www.provitaefamiglia.it/petizione trovate tutte le raccolte firme che stiamo facendo. Tra le ultime, vi segnalo quella che chiede il riconoscimento giuridico dell’umanità del concepito: lui sì che è oggetto di una ingiusta discriminazione. Un essere umano come me e come voi che leggete, a cui non è riconosciuto alcun diritto. Peggio di quello che subivano i neri in Usa fino a metà dell’Ottocento…
Tocchiamo adesso un altro argomento scottante, quello dell’eutanasia: si tratta di uno stravolgimento dell’arte medica? Si può affermare che la legalizzazione dell’eutanasia porta vantaggi economici ai conti pubblici, fa risparmiare e favorisce l’espianto d’organi? Secondo la Lega Antipredazione (www.antipredazione.org) “tutto ciò rientra nei piani di sterminio da parte dell’elite globalista per combattere la sovrappopolazione così come ha fatto con l’inoculazione universale che sta producendo gravi danni, malattie e morti improvvise”. Inoltre nell’espianto d’organi, il problema di fondo è la definizione di morte: “morto cerebralmente” o “clinicamente morto”? ProVita cosa ne pensa?
La mentalità eutanasica incarna bene quello spirito nichilista di cui ho già parlato. I risvolti pratici della questione sono tanti e difficili da riassumere in poche parole. Provo a sottolineare due cose. L’eutanasia/suicidio assistito non è un atto di libertà e di “autodeterminazione”: chi sceglie la morte è disperato, solo, si sente un peso, vede come unica alternativa alla morte il dolore atroce. È “costretto” a voler morire! Una società civile si prodiga nel promuovere le cure palliative che nella loro dimensione olistica consentono al malato e ai suoi familiari di affrontare la sofferenza (e di superarla) e la morte con dignità e serenità. Una società civile sa che esistono, sì, mali “inguaribili”, ma non esistono mali “incurabili”. Una società civile si prodiga per eliminare la sofferenza, non i sofferenti. L’eutanasia/suicidio assistito è figlia della mentalità edonista e utilitarista per cui gli unici scopi della vita sono produrre e divertirsi. Chi non può più farlo è bene che si tolga di mezzo: è un peso per i familiari e un costo per la società. Così, però, insieme al malato “muoiono” i suoi parenti, i “medici” (metto le virgolette perché dovrebbero chiamarsi “boia”) e tutti i cultori della morte: muoiono di una morte spirituale ben peggiore della morte fisica. Muore in loro l’umanità, la solidarietà, la relazione, muore in loro tutto ciò che ci rende umani.
La predazione degli organi, rientra nella legge della jungla che si instaura ogni volta che l’uomo perde di vista la legge naturale scritta nel cuore di ognuno. Il forte che abusa del debole. E lo Stato che gestisce l’orrido mercato è lo stato padrone che dispone dei sudditi senza limiti di decenza, così come quando impone trattamenti sanitari obbligatori.
Quanto alla “morte cerebrale”, certamente la definizione è politica e priva di fondamento scientifico. A quanto mi risulta se il cervello è “morto” anche il cuore cessa di battere. Le persone in stato di minima coscienza hanno un’attività cerebrale sorprendente!
La lotta non si ferma: sarà sempre più difficile garantire il diritto alla vita?
Non importa se sia facile o difficile. Quel che importa è essere uomini e donne veri, consapevoli, testimoni della verità, tesi al perseguimento del bene comune, al riconoscimento della somma dignità di ogni essere umano, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. (art.3 Costituzione)
Cinzia Notaro