3 marzo: Auguri, Bulgaria!

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Una parte d’Europa, la Bulgaria, il 3 marzo ha celebrato il 147° anniversario della liberazione dal giogo ottomano dopo la guerra russo-turca del 1877-1878.

Il 3 marzo del 1878 a Santo Stefano, una località a 10 chilometri dal centro di Costantinopoli, i rappresentanti della Russia e dell’Impero Ottomano firmarono un trattato di pace che pose fine alla guerra d’indipendenza russo-turca. Il Trattato, chiamato appunto di Santo Stefano, grazie al quale la Bulgaria tornò a comparire sulla mappa dell’Europa sia pure come un principato autonomo e con una superficie di 170.000 kmq, era stato sottoscritto dalla Russia e dall’Impero ottomano ma doveva essere sottoposto all’approvazione delle altre grandi potenze europee ed infatti, proprio per tale condizione, e per la contrarietà guarda caso dell’Inghilterra e dell’Austria-Ungheria, venne rivisto, ridimensionato e sostituito dal Trattato di Berlino nel luglio 1878. L’Inghilterra, infatti, anche in altre occasioni era fermamente contraria allo smembramento dell’Impero ottomano.

Due anni dopo la Liberazione, nel 1880, il 3 marzo a Sofia fu celebrato il Giorno dell’ascesa al Trono dell’Imperatore Alessandro II, mentre dal 1888 la festività cominciò a essere celebrata come Giorno della Liberazione della Bulgaria dal dominio ottomano. Dopo il 9 settembre 1944 la festività cessò di essere celebrata ufficialmente e fu dichiarata sciovinista. In in occasione del centenario della ricorrenza, nel 1978, il Politburo del Comitato Centrale del Partito Comunista Bulgaro determinò la ripresa delle celebrazioni ma senza ufficialità.

Dal 1991 la Bulgaria ha ripristinato il Giorno della sua Liberazione dal dominio ottomano dichiarandola festa nazionale.

Il Capo dello Stato, Rumen Radev, così è intervenuto per ricordare l’evento: “147 anni fa, in questa data, la Bulgaria è risorta sulla mappa dell’Europa. L’esercito dello zar-liberatore Alessandro II ha annientato l’Impero ottomano e ha portato la libertà alla Madrepatria. Oggi rendiamo omaggio alle migliaia di valorosi guerrieri: volontari bulgari, russi e combattenti di tutti i popoli dell’allora Impero russo, le cui ossa riposano a Shipka, vicino a Pleven, Sheinovo, Stara Zagora e lungo la strada invernale per Sofia. Ma la libertà bulgara non è gratuita. Oggi onoriamo i nomi dei nostri Revivalisti e Cetnici, di Paisii, Rakovski, Botev e Levski, dei rivoluzionari dell’aprile 1876. A tutti coloro che, con il loro lavoro e sacrificio, hanno reso questo giorno più vicino. Ricordiamo con gratitudine gli intellettuali del mondo: Gladstone, McGahan, Dostoevskij, Victor Hugo, senza il cui infuocato discorso in difesa della causa bulgara, l’appello dei nostri antenati non sarebbe stato ascoltato e gli incendi di aprile si sarebbero spenti senza che il mondo fosse scosso dal destino del nostro popolo. Il 3 marzo non è solo una data. Non è solo la firma di un trattato a porre le basi del Terzo Stato bulgaro. E’ l’incarnazione dell’ideale caro a generazioni di bulgari: una Bulgaria libera, unita e indipendente.
Ancora oggi in Ucraina continua a imperversare lo spargimento di sangue fratricida tra i pronipoti dei nostri liberatori. E questo è anche il nostro dolore, quello bulgaro. Questa guerra ha messo in luce le fragili fondamenta dell’ordine mondiale, il falso pathos e che la pace e la vita umana sono i valori più alti. Che possiamo contare su qualcun altro per difendere la nostra libertà, per garantire la nostra sicurezza e il nostro futuro. In questo contesto e in questo preciso momento, nel nostro Paese ci sono politici che stanno scatenando una guerra contro i monumenti, riscrivendo il passato, issando bandiere straniere, disarmando l’esercito bulgaro e addirittura chiedendo l’annullamento del 3 marzo. Non dimentichiamo che l’enorme tragedia che si sta consumando oggi in Ucraina è iniziata con la riapertura di ferite storiche, la profanazione di monumenti e la fiducia nelle buone intenzioni di fattori esterni. Una convinzione che gli eventi hanno radicalmente smentito. Ci attendono prove e dobbiamo superarle come popolo consapevole. La storia non è motivo di divisione, ma un destino comune, un’esperienza vissuta da cui dobbiamo uscire più saggi, più tolleranti, più uniti e più forti. Le generazioni di oggi sono chiamate a proteggere la Bulgaria che i rivoluzionari, i rivoluzionari di aprile e i volontari ci hanno lasciato in eredità. Per giustificare il loro sacrificio in nome della nostra libertà e sovranità. Ecco perché oggi rendiamo omaggio agli eroi nazionali, ai soldati dell’esercito dello Zar Liberatore e a tutti coloro che per un secolo e mezzo hanno preservato una Bulgaria libera e indipendente. Grazie a tutti voi che, con la vostra presenza oggi a Shipka e nelle piazze, state difendendo la verità storica. Lunga vita alla Bulgaria!”

Quest’anno alle celebrazioni della firma del Trattato di Santo Stefano ha partecipato anche l’Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Federazione Russa presso la Repubblica di Bulgaria E.V. Mitrofanova, il personale dell’ambasciata e i rappresentanti della diaspora russofona in Bulgaria proprio a significare che la storia dell’Europa è stata scritta da tutte le sue componenti.

Redazione