Omicidi +3,7%. Il dato nascosto che non fa riflettere
Qualche giorno fa sono state pubblicate le statistiche degli omicidi occorsi nel 2023 e l’andamento di questi rispetto al precedente anno. Scrive l’Istat: “Nel 2023 si sono verificati 334 omicidi (+3,7% rispetto al 2022): 117 donne e 217 uomini. L’aumento ha riguardato soltanto le vittime di sesso maschile (+10,7% rispetto al 2022), mentre le donne uccise sono diminuite (-7,1%). Nell’ultimo anno sono aumentati di un punto percentuale i casi in cui è noto l’autore dell’omicidio (dall’88,5% all’89,5%). Nei casi in cui si è scoperto l’autore, l’88,9% delle donne e l’80,6% degli uomini sono vittime di un omicida uomo. Le vittime sono in prevalenza cittadini italiani (74%), per il 26% stranieri. Il 94,3% delle donne italiane è vittima di italiani, il 43,8% delle donne straniere di propri connazionali. Sono 63 le donne uccise da un partner o un ex partner, quasi tutti (61) sono uomini. A livello europeo nel 2022 l’Italia ha il tasso di omicidi più basso”.
Questa la freddezza dei numeri che l’Istat è chiamata istituzionalmente a fornire, a noi sta poi trarre le conclusioni, capire le dinamiche del funesto fenomeno dell’omicidio per predisporre un piano che tenda a invertire la tendenza.
I numeri, tuttavia, nella fase di analisi diventano oggetto di interpretazione e, in taluni casi, anche di strumentalizzazione rispetto a obiettivi politici che passano per la raccolta di consensi presso l’opinione pubblica.
Ma cosa dicono questi numeri? Certamente che il numero di omicidi nel 2023 è aumentato e tale incremento “ha riguardato soltanto le vittime di sesso maschile”. Questo dato certo fa riflettere non tanto sul fatto che le vittime siano soprattutto di sesso maschile, quanto sulla percezione contraria che l’opinione pubblica ha del fenomeno. Se fino a ieri mi aveste posto la domanda: secondo lei ci sono state più vittime tra gli uomini o tra le donne? certamente avrei risposto tra le donne, e questo perché i mezzi di informazione più efficaci, i talk show televisivi e compagnia bella danno continuamente risalto al termine femminicidio, quasi che le donne, rispetto agli uomini, siano di una specie differente. Per quali motivi? Lascio a voi ogni conclusione. Sta di fatto che anche di fronte al fenomeno gravissimo dell’uccisione di una persona, maschio o femmina per me poco importa, si tende a discriminare quasi che una vita valga più di un’altra.
Per noi, che la vita umana è tale e va protetta, tutelata, difesa fin dal suo concepimento, il dato sul quale riflettere è invece quell’aumento di omicidi del 3,7% nel giro di un solo anno. Cosa sta succedendo a questa società? Dove ha sbagliato negli ultimi cinquant’anni, se non più, dal momento in cui oggi, e non ieri, un omicidio non fa più notizia? Che concetto ha l’uomo del III millennio della vita umana rispetto all’uomo di fine ‘800?
Meditate gente, meditate…
Paolo Scagliarini