Anche i cattolici latini facevano il segno della croce secondo la tradizione orientale

Papa Innocenzo III (Pont. 1198-1216) nel suo De sacro altaris mysterio (lib. II, c. 45) scrive: “Il segno della croce deve essere fatto con tre dita, poiché si fa con l’invocazione della Santissima Trinità. Il modo deve essere dall’alto al basso e da destra a sinistra, perché Cristo è sceso dal Cielo sulla terra ed è passato dai giudei (destra) ai gentili (sinistra) come testimonia anche un bassorilievo del XII° secolo  della Cattedrale di Modena (dei fedeli che si segnano con tre dita mentre il sacerdote in piviale li asperge con acqua recitando una preghiera) aggiungendo – vi sono alcuni, in questo momento, che fanno il segno della croce da sinistra verso destra, a significare che dalla miseria (sinistra) possiamo giungere alla gloria (destra), così come è successo con Cristo nel salire al Cielo. Alcuni sacerdoti fanno in questo modo e le persone cercano di imitarli”.
Di un segno di croce con cinque dita a mano aperta Papa Innocenzo III non fa menzione, ma quasi sicuramente  era già stato introdotto in ambito gallicano.

Tale consuetudine  venne adottata  dal XIII secolo dai fedeli  per riprodurre il modo in cui il sacerdote dà la benedizione, come se ci si trovasse davanti a uno specchio.
Tuttavia ne abbiamo notizia per la prima volta in un documento ufficiale del Missale Romanum di S. Pio V (1570) a riprova del fatto che in quei trecento anni l’usanza, anziché essere osteggiata, divenne pratica comune. Il richiamo delle cinque piaghe ci fu molto più tardi.

Appare chiaro dunque, che  sin dal XVI secolo più o meno, farsi il segno di croce nel modo oggi ortodosso è una pratica più antica, legittimata da Sommi Pontefici e di origine certamente apostolica. 

Quindi anche i cattolici latini possono, anzi dovrebbero riprendere a segnarsi nel modo tradizionale senza essere accusati di “cripto-ortodossia”, anche perché i cattolici orientali pienamente in comunione con Roma lo fanno, dimostrando che storicamente anche in ambiente romano il segno di croce si faceva con tre dita unite e toccando prima la spalla destra. 

Parafrasando san Girolamo “molti cadono in errore perché non conoscono la storia” (In Matthaeum I, 2,22). Ma cosa rappresenta il segno della croce? Ce lo spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica n. 7235: “Il segno della croce esprime il sigillo di Cristo su colui che gli appartiene e significa la grazia della redenzione che Cristo ci ha acquistata per mezzo della sua croce”.

“Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”, le parole  pronunciate nel Battesimo, con cui la  vita del battezzando è posta sotto il segno della croce di Gesù.

E’ un segno che deve accompagnare ogni azione della nostra vita: prima della preghiera, del lavoro, del cibo, del riposo e al primo risveglio del mattino e nei pericoli dell’anima e del corpo.

Il segno della croce è la sintesi di tutta la fede. Il Padre ha dato origine all’universo, il  Figlio si consegnò alla morte per noi e risorgendo distrusse la morte, e lo Spirito Santo fu mandato da Cristo risorto per noi.
Col segno della croce esprimiamo l’Unità e Trinità di Dio, e con la figura della Croce la Passione e la Morte del Nostro Signor Gesù Cristo.

E’ un  atto esterno di fede, che deve essere fatto spesso con fede e devozione contro il rispetto umano e le tentazioni, e che ci ottiene grazie da Dio.

E’ un segno di abbandono e di unione profonda con Lui e d’impegno a lasciarsi guidare da Lui, implorando fedeltà al suo volere, ai suoi esempi e alle sue ispirazioni.

E’ un segno sacro, che ad imitazione dei Sacramenti ci fa ottenere effetti spirituali per supplica della Chiesa. Ci difende dal male, ci protegge dagli assalti del demonio, “una invincibile armatura dei cristiani” (San Gaudenzio set. IV). I Padri della Chiesa lo consigliavano ai fedeli turbati o tentati.

Sarà sempre rifugio e protezione e non si deve provare vergogna nel farlo dinanzi agli altri!

E’ bene farlo lento, ampio, immergendoci nel Mistero che ci ha redenti, affidandoGli tutto noi stessi , perché la pienezza della vita divina penetri nell’anima e consacri ogni cosa.

La Croce di Cristo ci sostiene, è la nostra forza, la nostra speranza, in essa dobbiamo confidare, cosa potremo temere?

A San Benedetto da Norcia fu offerto da alcuni monaci che non lo volevano come loro superiore, pane e vino avvelenati. Quando il santo fece il segno della croce sugli alimenti, il bicchiere di vino si ruppe ed un corvo volò fino al pane, lo prese e lo portò via.

Il segno della croce, il segno più santo che ci sia!

Lasciamo la parola ai Padri della Chiesa che nelle loro opere hanno evidenziato il vero senso del gesto, che deve nascere da un profonda fede e da un cuore contrito.

«Sia quando arriviamo che quando partiamo, sia quando ci calziamo i sandali che quando siamo in bagno o in tavola, sia quando accendiamo le nostre candele che quando ci riposiamo o ci sediamo, qualunque lavoro intraprendiamo, ci segniamo con il segno della Croce». Tertulliano (160- 225), De cor. Mil., III.
«Questa (la lettera Tau) ha somiglianza con il segno della croce; e questa profezia (Ezech. IX, 4) riguarda il segno fatto dai Cristiani sulla fronte. Il gesto è fatto da tutti i credenti all’inizio d’un lavoro e specialmente all’inizio delle preghiere e delle sante letture». T. III. Select. in Ezech. c. IX.
«Non vergogniamoci, dunque, della croce di Cristo ma, per un’altro mistero, se ci segniamo la fronte apertamente, i demoni verranno scacciati tremando davanti a questo segno regale. Facciamo, dunque, questo segno quando mangiamo e beviamo, quando ci sediamo e riposiamo, quando ci muoviamo, parliamo e camminiamo; in una parola, facciamolo in ogni occasione [per render presente] Egli che fu in terra crocefisso e ora è nei cieli».San Cirillo di Gerusalemme (315-86), Catech. IV. n. 14.
«Di tutti quelli che sono stati condannati alla croce, nessuno ha avuto la possibilità di render timoroso il demonio ad eccezione di Cristo, crocefisso per noi. Perciò quando i demoni vedono il segno di questa Croce rabbrividiscono». San Cirillo di Gerusalemme, Catech., XII. n. 22.
«Che altro è il segno (o sigillo) di Cristo, se non il segno della Croce di Cristo?» Sant’Agostino (354-430) Tract. in Ioan. CXVIII, n. 5, T. III).
«Dopo il segno della Croce, la grazia opera immediatamente e ricompone armonicamente tutte le membra e il cuore, cosicché l’anima abbonda di contentezza e sembra un giovane che non conosce malignità». San Macario l’Egiziano ( 300- 390 AD) Rom. IX.

Cinzia Notaro