Cronache dei “vulnerabili” dalla Grecia

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Fa schifo! Il sole si affrettava a nascondersi dietro il monte Egaleo e la città era dipinta di quel colore che nessun pittore può centrare. Un morbido giallo dorato, che rasserena gli occhi e l’anima.

Temistoclìs Tzeremés, proprietario del bar “L’Incontro degli Amici”, ha sistemato le sedie, probabilmente avrebbe spolverato i tavoli e avrebbe scacciato le mosche, che partivano da qui e andavano ben oltre.

Era ora che i clienti cominciassero ad arrivare. Un altro per il caffè, la maggior parte per l’ouzo, ma tutti per l’analisi dell’attualità.

È quello che si chiama il caffè di Temistoclìs di Tzeremés, da qualche parte nei quartieri periferici di Atene, che serve ancora dolci pesanti o molto pesanti e non con undici bollicine e non il Freddo o l’espresso. Serve ancora ouzo con mezé (spuntini d’accompagnamento, n.d.r.) che ad ogni nuovo ordine il mezé diventa più grande, e alla fine con un massimo di quattro ouzo, sei apposto.

Quindi lì, oltre agli ouzo che rigenerano, ci sono anche le analisi di tutto ciò che è scientifico. Diciamo che è la Skai (una tv nazionale, n.d.r.) del quartiere, senza Portosalte (giornalista televisivo, n.d.r.), mentre i clienti fanno rimbombare le pedine del backgammon: musica divina del vecchio caffè greco.

Poi il signor Ermolaos, professore di filologia in pensione ed ex PASOK (partito socialista greco, n.d.r.), si presenta sulla porta e si siede al solito tavolino dove, per consuetudine, non siede nessun altro. Il signor Ermolaos è un fanatico neodemocratico, ma ha il difetto di pensare e talvolta di cambiare idea. 

Batte le mani: “Dove sei ragazzo!” e il ragazzo corre. “Eccomi, signor Ermolaos.” “Per favore, figliolo, un tè al limone.”

Stamatis si siede di nuovo accanto a lui. È anche lui in pensione, che aveva il minimarket in piazza. I due si conoscono da anni, lui si fa coraggio e chiede al signor Ermolaos:

  • La vedo di cattivo umore, signor Ermolaos.
  • Lasciami, Stamatis, sto per scoppiare.
  • E perché, se consentito?
  • Ovviamente, è consentito. Quindi ascolta. Sono andato con la macchina al supermercato. Sai, quello sul viale. Entrando nel parcheggio esterno vedo 5-6 “vulnerabili” che tengono in mano le spazzole, quelle gomme che si attaccano ai tergicristalli. In quel momento un uomo grasso si avvicina a me abbracciandoli.
  • Cosa intende per “vulnerabili” signor Ermolae, chiese Stamatis, che non si voltò troppo.
  • Ehi Stamatis, tu non conosci i “vulnerabili”. Sono quelli che hanno visto Susan Sarandon e il Papa e si sono commossi come se avessero visto Xanthopoulos con Martha Vourtsis.
  • Oh, intendi gli investitori?
  • Sì, ciao, diciamo la stessa cosa. Allora uno si avvicina e mi dice: “Nonno, lo cambiamo?” e contemporaneamente alza il tergicristallo e si prepara a toglierlo. Non era il “nonno” a darmi fastidio (che mi dava fastidio, cioè…), ma la sua audacia.
  • Ragazzo, ti ho detto di cambiarlo? gli chiedo irritato. E la risposta, molto significativa:
  • Va bene nonno (ancora!). Non sono né un ladro né un assassino – disse con gli occhi che brillavano.

Dopo un quarto di minuto rieccolo di nuovo, con le stesse richieste (nonno, ecc.).

  • Amico, non voglio! capisci? Si allontanò di nuovo, lanciandomi degli sguardi, come all’inizio.

In quel momento interveniva anche Mistos, pittore di vernici ad olio di professione, che in quel momento osservava silenzioso, ma attento. 

  • Senta, signor Ermolao, anche a me è successa una cosa del genere. Ho una macchina che a causa del mio lavoro è sporca di vernici e calci. Mentre andavo al lavoro per portare il pane a casa mi fermo al semaforo rosso. In pochi secondi eccolo il “rimbambito”Vulnerabile” con il secchio accanto e la spatola in mano.
  • Facciamo pulizia, signore?
  • Lasciami in pace, amico. Dato che l’intero veicolo è nel fango, non sarà certo il parabrezza a darmi fastidio.
  • Lo farò brillare, ha insistito l’investitore.
  • No amico, come ti chiami? NO!

Ma sembra che il mio “No” non sia stato abbastanza convincente, come quello di Ioannis Metaxas, perché l’investitore ha iniziato a fissare il vetro. Giù acqua con la spugna, e poi con la spugnetta abrasiva. Per dire: metodo di pulizia, perché i vari materiali da costruzione che decoravano il parabrezza e il resto del veicolo erano pietrificati e non potevano essere rimossi se non con una cazzuola. Comunque, il “vulnerabile” termina e mi dice, tendendo la mano: 

  • Ho finito, signore.
  • Da cosa; Ti ho detto di fare qualcosa?

E allora, i suoi occhi hanno lampeggiato, lancia la spugna sul mio parabrezza rendendolo come una mappa idrografica. Ho tentato di dire qualcosa, ma nel frattempo si è accesa la luce “verde” e le auto da dietro hanno cominciato, secondo la tradizione greca, a suonare demoniacamente il clacson.

  • Il che, signori, filosofeggia il signor Ermolaos, sono passati i tempi in cui vi supplicavano senza troppa convinzione. Adesso esigono, per ora con le parole e presto esigeranno anche con le opere, e non voglio nemmeno immaginare quali saranno le opere. D’altra parte, il nostro governo si sta assicurando di insediare nella nostra Grecia… Hamas

Christos Bolosis