DISCORSO CATECHETICO DEL PATRIARCA ECUMENICO PER L’INIZIO DELLA SANTA E GRANDE QUARESIMA (2019)

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+  B A R T O L O M E O PER GRAZIA DI DIO ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA E PATRIARCA ECUMENICO A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA GRAZIA E PACE DAL SALVATORE E SIGNORE NOSTRO GESU’ CRISTO E DA NOI PREGHIERA, BENEDIZIONE E PERDONO * * *   Per grazia di Dio donatore di tutto, siamo giunti anche quest’anno alla Santa e Grande Quaresima, allo stadio delle lotte ascetiche, per purificare noi stessi, con la collaborazione del Signore, in preghiera, digiuno e umiltà e per apprestarci a vivere con entusiasmo la Veneranda Passione e a festeggiare la Resurrezione che emana splendore di Cristo Salvatore.  

Dentro ad un mondo di molteplici turbamenti, la esperienza ascetica dell’Ortodossia costituisce un preziosissimo capitolo spirituale, una fonte inesauribile di conoscenza di Dio e di conoscenza dell’uomo. L’ascesi benedetta, il cui spirito impregna l’intero nostro modo di vivere – “Ascetismo è l’intero Cristianesimo”, non costituisce un privilegio di pochi o di eletti, ma è “un atto ecclesiastico”, un bene comune, una comune benedizione e una chiamata comune per tutti i fedeli senza eccezione. Le lotte ascetiche non sono, naturalmente, fine a se stesse, non vale il principio “l’ascesi per l’ascesi”. L’obiettivo è il superamento della propria volontà e della “l’affetto della carne”, lo spostamento del centro della vita dal desiderio individuale e dal “diritto” nell’amore “che non cerca il proprio interesse“, secondo il detto biblico, “nessuno cerchi il proprio interesse ma quello degli altri”1.  

Questo spirito predomina durante tutto il lungo corso storico dell’Ortodossia. Nel Nuovo Meterikon (Nuovi detti delle Madri del deserto) incontriamo una splendida descrizione di questo ethos di rinuncia dal “mio” in nome dell’amore: “Si avvicinarono allora alla beata Sarra degli eremiti, e la stessa offrì loro un canestro con ciò che avevano bisogno, ma gli anziani lasciando le cose buone, mangiarono quelle avariate. Disse loro allora la venerabile Sarra: realmente in verità, siete eremiti”2. Questa comprensione e questo uso sacrificale della libertà è estranea allo spirito della nostra epoca, che identifica la libertà con rivendicazioni personali e con legittimismo. L’uomo attuale “indipendente” non mangerebbe i frutti avariati, ma quelli buoni e sarebbe sicuro di manifestare e di utilizzare così in modo autentico e responsabile la propria libertà.  

In questo punto si trova il più alto valore della visione ortodossa della libertà per l’uomo attuale. Si tratta di una libertà, che non esige, ma condivide, non reclama ma si sacrifica. Il fedele ortodosso sa che la indipendenza e la autosufficienza non affrancano l’uomo dal giogo dell’io, della autorealizzazione e della autolegittimazione. La libertà, “verso la quale Cristo ci ha liberati”3, attiva le forze creative dell’uomo, si realizza come negazione della autosegregazione, come amore incondizionato e come comunione di vita.  

L’ethos ascetico ortodosso non conosce divisioni e dualismi, non rifiuta la vita, ma la trasfigura. La visione dualistica e il rifiuto del mondo non sono cristiani. L’autentico ascetismo è luminoso e amico degli uomini. E’ caratteristico della autocoscienza ortodossa, che il periodo del digiuno sia impregnato di gioia della croce e della resurrezione. E le lotte ascetiche degli ortodossi, come anche complessivamente la nostra vita spirituale e liturgica, effondono il profumo e la luce della Resurrezione. La Croce si trova al centro della devozione ortodossa, non è tuttavia il punto finale di riferimento della vita della Chiesa. Questo è la ineffabile gioia della Resurrezione, e la Croce costituisce la via verso di essa. Pertanto, anche durante il periodo della Grande Quaresima, la quintessenza dell’esperienza degli Ortodossi rimane il desiderio della “comune Resurrezione”.  

Augurate e pregate, onorabili fratelli e figli nel Signore, di essere resi degni, col beneplacito e l’aiuto che viene dall’alto, per intercessione della prima tra i Santi, la Madre di Dio e di tutti i Santi, di percorrere, in maniera adatta a Cristo ed in modo compiacente a Cristo, la lunga via della Santa e Grande Quaresima, praticando con gioia, in obbedienza alla regola della tradizione ecclesiastica, la “comune lotta” del digiuno che sopprime le passioni, perseverando nella preghiera, aiutando coloro che soffrono e coloro che hanno necessità, perdonandoci gli uni gli altri, e “rendendo grazie in ogni cosa”4 per venerare pieni di devozione la “Santa e Salvifica e Tremenda Passione” e la Resurrezione portatrice di vita del Signore e Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo, al quale spetta la gloria, la potenza e il ringraziamento nei secoli infiniti. Amen.  

Santa e Grande Quaresima 2019

+ Il Patriarca di Costantinopoli

fervente intercessore presso Dio di tutti voi

1 Cor. 10, 24. P.V.Paschou. Nuovo Meterikon (Atene. Ed. Akritas, 1990), 31. Gal. 5,1. Cfr. Tess. 5,18.