Il caso Pizzaballa e la logica israeliana
Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, è entrato in Gaza facendo visita alla parrocchia cattolica dedicata alla Sacra Famiglia. Questa è una notizia che non sarebbe tale se non preceduta dalla denuncia di Papa Francesco secondo la quale questa possibilità sarebbe stata negata al presule.
Infatti, Papa Francesco, in occasione del tradizionale discorso di fine anno alla Curia romana ha affermato che «al patriarca non è stato permesso di entrare a Gaza come avevano promesso», riferendosi ovviamente alle autorità israeliane. A questo punto, forse in ossequio dell’adagio excusatio non petita accusatio manifesta, pronta è stata la reazione da parte di Israele che attraverso l’ambasciata presso il Vaticano ha pubblicato su X (ex Twitter): “Contrariamente alle false accuse pubblicate oggi sui media, la richiesta fatta dal Patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, di entrare a Gaza è stata accolta, come è avvenuto in passato e secondo la sua preferenza”.
E’ quindi seguita grande pubblicità dell’evento, da parte israeliana, con diffusione di immagini raffiguranti il cardinale con delegazione al seguito che attraversa il posto di blocco per entrare nella martoriata terra di Gaza.
Ma Papa Francesco si lascia andare ancora a dichiarazioni poco gradite alla stella di david: “Questa non è guerra. Questa è crudeltà… Voglio dirlo, perché mi tocca il cuore”. Questa esternazione del Pontefice, che ha fatto seguito agli inarrestabili, ulteriori ed ultimissimi bombardamenti israeliani su civili e quindi su bambini, è stata riscontrata dalle autorità israeliane da nuove vivaci proteste. In particolare il Ministero degli Esteri israeliano così ha replicato: “La crudeltà è che i terroristi si nascondano dietro i bambini mentre cercano di uccidere i bambini israeliani; la crudeltà è tenere in ostaggio 100 persone per 442 giorni, tra cui un neonato e dei bambini, e abusare di loro”.
C’è poco da fare, sembra di assistere ad un dialogo tra sordi e da parte israeliana non c’è alcuno sforzo per comprendere il sentimento di compassione che pervade questa parte di Occidente, ancora sensibile di fronte all’uccisione di vittime innocenti anche se utilizzate, come si sostiene, come scudi umani. Grazie a Dio, questa parte di mondo resiste ancora per non cedere alla logica perversa di chi giustifica, in qualsiasi modo, l’uccisione di innocenti, di tanti innocenti.
Sappiamo che Israele non è abituato a subire critiche ma, davvero, noi, che abbiamo abbandonato la legge del taglione tanto tempo fa, proprio non riusciamo ad applaudire a questo suo modo di fare come del resto avversiamo la condotta violenta di chi semina morte in medio-oriente come, ultimamente, in Europa.
Paolo Scagliarini