De Gasperi anticomunista?

Ricorrendo il 19 agosto scorso il settantesimo anniversario della morte di Alcide De Gasperi, una parte del mondo accademico e politico ha celebrato lo storico leader Dc più volte Presidente del Consiglio.

Fra i vari interventi, una certa perplessità l’ha suscitata chi ha voluto ricordare il noto leader politico per il suo anticomunismo.

Vorremmo smentire tale filastrocca, peraltro datata, abusata nel tempo dalla Dc quando, specie in campagna elettorale, reclamava voti a destra per poi spenderli – ad urne chiuse – a sinistra. De Gasperi fu talmente un convinto e coerente antifascista da modellare la sua Dc come partito di centro che guarda a sinistra. Dalla metà degli anni Quaranta fino al maggio 1947 la Dc, da alleata, sedette al Governo anche con le forze filosovietiche e totalitarie Pci e Psiup. E qui, per completezza dei fatti, va ricordato il ruolo di Giuseppe Saragat. Antifascista e leader socialista-riformista, constatata la natura totalitaria di Pci e Psiup, nel gennaio 1947 Saragat abbandonò proprio il Psiup per dare vita al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (Psli) in seguito divenuto Partito Socialista Democratico Italiano (Psdi). La mossa di Saragat provocò la crisi del II Governo De Gasperi che, a sua volta, dette vita al suo III Esecutivo formato da Dc, Pci, Socialisti di Nenni. Se quella esperienza ebbe termine il successivo mese di maggio, lo si deve al fatto che, in ossequio alla logica spartitoria di Yalta, gli Usa e non la Dc vollero fuori dal Governo italiano le citate forze filosovietiche. Eppure c’è chi ancora oggi afferma essere stato De Gasperi nemico storico di Togliatti. Se De Gasperi e Togliatti fossero stati nemici non sarebbero stati alleati, non avrebbero fatto parte degli stessi Governi peraltro legittimandosi a vicenda. Dc e Pci di fatto furono speculari, consociativi e non alternativi.

Ci si obietterà: e lo scontro frontale delle politiche del 1948? Certo, ed i Governi di coalizione degli anni precedenti? Ed il centrismo dal quale scaturì il consociativismo? Ed il Compromesso Storico Moro-Berlinguer? Tutti figli dell’alleanza De Gasperi-Togliatti. Una radice ancora attuale visto che, di recente, perfino nella elezione di Ursula von der Leyen a presidente della commissione europea, Partito Democratico e Forza Italia coerentemente e convintamente hanno votato la esponente di quel Partito Popolare Europeo (PPE) che, quale forza di sinistra-centro, si è confermato figlio di De Gasperi e Moro, non di Adenauer, Pella e Franz Josef Strauss.

Dopo aver appoggiato in funzione anticomunista, con il suo giornale “Candido” la Dc, nella campagna elettorale del 1948, resosi conto del falso anticomunismo democristiano, il noto Giovannino Guareschi, unitamente a milioni di italiani, voltò le spalle alla Balena Bianca appoggiando monarchici e missini. Se la stragrande maggioranza degli italiani che votò Dc era anticomunista come peraltro i Comitati Civici di Gedda, altrettanto non lo si può dire del vertice democristiano. Non a caso, quando nelle amministrative del maggio 1952 vi fu un consistente travaso di voti anticomunisti dalla Dc alle Destre monarchica e missina – autentiche vincitrici di quella competizione – pochi giorni dopo, nel mese di giugno, venne approvata la “legge Scelba” contro il Msi; era in carica il VII Governo De Gasperi. Proprio De Gasperi, in quelle amministrative, nelle elezioni comunali di Roma, fece naufragare la famosa “operazione Sturzo” voluta dal prete di Caltagirone e da Luigi Gedda, fautori di un’alleanza anticomunista che comprendesse monarchici e missini al fine di impedire la conquista del Campidoglio da parte di comunisti e socialisti. Anche tale fatto smentisce l’anticomunismo di De Gasperi.

Le elezioni politiche del giugno 1953 decretarono la triplice sconfitta di De Gasperi: politica, elettorale – per poco non scattò il premio di maggioranza sancito dalla nuova legislazione da più parti definita “legge truffa” – e parlamentare. Quest’ultima materializzatasi nel mese di luglio quando la Camera negò la fiducia al suo VIII Governo. Il leader Dc, che di lì a pochi giorni avrebbe riconquistato la segreteria del partito, dette l’addio alla Presidenza del Consiglio e la Balena Bianca vide ulteriormente crescere alla propria destra una robusta opposizione anticomunista, monarchica e missina.

L’incarico di formare il nuovo governo venne affidato dal Capo dello Stato Luigi Einaudi, al democristiano Giuseppe Pella, liberale di matrice risorgimentale, esperto economista, autenticamente centrista, al pari del tedesco Adenauer europeista convinto; nulla a che vedere l’europeismo di Pella con l’attuale Europa.

Nell’agosto 1953 il Governo Pella ottenne la fiducia di Dc, liberali, monarchici, repubblicani; si astennero missini e socialdemocratici; votarono contro comunisti e socialisti.

Reo di essersi battuto tenacemente per la italianità ed il ritorno di Trieste all’Italia, famosi sono i sanguinosi moti triestini del novembre 1953, l’Esecutivo Pella venne fatto fuori nel gennaio 1954 dalla Dc.

Michele Salomone