Chi ha tradito Kamala Harris ?

L’America ha scelto, finalmente e senza polemiche, senza traumi, senza rivolte popolari, paventate a dire il vero solo dai media progressisti.

Gli americani hanno scelto Trump, hanno dato una risposta chiara, oramai questo è certo, tra questi ha prevalso il volere del popolo rurale, del ceto medio, degli immigrati regolari, degli operai che una volta erano dall’altra parte. Un volere forte, incontestabile, in barba ai Vip e agli accomodanti politologi che hanno puntato tutto su Harris.

Ma la domanda che pochi si sono fatti è una sola: chi ha tradito Kamala Harris?

Certamente qualcuno ha tradito anche tra i dem, sono stati tanti gli esempi sbandierati di Repubblicani che hanno votato Harris, Liz Cheney, Arnold Schwarzenegger per esempio. Ma pochi si sono chiesti cosa pensassero in realtà le correnti interne ai democratici della vice presidente più scarsa e anonima degli ultimi 50 anni.

Ci sono tanti probabili traditori ed i motivi sono anche differenti a seconda dei casi.

In primis, siamo sicuri che l’entourage dei Clinton fosse compatto nel votare Harris? Hillary, una vita spesa nel sogno di diventare la prima donna presidente, che si vede sorpassata da Kamala Harris, nella storia della democrazia americana, nella storia del mondo. Un affronto troppo grosso da mandare giù, un mix di gelosia e invidia che potrebbero aver mosso sentimenti contrari alle indicazioni di partito. Battuta indirettamente da una Harris, che senza dubbio ha qualità di molto inferiori ad Hillary.

C’è poi l’altra famiglia che ha fatto la storia degli Stati Uniti negli anni recenti: la famiglia Obama, Michelle Obama in prima persona, spesso tirata in ballo quale possibile presidente nel prossimo futuro. Ebbene si, con questa prospettiva, perché mai votare e sperare in Harris presidente? Non avrebbe avuto senso, per due ragioni, la prima è che non avrebbe più avuto la possibilità di candidarsi per il 2028, si sa, usualmente si ricandida la presidente uscente e il 2032 è lontanissimo ed è logorante dover aspettare così tanto. La seconda è che una presidente di colore ci sarebbe già stata e la “novità” Michelle da spendere in una futura campagna elettorale non sarebbe più stata vincente.

Un altro che, molto probabilmente ha giocato contro, è stato Joe Biden, liquidato in poche settimane, come mai prima d’oggi, quasi tenuto nascosto e mai considerato dalla Harris e dal partito nella campagna elettorale. Per ovvi motivi, agli occhi di tanti, ma sicuramente usando metodi poco eleganti e poco rispettosi per l’entourage di Biden.  L’atteggiamento anti-Biden può aver lasciato strascichi interni, del resto, ripicche e dispetti sono cose comuni in politica.

Gli ultimi traditori, probabilmente i più decisivi possono essere individuati nei governatori rampanti democratici. Quasi tutti cinquantenni di grandi ambizioni e qualcuno di grande prospettiva, cinque dei quali amministratori di swing states, i famosi stati in bilico. Nello specifico Katie Hobbs 54 anni dell’Arizona, Roy Cooper 67 anni della North Carolina, Gretchen Whitmer 53 anni del Michigan, il più attempato Tony Evers 73 anni del Wisconsin e soprattutto quel Josh Shapiro 51 anni della Pennsylvania che non ha ben digerito l’essere stato scalzato da Walz nella nomina di potenziale vicepresidente di Harris. A questi va aggiunto Gavin Newsom 57 anni che governa la California e che ha buone possibilità di giocarsi con Shapiro la nomination del 2028. Nomination che se avesse vinto Harris avrebbe visto la corsa rimandata al 2032. Insomma ottimi motivi personali per non votare Kamala e per accreditarsi un ruolo di primissimo piano nel post Trump, considerando che anche tra i repubblicani non sarà semplice trovare un erede del ciclone Trump.

Francesco Di Sario