C’era una volta la Juventus
“Prima della partita, sono sempre nervoso. Dopo, quasi sempre soddisfatto”.
“Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”.
Gianni Agnelli e Giampiero Boniperti con queste due citazioni, seppur a distanza di anni, lasciano capire l’importanza della storia e della mentalità vincente della squadra bianconera. Più di un secolo di dominio calcistico in Italia. La prima società al mondo a vincere tutti i trofei internazionali per squadre di club. L’unica immortale e inimitabile Vecchia Signora. La Juventus!
Fondata nel 1898 da giovani studenti torinesi e dal 1923 di proprietà della famiglia Agnelli. Dal primo Presidente Edoardo Agnelli all’ultimo erede e proprietario John Elkann, quasi 102 anni di vittorie grazie a dirigenti, giocatori e allenatori di fama mondiale.
Da Boniperti a Trapattoni, da Moggi ad Andrea Agnelli e poi Renato Cesarini, Borel, Sivori, Bettega, Paolo Rossi, Schillaci, Scirea, Platini, Baggio, Del Piero, Tevez, Conte, Zidane finanche all’ultimo dio del calcio Cristiano Ronaldo. Uomini di spessore e professionisti esemplari, calciatori formidabili.
Ma questo è il passato, vincente, pesante, ingombrante.
Il presente è ben diverso. Recente e cocente è la sconfitta in semifinale di Supercoppa subita in rimonta da un Milan, ben lontano da quello di Sacchi e Van Basten, addirittura costretto a cambiare allenatore in corsa per risultati deludenti. Alla delusione della Supercoppa, per la Juventus si aggiunge un girone di andata con un mesto 6° posto in classifica in serie A. Una macchia enorme per chi tifa Juve, vedersi derisi e lontanissimi dalla vetta e dai rivali di sempre Napoli e Inter.
Risultati impensabili fino a qualche mese fa che lasciano delusi e impotenti milioni di bianconeri nel mondo. Tifosi che si chiedono il perché di tali disastri sportivi. Una analisi plausibile vede considerare la poca “juventinità” del post Andrea Agnelli, il presidente dei nove scudetti consecutivi. Il nuovo management scelto da John Elkann, infatti, è palesemente inesperto di calcio. Ferrero e Scanavino attuali presidente e amministratore delegato provengono da mondi diversi dallo sport, pur con indubbie qualità di amministrazione di aziende. Ma la Juve non può essere solo una azienda, la Juve è soprattutto passione, spirito vincente. Passione che i tifosi non notano nemmeno nel nuovo direttore sportivo Giuntoli, colpevole di una campagna acquisti scellerata e incompleta. Passione che manca all’allenatore Thiago Motta, troppo fragile e con il marchio di ex-Inter addosso, reo di scelte tecnico-tattiche inadeguate che hanno portato ai risultati deludenti di cui sopra.
Dunque, come uscire da questo impasse di scarsi profitti sportivi, manageriali e istituzionali è un problema di non facile soluzione nell’immediato, ma, la storia passata ritorna a dare conforto e come avrebbe detto il grande Avvocato Gianni Agnelli : “è abitudine della Juventus dire e credere che quando le cose vanno bene il merito è dei giocatori, quando vanno meno bene la responsabilità è della società”.
Ergo i tifosi possono almeno augurarsi che l’attuale management societario prenda spunto da queste parole per ritornare ad essere la Vecchia Signora più vincente, temuta e odiata al mondo.
Francesco Di Sario