È giusto battezzare i più piccoli?

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Un giorno sedeva insegnando. Sedevano là anche farisei e dottori della legge, venuti da ogni villaggio della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza.  Veduta la loro fede, disse: “Uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi”. Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere dicendo: “Chi è costui che pronuncia bestemmie? Chi può rimettere i peccati, se non Dio soltanto?”. Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: “Cosa andate ragionando nei vostri cuori? Che cosa è più facile dire: Ti sono rimessi i tuoi peccati, o dire: Àlzati e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati: io ti dico – esclamò rivolto al paralitico – àlzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua”. Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e si avviò verso casa glorificando Dio. Tutti rimasero stupiti e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano: “Oggi abbiamo visto cose prodigiose”. Lc 5,17-26

È giusto battezzare i più piccoli o è bene lasciarli liberi di farlo quando avranno consapevolezza per poterlo chiedere? Questa domanda è ricorrente tra i fedeli dei nostri tempi. La logica di una meglio non precisata  libertà e del rispetto che discenderebbe dal mantenersi un passo indietro nelle scelte altrui, ha come effetto il rinnegare la propria fede. Quando sarà grande, deciderà liberamente cosa fare! Questa è la risposta politicamente corretta e ben accetta da tutti, ma se una risposta del genere è applaudita nel mondo, non ha diritto di cittadinanza in chi si professa cristiano.

Cos’è infatti il Battesimo se non associarsi alla morte e risurrezione di Cristo? È cosa di poco conto per chi crede? Chi crede in Cristo, chi crede che sia il Figlio di Dio, l’Unigenito, il Salvatore, non può non chiedere il Battesimo per i propri figli o per i figli degli altri anche se in tenerissima età e non in grado di percepire intellettualmente il mistero salvifico del quale vengono a fare parte.

Ma allora la libertà di scelta? Nel Vangelo, in più parti, Gesù associa ai miracoli la fede del beneficiato: và la tua fede ti ha salvato! In tutti questi casi è la singola persona che liberamente chiede la salvezza al Salvatore e la ottiene. Eppure la misericordia divina non ha limiti e così come ha elargito la vita a tutti noi senza che la chiedessimo, con altrettanta misura elargisce la salvezza. In Lc 5,17-26 Gesù rimette i peccati di un paralitico senza che questi glielo abbia richiesto. Alcuni uomini conoscendo l’autorità di Gesù e la sua capacità di guarire, portano il paralitico su una barella. Questo portare non è semplice. Questi uomini devono faticare, tant’è che calano il paralitico davanti a Lui attraverso il tetto. Non risulta dalla Scrittura che quest’uomo malato abbia chiesto niente a Gesù, ma grazie alla tenacia di alcuni uomini che credevano in Cristo, non solo è stato guarito ma gli sono stati rimessi i peccati. Che dire poi della figlia di Giairo o della risurrezione di Lazzaro? Anche questi sono stati richiamati in vita per l’intercessione dei propri cari.

Ma ieri come oggi, c’era chi, da intellettuale ed esperto nella materia, voleva introdurre un dibattito rispetto a quanto accaduto: è bene? Non è bene? È lecito farlo, o non è lecito? Sta di fatto che grazie alla fede di alcuni uomini e all’azione del Figlio di Dio, in apparente violazione del Sabato ovvero della Legge, il paralitico (Lc 5, 17-26) è guarito, la figlia di Giairo (Mc 5, 21-43) e Lazzaro (Gv 11, 1-44) sono tornati in vita.

Venendo al Battesimo, questo Mistero, ci associa alla morte e resurrezione di Cristo, con Lui moriamo e con Lui anche risorgeremo, anzi siamo già risorti. Il Battesimo è vita! Se siamo convinti di ciò perché non donarla? Del resto, nessuno ci ha chiesto se volessimo nascere: eppure la vita ci è stata donata. Allo stesso modo, noi che conosciamo, sia pure ancora in maniera imperfetta, queste magnificenze dobbiamo anche donarle.

Sappiamo che se qualcuno è ammalato, va portato dal medico. I più ci vanno con le proprie gambe perché sanno che il medico è capace di guarire le affezioni. I più piccoli invece vengono accompagnati dai genitori e ciò anche se sono recalcitranti per quel timore che il dottore può incutere loro. A questi genitori non verrebbe mai in mente di chiedere al loro bambino malato se vuole andare dal medico. Ma lo porterebbero quanto prima possibile.

La domanda dunque che ci si deve porre non è se sia giusto o meno battezzare i bambini  ma: credo in Cristo?

Paolo Scagliarini