Diventa monaca a 100 anni la donna che ha rinvenuto le reliquie di San Raffaele a Lesbo
L’isola di Lesbo è ricorrentemente alle cronache di questi anni per il fenomeno dell’invasione di profughi e migranti alla quale è esposta per la vicinanza, meno di 10 km, dalla costa turca. Esattamente 100 anni fa, nel settembre del 1922 l’isola fu meta delle popolazioni elleniche che abitavano da millenni l’Asia minore e che furono costrette a lasciare la propria terra in seguito a persecuzioni e pulizia etnica. Incendiata la città di Smirne molti degli abitanti della zona, perseguitati dalle truppe regolari ed irregolari kemaliste, trovarono rifugio in questa isola.
Tra questi anche la famiglia Maragkos, o meglio la moglie Maria, incinta, del sig. Nikolaos Maragkos fatto prigioniero dai turchi e poi disperso. Nel gennaio del 1923 la signora Maragkos, stabilitasi a Thermì un paesino dell’isola di Lesbo, dà alla luce una bambina: Vasiliki Maragos. Vasiliki cresce, si forma e studia presso il Collegio di Mitilene e da subito evidenzia la sua propensione per le materie letterarie e umanistiche. Si sposa con Aggelos Rallis diventando la signora Ralli.
Vasiliki Ralli dirà sempre: “Anche se sono nata a Thermì di Lesbo, sono una microasiatica anche io. Sono il seme che è stato concepito nei terreni santificati di questa Terra Promessa, innaffiato di sudore e sangue greco, seminato con le ossa sacre di migliaia di martiri, che ha depositato in Terra Santa, come eredità della sua grecità”.
Questa affermazione, che Vasiliki ripete continuamente durante la sua vita, è dimostrazione di una forte identità e di quanto inconsolabile ed insanabile sia la ferita aperta dallo sradicamento subito.
Vasiliki diventa famosa quando, per adempiere ad un voto della madre, insieme al suo defunto marito, mentre scavavano per costruire una cappella, scoprirono le ossa di San Raffaele nella loro tenuta a Thermì di Mitilene.
Il 23 giugno 1959, infatti, durante la costruzione della chiesetta su una collina vicino al villaggio di Thermi a Lesbo, l’operaio Doukas Tsolakis scopre una tomba con ossa di ignoti. L’uomo lascia le reliquie alla radice di un albero ed in seguito, vicino alla cappella che stava costruendo, ha l’apparizione di colui che si manifesterà per essere San Raffaele. Da allora il muratore diventerà un focoso predicatore della grazia di questo santo di Dio.
Già in precedenza la moglie Maria aveva assistito all’apparizione, sempre vicino alla cappella in costruzione, di un monaco dalla statura imponente, ma il marito per questa sua affermazione l’aveva derisa. Da allora, il santo è apparso molte volte durante il sonno e la veglia, a Vasiliki come ad altre donne del villaggio, a bambini e uomini maturi. Ad altri il santo è apparso dire alcunché, come un monaco, con indosso una tunica. Ad alcuni ha rivelato il suo nome dicendo: “Mi chiamo Raffaele” e ha annunciato loro che era ora di onorare lui e i suoi compagni, di fargli una icona e di celebrare la sua memoria nel Giorno della Ricostruzione, perché veniva a compiere molti miracoli. Ad altri appare accompagnato dalla Vergine Maria e dal Venerdì Santo narrando dettagliatamente il suo martirio. La tomba e le reliquie di San Nicolaos invece furono scoperte il 13 giugno 1960.
Brevi cenni della vita dei tre santi
San Raffaele originario di Mylous di Itaca è nato nell’anno 1410. Il suo nome secolare era Georgios Laskaris o Laskaridis. Suo padre Dionysios e sua madre Maria diedero a Georgios un’educazione cristiana. Georgios parte per Mistrà all’età di 13 anni per studiare filosofia occidentale e poi greca. Frequenta anche medicina che gli piace in modo particolare.
Dopo aver fatto carriera nell’esercito bizantino dove raggiunge un alto grado, a trentacinque anni incontra Giovanni, un anziano asceta che lo attira alla vita in Cristo. Un Natale il vecchio scese dal luogo della sua pratica per confessare e comunicare i soldati predicando la parola di Dio. Georgios, quando l’anziano scende nuovamente per l’Epifania, saluta i soldati e lo segue.
Dopo esser diventato monaco, è ordinato presbitero prendendo il nome di Raffaele, e onorato con il titolo di archimandrita. Insieme ad altre rivelazioni, san Raffaele riferisce di essere stato inviato dal Patriarca ecumenico in Occidente, nella città francese chiamata Morlai, per adempiere al suo mandato. Ciò accade poco prima della caduta di Costantinopoli.
Lì fa amicizia con il diacono Nicolaos, originario di Salonicco, che divenne suo collaboratore e figlio spirituale. Nikolaos era un ragazzo ricco, figlio di un notaio mandato dai genitori a studiare medicina in un’università francese. Entusiasta dell’insegnamento cristiano, il giovane studente Nicolaos abbandona la vita mondana e lo segue. Torna con lui in Grecia e abbraccia la Vita Solitaria. Non sono mai stati separati, se non per diffondere la parola di Dio.
Pochi anni prima della caduta di Costantinopoli, Nicolaos è vicino a Raffaele e a lui sottomesso. Nicolaos diventa monaco e poi ordinato diacono.
Non appena Costantinopoli cade in mano ai turchi, il timore di una persecuzione generale contro i cristiani è il motivo per cui Raffaele fugge con la sua scorta a Lesbo. La scelta di questa isola non è affatto casuale in quanto gode di alti privilegi da parte del Sultano, avendo una legge sovrana e rispettosa verso gli ortodossi e i monasteri ortodossi presenti sull’isola.
Chiedono informazioni su dove si possa pregare e gli è indicato un monastero in località Karyes sopra Loutropoli Thermì a pochi chilometri da Mitilene.
In alcune sue apparizioni, San Raffaele sembra essere accompagnato da molti che hanno vissuto la vita ascetica nel Monastero di Karyes, come raccontava a coloro che li videro. Rivela che questo monastero, che era femminile, fu saccheggiato da pirati nell’anno 1235 d.C. Durante quell’incursione, la badessa Olimpia, originaria del Peloponneso, e sua sorella Eufrosina combatterono insieme alle altre monache per Cristo. Olimpia che fu uccisa l’11 maggio 1235 e apparve con il grande e miracoloso San Raffaele.
Dunque, in quella zona esisteva già un monastero dedicato alla Nascita della Vergine. Insieme alla Vergine Maria nel monastero era venerata Santa Paraskevi. È il 14 marzo 1454 quando Raffaele e Nicolaos giungono in barca a Thermi di Mitilene. San Raffaele trova due persone (Ruben e Safe) nel Monastero. A Mitilene durante questo periodo ci sono grandi disordini come nel resto della Grecia e nell’Egeo. I Turchi occupano tutta la Grecia, uccidono e distruggono ogni elemento della civiltà. Raffaele è eletto abate del monastero.
Sotto la guida di Raffaele, il monastero ha pace e armonia fino al 17 settembre 1462, grazie soprattutto ai genovesi che per anni hanno governato l’isola. Questo monastero è il più importante dell’isola e tutto ruota intorno ad esso. Raffaele ospita nel monastero anche molti bambini che provvede a sfamare e a istruire. Con le sue conoscenze mediche, l’abate Raffaele e il diacono Nicola offrono anche importanti servizi medici e operano nel Monastero come centro di medicina preventiva.
Dopo 17 giorni di assedio, il 17 settembre 1462, l’isola cade nelle mani dei Turchi. Sebbene nel settembre 1462 i Turchi distrussero tutti i Monasteri che occupavano l’isola, non disturbarono il Monastero di Raffaele per 6 mesi.
Nell’aprile del 1463 ha luogo una rivolta locale contro i Turchi. Il Venerdì Santo nel Monastero ci sono l’Abate Raffaele, Il Diacono Nicolaos, il sacerdote Vassilios, Il Maestro Theodoros e sua moglie con il bambino (il piccolo Raffaele), la piccola Irene, Eleni un’altra bambina nipote del sacerdote e altri monaci che erano lì. Il Santo manda sulla montagna con istruzioni il custode Akindynos e il monaco Stavros.
L’abate Raffaele ha già nascosto gli utensili sacri, le icone e gli abiti in una cripta speciale. Insieme a questi c’è l’icona della Vergine Maria che Raffaele ha portato con sé a Lesbo. La cripta e l’icona è quanto tutti cercavano nei tre anni di rivelazioni ma che non hanno mai trovato. La Vergine Maria ha poi affermato nel sonno degli abitanti che un giorno la sua immagine sarà trovata, ma da un uomo di un’altra generazione con grande fede.
Raffaele officia, quindi, per l’ultima volta il Giovedì Santo. Raffaele va alla porta del Monastero e affronta i Turchi che si avvicinano. Grida loro che del suo corpo può fare quello che vogliono, ma la sua anima appartiene al suo Dio. Ad un certo punto si alza, si toglie dal collo una grande Croce che indossa e dice loro: “Noi lo adoriamo e non lo abbandoneremo mai”. Quindi cominciano a tirarlo per la barba, lo trascinano per terra e lo martirizzano con brutalità.
Il diacono Nicolaos è legato ad un albero di noce e mentre vede che il suo amato abate viene segato, con le prime lance che gli erano state conficcate muore di infarto.
Insieme a questi Santi, Irene, che aveva solo dodici anni, e che appare anche con loro, è uccisa dagli infedeli prima le tagliano una mano e poi la bruciano viva in un orcio, davanti ai suoi genitori. Dopo apparizioni e rivelazioni, le reliquie di sant’Irene furono ritrovate nell’orcio e presso le tombe dei santi Raffaele e Nicola
L’abate Raffaele fu sepolto nella Chiesa bruciata, mentre il diacono Nicola nel cortile di sinistra. Nicolaos, in varie apparizioni, ha rivelato a molte persone l’esatta posizione della sua tomba. Tant’è che dopo iniziali esitazioni, temendo di essere derisi nel caso di insuccesso, i fedeli dissotterrarono e trovarono il 13 giugno 1960 le sue reliquie.
Il monaco Stavros scampò solo temporaneamente al massacro. Come la stessa sant’Irene rivelò in sogno il 2 dicembre 1961, uno dei monaci partì e si salvò, padre Stavros. Poiché non riuscivano a trovarlo, andarono sulle montagne e lo cercarono. Alla fine lo catturarono, lo portarono nello stesso luogo dove uccisero i santi e uccisero anche lui. Un cristiano lo seppellì vicino alla chiesa.
Rimase solo sulla montagna, il custode Akindinos in attesa che l’abate Raphael venisse a prenderlo come aveva promesso. Dodici mesi dopo il massacro, anche i turchi lo catturano e lo decapitano, chiudendo il bagno di sangue. Dopo la strage nel Monastero, sopra la tomba del santo, costruirono una chiesa dal soffitto basso con portico per entrare e venerare la sua reliquia.
Furono martirizzati con i Santi anche il padre di Irene, Vassilios, sua moglie Maria, il loro unico figlio di cinque anni Raffaele, la loro nipote Eleni, il maestro Teodoro e il dottore Alessandro, le cui ossa furono ritrovate presso le tombe dei Santi. all’interno di tombe separate. Il loro martirio avvenne il martedì di Diakainisimos, il 9 aprile 1463.
I racconti dei locali fino al 1959, anno in cui iniziò il ciclo delle rivelazioni, descrivono da allora frequenti apparizioni di un monaco nel luogo in cui avvenne la strage. San Raffaele ha anche permesso di scoprire un’immagine di Cristo e un’acqua santa che ha compiuto numerosi miracoli. I santi non si sono limitati a rivelare le loro sante reliquie e le condizioni del loro martirio, ma hanno anche dimostrato e dimostrano ancora la loro parsimonia davanti a Dio con miracoli, il cui numero è in costante aumento. Ancora oggi, San Raffaele appare nel sonno o nella veglia di molte persone, pie o indifferenti, guarisce i malati da malattie incurabili, risveglia le coscienze trafitte dal peccato, solleva gli afflitti e dimostra che il Signore è glorificato nei suoi santi, oggi, come ieri e nei secoli dei secoli.
Ma la storia non si conclude qui. Vasiliki Ralli, nel proprio centesimo anno di vita, come le aveva preannunciato lo stesso San Raffaele, è stata ammessa, qualche settimana fa, a prendere i voti presso Monastero dei santi Raffaele, Nicolaos e Irene costruito laddove sono state rinvenute miracolosamente le loro spoglie e laddove ha avuto, per prima, l’apparizione di san Raffaele. A cento anni la sorella Vasiliki assumerà il nome di Irene.
Crediamo sia un caso unico al mondo che una centenaria sia ammessa in un istituto religioso a condurre una vita monastica. Ma si sa! La fede porta a superare ogni limite
Paolo Scagliarini