Un salto nella Calabria bizantina
Denominata “Bruttium” dal IV secolo a.C. , i bizantini la ribattezzarono col nome di “Calabria” . La regione piu’ di mille anni prima faceva gia’ parte della Magna Grecia, sotto il dominio bizantino subì una seconda grecizzazione . Infatti dal 554 d.C. e per oltre 500 anni ha rappresentato un pezzo d’Oriente nel sud d’Italia .
In questo breve viaggio vedremo come la Storia, l’arte, la religiosità sono impregnate dalla cultura greca.
Prima meta . A Rossano “La perla bizantina del Sud”, dove si trovano preziosi gioielli di architettura tipicamente bizantina: l’ Abbazia di Santa Maria del Patire, fondata intorno al 1095 dal monaco Bartolomeo di Simeri; la Chiesa di San Marco fondata nel X secolo ubicata sullo sperone di una roccia, in una zona che anticamente veniva chiamata “Graecìa”. All’interno possiamo ammirare quel che rimane dell’affresco raffigurante una Madonna col Bambino risalente al XIII secolo.
Seconda sosta. Santa Severina, borgo medievale del crotonese, situato su uno sperone di tufo che domina la vallata del fiume Neto. A riprova della dominazione dei bizantini, nel quartiere della Grecìa, si trova il Battistero, il piu’ antico monumento dell’arte bizantina edificato tra l’VIII e il IX secolo a ridosso della Cattedrale, antistante il castello normanno detto di Roberto il Guiscardo. Si evidenziano alcuni resti di affreschi poco visibili e nei capitelli di alcuni colonne si possono leggere le iscrizioni in greco bizantino relative alla sua costruzione. Proseguendo il cammino c’inoltriamo verso la Chiesa di Santa Filomena, detta del Pozzoleo risalente al IX secolo, dotata di una magnifica cupola ornata, realizzata secondo gli usi ortodossi dell’epoca.
Ci fermiamo adesso nel borgo di Bivongi, sulla sponda destra del fiume Stilaro ai piedi del Monte Consolino dove giunsero i monaci basiliani, tra cui Giovanni Théristis, acclamato santo. Qui fu costruito il Monastero che porta il suo nome. Lo stile bizantino si nota all’esterno della basilica, sui muri perimetrali costruiti con strati di pietra concia e con cotto alternati, e sulle lesene all’esterno dell’abside.
E adesso procediamo col presentare alcune delle numerose grotte cominciando da quella di San Leo o Santu Liu (un santo calabro-greco vissuto nel X secolo), che si trova a Carìa di Drapia (Vibo Valentia) una delle poche grotte eremitiche basiliane sul territorio del monte Poro, di difficile accesso; il monastero dei Santi Sergio e Bacco, in cui trovarono rifugio e protezione i primi scampati alle incursioni saracene; i resti dell’antico monastero di Sant’Isidoro edificato nell’VIII secolo dai monaci basiliani; la grotta dei Tavolari scavata e utilizzata dai monaci anacoreti basiliani nel X-XI secolo, vicino ad una località chiamata San Giovanni, dove sino al 1700 vi era un monastero bizantino; il santuario della Madonna delle Fonti, addossata ad una grotta, usata in passato come laura eremitica basiliana. Il nome del santuario deriva dall’apparizione della Madonna ad una donna del luogo, proprio in quella cavità antistante una fontana.
Arrivati a Vena Superiore di Vibo Valentia entriamo nella grotta di san Leoluca (patrono della città) risalente al X secolo, adiacente ad un monastero basiliano. Qui secondo la tradizione, il santo avrebbe vissuto gli ultimi anni della sua vita terrena ( 995 la data della sua morte).
Durante il percorso sostiamo a Staletti (CZ) , sulla costa ionica , per arrivare alla grotta di San Gregorio, sul litorale di Caminia nel golfo di Squillace, dove miracolosamente la marea porto’ in salvo le reliquie del Santo taumaturgo provenienti dal Medio Oriente durante l’iconoclastia dell’VIII secolo. Mentre sulla costa tirrenica, Praia a Mare (CS) possiamo apprezzare il santuario della Madonna della Grotta all’interno di tre cavità rocciose che si affacciano sul golfo di Policastro. La copia della statua della Madonna della Grotta (l’originale, forse bizantina, è stata purtroppo trafugata sul finire degli anni Settanta),
Proseguendo l’itinerario contempliamo quel che rimane, dopo la frana del 2004 del SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA GROTTA , che si trova a Bombile di Ardore (RC) . Frammenti di affreschi bizantini datati tra l’XI ed il XII secolo e la stessa conformazione della struttura monastica, farebbero pensare ad una laura basiliana.
A Brancaleone (RC ) invece ci fermiamo nella GROTTA DELLA MADONNA DEL RIPOSO ( VIII-IX secolo), una delle laure o asceteri rupestri anticamente abitate da monaci anacoreti basiliani.
Continuando il nostro viaggio ammiriamo la GROTTA DEI SARACENI (VIII secolo) a Martone (RC), nella parete calcarea di un colle in contrada Gujune, subito dopo la famosa Pietra di Sant’Anania, adibita a laura cenobitica da un gruppo di monaci anacoreti italo-greci.
E poi ancora l’eremo di Santa Maria della Stella (VIII-IX secolo) citato per la prima volta in un manoscritto greco con le opere di santo Efrem diacono, a conferma della matrice bizantina dell’eremo.
Da non perdere la GROTTA DI SAN JEIUNIO ( X secolo) a Gerace (RC) nel Parco Nazionale dell’Aspromonte. Il santo, cosiddetto “l’Angelo dei basiliani” perchè riusciva sempre a trovare qualcosa per sfamare i propri compagni dediti ad una vita di penitenza, preghiera e contemplazione. Compatrono di Gerace è venerato all’interno della grotta annualmente dalla liturgia greco-ortodossa e dalla processione dell’icona fino al paese.
E cosa dire dell’Eremo di San Nicodemo (X secolo)? Una piccola grotta che si apre nel monte Kellerana a Mammola (RC). Nicodemo, di origine calabrese, sin dalla giovinezza si diede alla vita ascetica nel celebre monastero greco-bizantino di San Fantino di Taureana. Con la sua vita austera suscitò numerose vocazioni dando vita ad una piccola comunita’ monastica cenobita.
Continuando con le grotte eccone un’altra, quella di SANT’ARSENIO (V secolo) ad Armo di Reggio Calabria (RC), alle pendici del monte San Demetrio, luogo scelto dai monaci anacoreti Arsenio ed Elia. Attorno ai due si raccoglierà ben presto il primo nucleo del futuro monastero basiliano di Sant’Eustrazio.
Ultima suggestiva meta, la grotta DI SAN SILVESTRO (XII secolo), trasformata in abside dai monaci basiliani che intorno al XII secolo popolarono i boschi dell’acrocoro. Molti secoli prima fu utilizzata come rifugio-romitorio da Papa Silvestro al tempo delle persecuzioni dei cristiani ordinate dall’imperatore Costantino.
Il nostro viaggio finisce qui.
Nel 1059 i Normanni conquistando Reggio cacciarono via definitivamente i bizantini dalla Calabria, come anche dal resto d’ Italia. Tuttavia, sono tuttora presenti con la loro cultura, la loro arte, la loro lingua (il grecanico riesce a resitere da secoli a sud dell’Aspromonte) le loro consuetudini, nonché nello stile delle opere architettoniche civili, militari e religiose in diverse parti del territorio calabro.
Di certo hanno lasciato un segno indelebile.
Cinzia Notaro