Terre rare ed interessi militari

Conosciute anche con l’acronimo “Rare Earth Elements” (REE), le terre rare (scoperte in Svezia alla fine del 1700) rappresentano i 17 elementi della tavola periodica (vedi elenco sotto) dalle proprietà conduttive e magnetiche, fondamentali per le energie rinnovabili e per l’industria elettronica, tecnologica, aereonautica, nonché militare.
Come mai gli Stati Uniti oggi sono più che mai interessati alle terre rare ucraine dal momento che dal suolo ucraino possono solo essere estratti alcuni minerali per auto elettriche e batterie?
Lo abbiamo chiesto al Roberto Pecchioli scrittore e saggista, collaboratore di riviste e blog, ex funzionario dell’Agenzia delle Dogane impegnato in attività antifrode e difesa del cosiddetto made in Italy.
Innanzitutto non è detto che in Ucraina vi siano solo giacimenti da cui estrarre i minerali utili per l’economia elettrica. Cercheranno e forse troveranno altri giacimenti e certo non avranno scrupoli ambientali o di salute pubblica. Intanto tutto quello che controllerà l’America sarà sottratto all’Europa e alla Russia, rafforzando l’egemonia Usa. Il concetto stesso di Terre Rare è equivoco: in realtà i diciassette elementi della Tavola di Mendeleev di cui parliamo non sono particolarmente rari in natura. Il fatto è che sono contenuti in altri minerali. L’estrazione, di per sé complessa, deve quindi essere seguita da lavorazioni assai complesse, dispendiose, generalmente invasive per l’ambiente. Pensiamo al coltan estratto in Africa pressoché a mani nude con immensi danni per la salute di chi ci lavora, spesso bambini che non diventeranno adulti. L’Ucraina è sostanzialmente stata svenduta ai grandi fondi americani, in particolare a Black Rock, i cui interessi riguardano molti altri campi. Ad esempio, l’agricoltura industriale e l’Ucraina è, o meglio era, un granaio. Altre importanti risorse minerarie sono nelle regioni assorbite dalla Russia: un’altra ragione per la guerra.
Il vero motivo potrebbe essere quello del golpe digitale promesso da Musk a Trump?
Ovviamente il mercato delle auto elettriche è centrale nel sistema-Musk, proprietario di Tesla. Ma le terre rare sono decisive in ogni ambito dell’economia della quarta rivoluzione industriale. Chi ha una politica di potenza punta a controllare le risorse ovunque si trovino. Nel caso delle terre rare, il semi monopolio cinese è un ostacolo enorme al pieno dispiegamento della rivoluzione digitale, che è anche, non dimentichiamolo, transumana, ossia disumana. Poco importa se arriva dalla Cina o dagli Usa.
Esattamente cosa si nasconde dietro il “Doge” ( il dipartimento che formalmente mira ad eliminare la burocrazia) ?
Donald Trump, durante la sua prima settimana da Presidente, ha firmato un ordine esecutivo per creare il D.O.G.E. (Dipartimento per l’Efficienza del Governo), il cui obiettivo è quello di digitalizzare la burocrazia e ridurre la spesa pubblica, snellendo l’apparato statale. Elon Musk ne è alla guida. Doge non è una nuova agenzia federale, ma un’ organizzazione temporanea e consultiva il cui operato dovrebbe terminare a luglio 2026. Se l’obiettivo principale è la digitalizzazione dei servizi pubblici, e in generale della burocrazia, lavorerà a stretto contatto con un altro organo l’USDS (United States Digital Services) che si occupa di ricercare soluzioni negli stessi campi. Elon Musk è stato assunto dallo Stato americano come “dipendente pubblico speciale”, quindi sarebbe tenuto a rispettare le nome federali e a fornire documentazione e rendicontazione finanziaria. E’ tutto ancora oscuro, ma si può immaginare che il Doge lavorerà per smantellare parti dello Stato profondo americano che Trump considera ostili. Il primo a parlarne come dell’apparato militare industriale riservato e autoreferenziale come un pericolo fu Dwight Eisenhower, il generale vittorioso che fu presidente repubblicano dal 1952 al 2000. Vi saranno molti conflitti di competenza e dispute legali che daranno molto lavoro alla Corte Suprema.
Intellingenza Artificiale, transumanesimo, robotica sono irrefrenabili ?
Si tratta di fenomeni enormi, distinti ma interdipendenti. La robotica avanza verso la sostituzione dell’uomo in moltissime attività e lavori. Ad esempio, l’intervento chirurgico che ha inserito un microchip di Neuralink (sempre Musk, in concorrenza con Starlink di Bill Gates) nel cervello di un paziente, è stato eseguito da un’equipe di robot chirurghi, senza intervento umano, se non a livello di controllo. L’Intelligenza Artificiale è il tentativo di riprodurre nella macchina i meccanismi cerebrali umani. Entrambe le tecnologie sono transumane nel senso che tendono a disegnare un’umanità ibridata con l’ apparato artificiale, addirittura dipendente dai suoi comandi e dalle sue indicazioni. Il rischio – e l’obiettivo dei suoi promotori- è che l’uomo si trasformi in una specie diversa. O addirittura in due: noi e i tecnocrati padroni. Tutto ciò che è “trans”, lo dice la parola, non è che un passaggio, in questo caso verso la post umanità. Il pericolo è immenso. La macchina artificiale non è neutra. Dipende, sinora, dalle informazioni inserite da chi la controlla e possiede (l’oligarchia fintech), ma domani potrebbe interagire con altre macchine e prendere decisioni autonome. “Questa possibilità è inquietante davvero” – hanno dichiarato gli stessi scienziati che lavorano a queste innovazioni, a partire dallo stesso Sam Altman, inventore della chatbox GPT e pasdrone di Open A.I.
Intanto sta facendo irruzione, con capacità sorprendenti, l’Intelligenza Artificiale cinese. L’umanità rischia per la prima volta nella sua storia non la distruzione, ma l’irrilevanza o peggio la subordinazione alle macchine da egli stesso inventate.
Si può ipotizzare che dietro la richiesta di Trump ci siano interessi militari , così come è avvenuto per i “vaccini” considerati armi biologiche coperte da segreto militare?
Indubbiamente. Nessuna innovazione, nessuna invenzione o scoperta è mai stata estranea all’uso militare. La stessa Internet nasce dall’impegno dei tecnologi militari americani volto a mettere in contatto diretto e immediato tutti i computer dell’esercito. L’economia digitale, la quarta rivoluzione industriale assicurano un predominio di lungo periodo e in ogni ambito a chi la possiede e controlla. La fame di terre rare si spiega anche così. Credo che se venissimo a conoscenza di certi segreti, cambierebbe profondamente la percezione che abbiamo del potere. Che si tratti di armi, vaccini, tecnologie, l’uomo comune è sempre la vittima della volontà di potenza di pochi.
E’ il sogno americano assicurarsi autonomia strategica e sovranità tecnologica, rendendosi più indipendenti dalla Cina che fornisce più del 70% del fabbisogno globale?
E’ il sogno di chiunque ambisca alla sovranità e poi alla supremazia. In sé non è certo un male. Il fatto è che gran parte delle guerre e delle teorie geopolitiche si sono basate su interessi economici e di potenza. Altre motivazioni religiose, nazionalistiche, ideologiche sono in genere la copertura ad uso dei popoli, gli inganni sanguinosi dei veri obiettivi dei belligeranti, il controllo del territorio e delle risorse altrui, delle rotte marittime e terrestri per motivi di potenza.
E’ la Cina a decidere le oscillazioni del prezzo delle terre rare, in quanto non esiste ufficialmente un mercato?
La Cina agisce finora in regime di quasi monopolio. Investe moltissimo e regioni intere dell’immenso paese sono mobilitate nella ricerca, nell’estrazione e nelle complesse operazioni tecnologiche di separazione e lavorazione delle terre rare. Come dicevo, con pesanti ricadute ambientali e umane. E’ ovvio che il monopolista determini il prezzo, la quantità e la destinazione di ciò che vende. Questo spiega la corsa alla terre rare in tutte le parti del mondo.
Se l’Ucraina non cede, fallisce il negoziato di pace?
Zelensky non ha molte possibilità. Sta perdendo sul campo, affronta contestazioni politiche (le dichiarazioni dell’ex presidente Poroshenko lo dimostrano) cambia continuamente i responsabili militari. Brutto segnale. E non sappiamo – la censura “democratica” impera – che cosa pensi davvero il martoriato popolo ucraino. Chi può scappa per non fare ritorno. Senza l’ombrello americano, resta l’ostinazione europea ad armare Kiev. Spero di non essere troppo ottimista, ma penso che in qualche mese, il conflitto terminerà. Come, è ancora da capire. Che cosa farà l’Europa terminale è un altro interrogativo, ma l’UE è una creatura degli Usa fin dall’inizio. Chissà che i cagnolini non tornino dal padrone, l’unico, tra l’altro, che ha la tecnologia per il riarmo europeo.
Geopoliticamente le terre rare sono oggetto di contesa tra le potenze industriali. Vanno oltre la guerra e le alleanze militari ?
Ognuno fa i propri interessi nazionali. Chi li ignora o agisce al contrario, come l’UE, finisce all’angolo. Gli Usa lavoreranno ovunque nel mondo, con le buone e soprattutto con le cattive, per liberarsi dal monopolio cinese. Poiché estrazione e lavorazione richiedono enormi risorse e pesanti interventi sui territori interessati, meglio per gli Usa se potranno rifornirsi – almeno all’inizio- lontano dal proprio territorio. Ma sono impegnati, ovviamente, anche sul fronte interno. Se questo porterà a guerre o scompaginerà le alleanze attuali è difficile prevederlo, ma è probabile. Di sicuro, non esiste alcuna “comunità internazionale”, nel senso che ognuno gioca per sé. L’ Europa dovrebbe tornare al realismo politico e geopolitico a cui la richiamava Carl Schmitt.
Anche in Italia ci sono miniere da cui si estraggono materie prime strategiche?
Se ne parla ed è sicuramente così. L’immobilismo italico impedisce di sfruttare giacimenti di gas naturale in Basilicata e nel Mare Adriatico. Per le terre rare, sarà ancora più difficile: le perplessità sono giustificate. So con certezza che proprio vicino a casa mia, in Liguria, vi sono giacimenti di un certo rilevo, sugli appennini tra Genova e Savona. Sono aree di grande bellezza e pregio ambientale, le cui popolazioni sono fermamente contrarie allo sconvolgimento del loro territorio. Certo, poco conterà la loro opinione, se verranno prese decisioni politiche. Nulla di nuovo sotto il sole, come diceva Qoélet.
L’Europa dovrebbe investire in nuove tecnologie per riciclare i materiali rari?
E’ ovvio che occorre fare ricerca e, quanto meno, verificare se esistano modalità meno invasive per l’estrazione delle terre rare. Ma perché parla di Europa? Chi agirà, se agirà, saranno gli Stati nazionali e le grandi multinazionali. Anche in questo campo siamo indietro, il fanalino di coda di un mondo di cui l’Europa è diventata una periferia di importanza decrescente.
Cinzia Notaro
- Ittrio
- Lantanio
- Cerio
- Praseodimio
- Neodimio
- Promezio
- Samario
- Europio
- Gadolinio
- Terbio
- Disprosio
- Olmio
- Erbio
- Tulio
- Itterbio
- Lutezio
- Scandio.