Enciclica del Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa (Creta 2016)
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Un inno di grazie rendiamo a Dio, adorato nella Trinità, che ci ha degnato di riunirci durante i giorni di Pentecoste sull’isola di Creta, santificata dall’Apostolo delle Genti Paolo e dal suo discepolo Tito, “vero figlio nella fede comune” (Tit. 1,4), e ispirati dallo Spirito Santo, abbiamo condotto a termine i lavori del Santo e Grande Sinodo della nostra Chiesa Ortodossa, convocato da Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, con unanime parere dei Beatissimi Primati delle Santissime Chiese Ortodosse, a gloria del Suo nome benedetto e per il bene del popolo di Dio e di tutto il mondo, confessando insieme col divino Paolo: “Ognuno ci consideri ministri di Cristo e annunciatori dei misteri di Dio” (1 Cor. 4, 1).
Il Santo e Grande Sinodo della Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica, costituisce autentica testimonianza di fede nel Cristo Dio-Uomo, il Figlio Unigenito e Logos di Dio, colui che si è manifestato, attraverso la incarnazione, tutta la sua opera terrena, il sacrificio sulla Croce e la Sua resurrezione, il Dio Trinitario, come Amore infinito.
Così, con una sola bocca ed un sol cuore, indirizziamo la parola “di speranza che è in voi” (1 Pt. 3,15), non solo ai figli della nostra Santissima Chiesa , ma anche ad ogni uomo “che è lontano e che è vicino” (Ef. 2,17). La “speranza nostra” (1 Tim. 1,1), il Salvatore del mondo, è stato rilevato come “Dio con noi” (Mt. 1,23) e come Dio “ per noi” (Rom. 8,32), “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tim. 2,4). Proclamando la misericordia e non nascondendo il benefico, nella consapevolezza delle parole del Signore “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt. 24,35), nella “gioia perfetta” (1 Gv. 1,4), annunciamo lietamente la parola della fede, della speranza e dell’amore, aspirando al “giorno senza tramonto, perpetuo, senza fine” (S. Basilio, Sui Sei giorni B, PG 29,52). Il fatto che “la nostra patria è nei cieli” (Fil. 3,20), non annulla, ma rafforza la nostra testimonianza nel mondo.
Per questo ci siamo conformati alla tradizione degli Apostoli e dei Padri, i quali hanno annunciato Cristo e la sua esperienza salvifica della fede della Chiesa, discutendo “al modo dei pescatori”, abbiamo camminato al modo degli apostoli verso gli uomini di ogni tempo per comunicare a loro il Vangelo della libertà “nella quale Cristo ci ha liberato” (Gal. 5,1). La Chiesa non vive per se stessa. Offre alla intera umanità, attraverso l’elevazione e il rinnovamento del mondo in cieli nuovi e terra nuova (vedi Ap. 21,21). Pertanto dà la testimonianza evangelica e distribuisce nell’ecumene i doni di Dio: il Suo amore, la pace, la giustizia, la riconciliazione, la forza della Resurrezione e la attesa dell’eternità.
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I. La Chiesa: Corpo di Cristo, Icona della Santa Trinità
1.La Chiesa una, santa, cattolica e apostolica è una comunione Divino-Umana della Santa Trinità, assaggio e vita delle Cose Ultime nella Divina Eucarestia e rivelazione della gloria delle cose future, come anche una continua Pentecoste, una voce profetica inestinguibile nel mondo, presenza e testimonianza “del regno di Dio, che viene con potenza” (Mc. 9,1). La Chiesa come Corpo di Cristo “raccoglie” (Mt. 23, 37) attorno a Lui, trasforma e impregna il mondo con “acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv.4,14).
2. La tradizione apostolica e patristica, conforme alle parole istitutive del Signore e fondatore della Chiesa durante l’Ultima Cena con i suoi discepoli attraverso il mistero della Divina Eucarestia, ha presentato la caratterizzazione della Chiesa come “corpo di Cristo” (Mt. 26,26; Mc. 14, 22; Lc. 22,19; 1 Cor. 10, 16-17; 11,23-29) e la ha collegata sempre al mistero della incarnazione del Figlio e Logos di Dio, per opera dello Spirito Santo e di Maria Vergine. Con questo spirito, è stato sempre posto l’accento sulla relazione indissolubile tanto con l’intero mistero della Divina Economia in Cristo, in rapporto al mistero della Chiesa, quanto anche con il mistero della Chiesa in rapporto al mistero della Divina Eucarestia, la quale è vissuta continuamente nella vita sacramentale della Chiesa, attraverso l’energia dello Spirito Santo.
La Chiesa Ortodossa, fedele alla unanime Tradizione Apostolica ed esperienza sacramentale, costituisce l’autentica continuazione della Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica, come viene confessato dal Simbolo di Fede e come è attestato dall’insegnamento dei Padri della Chiesa. Così sente maggiore la sua responsabilità non solo per l’ autentico modo di vivere della sua esperienza nel corpo ecclesiastico, ma anche per la testimonianza degna di fede della verità, in tutti gli uomini.
3. La Chiesa Ortodossa, nella sua unità e cattolicità, è la Chiesa dei Concili, secondo il Concilio degli Apostoli a Gerusalemme (Atti 15, 5-29), fino ad oggi. La Chiesa è per se stessa Concilio, fondata da Cristo e guidata dallo Spirito Santo, in accordo col detto apostolico: “Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi” (Atti 15,28). Attraverso i Concili Ecumenici e Locali, la Chiesa ha annunciato ed annuncia il mistero della Santa Trinità che si è manifestato con l’incarnazione del Figlio e Logos di Dio. L’attività sinodale continua nella storia ininterrottamente con i sinodi posteriori, di valore universale, come per esempio il Grande Concilio sotto il Grande Fozio, Patriarca di Costantinopoli (879-880) e i Grandi Sinodi, convocati sotto San Gregorio Palamas (1341, 1351, 1368) attraverso i quali è stata affermata la stessa verità di fede, in modo particolare riguardo alla processione dello Spirito Santo e riguardo alla partecipazione dell’uomo alle divine energie increate. Inoltre anche con i Santi e Grandi Sinodi di Costantinopoli degli anni 1484 per confutare il concilio unionistico di Firenze (1438-1439, degli anni 1638, 1642, 1672 e 1691 per confutare le dottrine protestanti. Come anche dell’anno 1872 per la condanna dell’etnofiletismo come eresia ecclesiologica.
4. La santità dell’uomo non viene compresa al di fuori del corpo di Cristo, “che è la Chiesa” (Ef. 1,23). La santità sgorga dal solo Santo. E’ partecipazione dell’uomo alla santità di Dio, nella “comunione dei santi”, come viene proclamato nella esclamazione del sacerdote durante la Divina Liturgia: “Le Cose Sante ai Santi” e nella risposta dei fedeli: “Uno il Santo, uno è il Signore, Gesù Cristo, a gloria di Dio Padre. Amen”. Con questo spirito San Cirillo di Alessandria sottolinea che Cristo: “Essendo prima santo per natura, come Dio (…) è santificato in noi nello Spirito Santo (…) Lo stesso (Cristo) è stato costituito per noi e non per se stesso, in modo che da lui e in lui, che per primo ha ricevuto la santificazione, la grazia di essere santificato per primo, può passare a tutta la umanità” (Commentario al Vangelo di Giovanni 11, PG 74,548).
Di conseguenza, secondo San Cirillo Cristo è la nostra “persona comune”, attraverso la ricapitolazione nella sua propria umanità dell’intero genere umano “poiché tutti eravamo in Cristo e la persona comune dell’umanità in lui rivive” (Commentario al Vangelo di Giovanni 11, PG 73, 157-161) poiché è anche la sola fonte della santificazione dell’uomo nello Spirito Santo. Con questo spirito la santità è partecipazione dell’uomo tanto al mistero della Chiesa, quanto ai suoi sacri sacramenti, con la Divina Eucarestia al centro, la quale è “sacrificio vivente, santo e gradito a Dio” (Rom. 12,1). “Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati” (Rom. 8, 35-37) . I santi incarnano la identità escatologica della Chiesa, come dossologia perenne davanti al trono terrestre e celeste del “Re della gloria” (Sal.23,7), raffiguranti il Regno di Dio.
5. La Chiesa Cattolica Ortodossa è composta da quattordici Chiese Autocefali locali, riconosciute in modo pan-ortodosso. Il principio della autocefalia non può funzionare a scapito del principio della cattolicità e dell’unità della Chiesa. Riteniamo dunque che la creazione delle Assemblee Episcopali nella Diaspora Ortodossa, formate da tutti i vescovi riconosciuti come canonici, e che in ogni area sono nominati dalle rispettive assemblee, e che continuano a rimanere sotto le giurisdizioni canoniche, dalle quali oggi dipendono, costituisce un passo positivo verso la direzione della loro organizzazione canonica, mentre il loro conseguente funzionamento è garanzia del rispetto del principio ecclesiologico della sinodalità.
II. La missione della Chiesa nel mondo.
6. L’azione apostolica e l’annuncio del Vangelo, conosciuto come missione, appartengono al nucleo della identità della Chiesa, come custode e conforme del comandamento del Signore: “Andate e ammaestrate tutte le genti” (Mt. 28,19). E’ il soffio di vita che la Chiesa dispensa alla società umana ed ecclesializza il mondo attraverso la costituzione di nuove Chiese locali in ogni luogo. Con questo spirito i fedeli Ortodossi sono e devono essere apostoli di Cristo nel mondo. Questa missione deve essere condotta non in forma aggressiva, ma liberamente, con amore e rispetto nei confronti della identità culturale delle persone e dei popoli. Tutte le Chiese Ortodosse devono partecipare a questo sforzo col dovuto rispetto e l’ordine canonico.
La partecipazione alla Divina Eucarestia è fonte di zelo apostolico per evangelizzare il mondo. Partecipando alla Divina Eucarestia e in preghiera nella Sacra Sinassi per tutto il mondo, siamo chiamati a continuare la “liturgia dopo la Liturgia” e a dare la testimonianza della verità della nostra fede davanti a Dio e agli uomini, condividendo i doni di Dio con la intera umanità, ubbidienti al sapiente comandamento del Signore prima della Ascensione: “Siate miei testimoni a Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria, fino ai confini della terra” (Atti 1,8). Le parole prima della divina comunione: “Si spezza e si spartisce l’Agnello di Dio, colui che è spezzato e non diviso, sempre mangiato e mai consumato”, suggeriscono che il Cristo, come “l’Agnello di Dio” (Gv. 1,29) e come “Pane di Vita” (Gv. 6,48) ci è offerto come l’Amore eterno, che ci unisce con Dio e gli uni con gli altri. Ci insegna a distribuire i doni di Dio e a offrire noi stessi a tutti alla maniera di Cristo.
La vita dei cristiani è una testimonianza inconfutabile del rinnovamento in Cristo di ogni cosa – “Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2 Cor. 5,17) e una chiamata per tutti gli uomini ad una partecipazione personale in libertà, alla vita eterna, alla grazia del nostro Signore Gesù Cristo, all’amore di Dio e Padre, per vivere nella Chiesa la comunione dello Spirito Santo. “Il mistero della salvezza è per coloro che lo desiderano, e non per coloro che sono stati oppressi” (Massimo il Confessore – Sulla preghiera del Padre Nostro – PG 90, 880). La rievangelizzazione del popolo di Dio nelle odierne società secolarizzate o anche la evangelizzazione di quanti ancora non hanno conosciuto Cristo, è un dovere ininterrotto della Chiesa.
III. La Famiglia – Icona dell’amore di Cristo per la Chiesa
7. La Chiesa Ortodossa considera il legame d’amore indissolubile di un uomo e una donna “mistero grande … in Cristo e nella Chiesa”, (Ef. 5,32) e la famiglia che da esso ne deriva, la quale costituisce la sola garanzia per la nascita e la educazione dei figli, in accordo con il piano della Divina Economia, “Chiesa domestica” (Giovanni Crisostomo – Commentario alla Lettera agli Efesini – 20, PG 62, 143) le offre il sostegno pastorale necessario.
La attuale crisi del matrimonio e della famiglia sono una conseguenza della crisi della libertà, come responsabilità, di una sua riduzione ad una edonistica auto-realizzazione, di una sua identificazione con una auto-gratificazione individuale, auto-sufficienza e autonomia, e della perdita del carattere sacramentale della unione di uomo e donna, come anche dell’oblio dell’ethos sacrificale dell’amore. L’attuale società secolarizzata approccia il matrimonio con criteri puramente sociologici e prammatici, considerandolo come una semplice forma di relazione, tra tutte le altre, le quali hanno diritto alla pari validità istituzionale.
Il matrimonio è un laboratorio nutrito dalla Chiesa, di vita nell’amore e dono incomparabile della grazia di Dio. La “mano potente” del Dio “unificatore” è “invisibilmente presente, che armonizza quelli che sono stati uniti “con Cristo e gli uni con gli altri. Le corone, che vengono poste sulla testa dello sposo e della sposa durante la celebrazione del sacramento, si riferiscono alla dimensione del sacrifico e della completa dedizione a Dio e tra loro, e si riferiscono anche alla vita del Regno di Dio, rivelando la offerta escatologica del mistero d’amore.
8. Il Santo e Grande Sinodo si rivolge con particolare amore e tenerezza ai bambini e a tutti i giovani. Nella pentola delle molteplici definizioni sulla identità dell’infanzia, la nostra Santissima Chiesa presenta le parole del Signore: : “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.” (Mt. 18.3) e “Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà” (Lc. 18.17), come anche quanto il nostro Salvatore ha detto per coloro i quali “impediscono” (Lc. 18.16) che i fanciulli si avvicinino a Lui e per coloro i quali “scandalizzano” (Mt. 18.6).
La Chiesa offre ai giovani non semplicemente “un aiuto”, ma la “verità” della nuova vita divino-umana in Cristo. I giovani Ortodossi hanno bisogno di prendere coscienza che sono forieri della secolare e benedetta tradizione della Chiesa Ortodossa, e allo stesso tempo sono anche i suoi continuatori, che custodiranno con coraggio e che coltiveranno con forza gli eterni valori dell’Ortodossia, per rendere una testimonianza cristiana vivificante. Da loro sorgeranno i futuri servitori della Chiesa di Cristo. I giovani dunque, non sono semplicemente “il futuro” della Chiesa, ma anche l’espressione attiva della sua vita al servizio di Dio e dell’uomo nel presente.
IV. La educazione secondo il Cristo.
9. Nel nostro tempo, nuove tendenze si osservano nel campo della educazione e dell’istruzione per quanto riguarda il contenuto e le finalità dell’educazione, così come nel modo di percepire l’infanzia, il ruolo sia dell’insegnante e dello studente quanto anche della scuola contemporanea. Dal momento che l’educazione si riferisce non solo a ciò che è l’uomo, ma anche a ciò che l’uomo deve essere e al contenuto della sua responsabilità, è evidente che l’immagine che abbiamo della persona umana e il senso della sua esistenza, determina la nostra visione della sua educazione. Il sistema educativo dominante oggi individualista secolarizzato che turba la nuova generazione, preoccupa anche la Chiesa Ortodossa.
Al centro della sollecitudine pastorale della Chiesa si trova una formazione che guarda non solo alla cultura intellettuale, ma anche all’edificazione e allo sviluppo di tutta la persona come essere psico-somatico e spirituale in accordo con il principio trittico Dio, Uomo, Mondo. Nel suo discorso catechetico, la Chiesa Ortodossa chiama con sollecitudine il popolo di Dio, specialmente i giovani, a una partecipazione consapevole e attiva alla vita della Chiesa, coltivando in loro la “aspirazione perfetta” della vita in Cristo. Così, la pienezza del popolo cristiano trova un sostegno esistenziale, nella comunione divino-umana della Chiesa e vive in essa la prospettiva pasquale della deificazione per grazia.
V. La Chiesa difronte ai cambiamenti attuali
10. La Chiesa di Cristo oggi si ritrova di fronte a espressioni estreme o anche provocatorie dell’ideologia della secolarizzazione, inerenti a evoluzioni politiche, culturali e sociali. Un elemento fondamentale dell’ideologia della secolarizzazione è sempre stato e continua ad essere fino ad oggi la piena autonomia dell’uomo da Cristo e dalla influenza spirituale della Chiesa, attraverso la identificazione arbitraria della Chiesa con il conservatorismo e come anche attraverso la sua caratterizzazione antistorica come presunto ostacolo a ogni progresso e sviluppo. Nelle società secolarizzate contemporanee, l’uomo, tagliato fuori da Dio, identifica la sua libertà e il senso della sua vita con una assoluta autonomia e con un affrancarsi dal suo destino eterno, con risultato una serie di equivoci e fraintendimenti deliberati della tradizione cristiana. Così, l’attribuzione dall’alto della libertà in Cristo e il suo progresso “nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo” (Ef. 4,13), sono considerate andare contro le tendenze di auto-salvezza dell’uomo. L’amore sacrificale è valutato come incompatibile con l’individualismo, mentre il carattere ascetico dell’ethos cristiano è giudicato come una sfida intollerabile per la felicità dell’individuo.
L’identificazione della Chiesa con il conservatorismo, incompatibile con il progresso della civiltà, è arbitrario e improprio, dal momento che la coscienza dell’identità dei popoli cristiani porta indelebile l’impronta del contributo bimillenario della Chiesa, non solo nel loro patrimonio culturale, ma anche nel sano sviluppo della civiltà classica più in generale, dal momento che Dio ha posto l’uomo come amministratore della creazione divina e come Suo collaboratore nel mondo. La Chiesa Ortodossa davanti al contemporaneo “uomo-dio” afferma il “Dio-Uomo” come misura ultima di tutte le cose. “Non parliamo di un uomo che è stato divinizzato, ma di Dio che si è fatto uomo” (Giovanni Damasceno – Esposizione esatta della Dottrina ortodossa III, 2 PG 94,988). La Chiesa rivela la verità salvifica del Dio-Uomo ed il Suo Corpo, la Chiesa, come luogo e modo di vita in libertà, “come un confessare la verità nell’amore” (Ef 4,15), e come una partecipazione, anche ora sulla terra, nella vita del Cristo risorto. Il carattere divino-umano “che non è di questo mondo” (Gv. 18,36) della Chiesa, che nutre e guida la sua presenza e testimonianza “nel mondo,” non è compatibile con qualsiasi tipo di conformazione della Chiesa con il mondo (cf . Rm 12,2).
11. Attraverso l’attuale sviluppo delle scienze e della tecnologia, la nostra vita sta cambiando radicalmente. E ciò che provoca un cambiamento nella vita dell’uomo esige discernimento da parte sua, dal momento che, oltre ai notevoli vantaggi, come ad esempio la facilitazione della vita quotidiana, il successo del trattamento di gravi malattie e l’esplorazione dello spazio, siamo anche di fronte alle conseguenze negative del progresso scientifico. Esiste il pericolo della manipolazione della libertà umana, dell’uso dell’uomo come semplice mezzo, della progressiva perdita di preziose tradizioni, della minacce o addirittura della distruzione dell’ambiente naturale.
Purtroppo, la scienza, per sua stessa natura, non dispone dei mezzi necessari per prevenire o risolvere molti dei problemi che crea direttamente o indirettamente. La conoscenza scientifica non fa muovere la volontà etica dell’uomo, il quale, anche se conosce i pericoli, continua ad agire come se li ignorasse. La risposta a gravi problemi esistenziali e morali dell’uomo e al significato eterno della sua vita e del mondo non può essere dato senza un approccio spirituale.
12. Nella nostra epoca, c’è un entusiasmo molto diffuso per gli impressionanti sviluppi nel campo della biologia, della genetica e neurofisiologia del cervello. Questi rappresentano conquiste scientifiche, la cui eventuale applicazione susciteranno, con ogni probabilità, gravi dilemmi antropologici ed etici. L’uso incontrollato della biotecnologia all’inizio, durante e alla fine della vita, mette in pericolo la sua autentica pienezza. L’uomo sta sperimentando sempre più intensamente con la propria natura in un modo estremo e pericoloso. Egli è in pericolo di essere trasformato in una macchina biologica, in una unità sociale impersonale o in un dispositivo di pensiero controllato.
La Chiesa Ortodossa non può restare ai margini del dibattito su questioni antropologiche, etiche ed esistenziali di tale importanza. Essa poggia saldamente su criteri divinamente insegnati, rivelando l’attualità dell’antropologia ortodossa di fronte al ribaltamento contemporaneo dei valori. La nostra Chiesa può e deve esprimere nel mondo la sua coscienza profetica, in Cristo Gesù, il quale con la sua incarnazione ha assunto tutto l’uomo e il prototipo assoluto della restaurazione del genere umano. Afferma la sacralità della vita e il carattere dell’uomo come una persona fin dal momento del concepimento. Il diritto di nascere è il primo dei diritti umani. La Chiesa come società divino-umana, in cui ogni essere umano costituisce un essere unico destinato alla comunione personale con Dio, si oppone a qualsiasi tentativo di ridurre l’uomo ad un oggetto, di trasformarlo in una quantità misurabile. A nessun risultato scientifico è consentito attentare alla dignità dell’uomo e alla sua destinazione divina. L’uomo non è definito solo dai suoi geni.
La Bioetica, dal punto di vista ortodosso, si fonda su questa base. In un momento di immagini contradditorie sull’uomo, la Bioetica ortodossa, davanti a concezioni antropologiche secolari autonome e riduzioniste, insiste sulla creazione dell’uomo ad immagine e somiglianza di Dio e sul suo destino eterno. Contribuisce così ad arricchire la discussione filosofica e scientifica delle questioni bioetiche attraverso la sua antropologia biblica e l’esperienza spirituale dell’Ortodossia.
13. In una società globale, orientata verso ”l’avere” e l’individualismo, la Chiesa Cattolica Ortodossa presenta la verità della vita in Cristo e secondo Cristo, liberamente incarnata nella vita di tutti i giorni di ogni uomo attraverso le sue opere “fino a sera” (Sal. 103,23), attraverso le quali egli è costituito collaboratore del Padre Eterno – “Siamo infatti collaboratori di Dio” (1 Cor. 3,9)] e del suo Figlio “il Padre mio opera sempre e anch’io opero” (Gv. 5,17 ). La grazia di Dio santifica attraverso lo Spirito Santo le opere delle mani dell’uomo che lavora insieme con Dio, mettendo in risalto l’affermazione in loro della vita e della società umana. Dentro a questo contesto è collocata anche l’ascesi cristiana, che differisce radicalmente da ogni ascesi dualistica che separa l’uomo dalla vita e dal suo prossimo. La ascesi cristiana e la moderazione, che collegano l’uomo con la vita sacramentale della Chiesa, non riguardano solo la vita monastica, ma sono caratteristici della vita ecclesiastica in tutte le sue manifestazioni, testimonianza tangibile della presenza dello spirito escatologico nella vita benedetta dei fedeli.
14. Le radici della crisi ecologica sono spirituali ed etiche, insite nel cuore di ogni uomo. Questa crisi si è aggravata negli ultimi secoli a causa delle varie divisioni provocate dalle passioni umane, come l’avidità, l’avarizia, l’egoismo e il desiderio insaziabile e dalle loro conseguenze per il pianeta, come il cambiamento climatico, che ora minaccia in larga misura l’ambiente naturale, la nostra “casa” comune. La rottura nel rapporto tra l’uomo e la creazione è una perversione del uso autentico della creazione di Dio. L’approccio al problema ecologico, sulla base dei principi della tradizione cristiana, richiede non solo il ravvedimento per il peccato dello sfruttamento delle risorse naturali del pianeta, vale a dire, un cambiamento radicale di mentalità e di comportamento, ma anche un ascetismo, come antidoto al consumismo, alla divinizzazione dei bisogni e all’atteggiamento di possesso. Presuppone anche la nostra più grande responsabilità per tramandare alle future generazioni un ambiente naturale vivibile e il suo uso conforme alla volontà divina e benedizione. Nei sacramenti della Chiesa, la creazione si afferma e l’uomo è incoraggiato ad agire come economo, custode e “sacerdote” della creazione, portando davanti al Creatore in modo glorificante : “Il Tuo dal Tuo, a Te offriamo in tutto e per tutto”- e coltivando un rapporto eucaristico con la creazione. Questo approccio ortodosso, evangelico e patristico attira anche la nostra attenzione alle dimensioni sociali e alle tragiche conseguenze della distruzione dell’ambiente naturale.
VI. La Chiesa davanti alla globalizzazione, ai fenomeni estremi di violenza
e alla immigrazione.
15. L’ideologia contemporanea della globalizzazione, che viene imposta impercettibilmente e rapidamente si espande, sta già provocando forti instabilità per l’economia e per la società su scala mondiale. La sua imposizione ha creato nuove forme di sfruttamento sistematico e di ingiustizia sociale, ha previsto la progressiva neutralizzazione degli ostacoli delle tradizioni nazionali, religiose, ideologiche che vi si oppongono e altri e ha già portato ad un indebolimento o a una completa inversione delle acquisizioni sociali, con il pretesto ovviamente del presunto necessario riaggiustamento dell’economia globale, ampliando così il divario tra ricchi e poveri, minando la coesione sociale dei popoli e alimentando nuovi incendi di tensioni globali.
La Chiesa Ortodossa, in opposizione al livellamento e standardizzazione impersonale promossa dalla globalizzazione, ma anche contro gli estremi dell’etnofiletismo, propone la tutela delle identità dei popoli e il rafforzamento dell’identità locale. Come modello alternativo per l’unità del genere umano, propone l’organizzazione articolata della Chiesa sulla base dell’uguaglianza delle Chiese locali. La Chiesa si oppone alla provocatoria minaccia per l’uomo contemporaneo e per le tradizioni culturali dei popoli che comporta la globalizzazione e anche il principio della “legge propria dell’economia” o dell’ “economicismo”, cioè l’autonomizzazione dell’economia dai bisogni essenziali dell’uomo e la sua la trasformazione in un fine a sé, propone pertanto un’economia sostenibile fondata sui principi del Vangelo. Così, avendo come bussola le parole del Signore, “non di solo pane vivrà l’uomo” (Lc 4,4), la Chiesa non collega il progresso dell’umanità soltanto con un aumento del tenore di vita o con lo sviluppo economico a scapito dei valori spirituali .
16. La Chiesa non si mischia con la politica nel senso stretto del termine, ma la sua testimonianza, tuttavia, è essenzialmente politica in quanto sollecitudine per l’uomo e la sua libertà spirituale. La voce della Chiesa è sempre stata distinta e rimarrà per sempre un intervento necessario a favore dell’uomo. Le Chiese Ortodosse locali sono oggi chiamate a promuovere una nuova relazione armoniosa con lo Stato laico di diritto nel nuovo ambito delle relazioni internazionali, in accordo con il detto biblico: “Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio “(cfr Mt 22,21). Questa relazione deve, tuttavia, preservare l’identità specifica della Chiesa e dello Stato e garantire la loro cooperazione seria al fine di proteggere la dignità unica dell’uomo e dei suoi diritti umani che ne derivano, come anche la giustizia sociale.
I diritti umani si trovano oggi al centro del dibattito politico in risposta alle crisi e sconvolgimenti sociali e politici contemporanei e al fine di proteggere la libertà dell’individuo. L’approccio ai diritti umani da parte della Chiesa Ortodossa si concentra sul pericolo di perdita dei diritti individuali, sull’individualismo e su una cultura dei “diritti”. Una perversione di questo tipo funziona a scapito del contenuto sociale della libertà e conduce alla trasformazione arbitraria dei diritti in rivendicazioni edonistiche, e alla riduzione dell’identificazione precaria della libertà con la licenza dell’individuo ad un “valore universale” che mina le fondamenta dei valori sociali, della famiglia, della religione, della nazione e minaccia i valori etici fondamentali.
Di conseguenza, la comprensione ortodossa dell’uomo si oppone sia alla apoteosi arrogante dell’individuo e dei suoi diritti, sia anche allo svilimento umiliante della persona umana all’interno delle vaste strutture contemporanee economiche, sociali, politiche e comunicative. La tradizione dell’Ortodossia è una fonte inesauribile di verità vitali per l’umanità. Nessuno ha onorato l’uomo e lo ha curato tanto quanto il Dio-Uomo Cristo e la sua Chiesa. Un diritto umano fondamentale è la tutela del principio di libertà religiosa in tutti i suoi aspetti – vale a dire, la libertà di coscienza, di fede, di culto e di tutte le manifestazioni personali e collettive della libertà religiosa, compreso il diritto di ciascun credente, di compiere, libero da qualsivoglia interferenza statale, i propri doveri religiosi così come anche della libertà dell’insegnamento pubblico della religione e delle condizioni di funzionamento delle comunità religiose.
17. Stiamo vivendo oggi un aumento della violenza in nome di Dio. Le esplosioni del fondamentalismo in seno alle religioni, rischiano di condurre al prevalere della visione che il fondamentalismo appartiene all’essenza del fenomeno della religione. La verità, tuttavia, è che il fondamentalismo, come “zelo ma non secondo una retta conoscenza” (Rom. 10,2), costituisce una espressione di religiosità morbosa. Il vero cristiano, sull’esempio del Signore crocifisso, si sacrifica e non sacrifica, e per questo motivo è il giudice più severo del fondamentalismo di qualsiasi provenienza. Il dialogo interreligioso serio contribuisce allo sviluppo della fiducia reciproca, alla promozione della pace e della riconciliazione. La Chiesa si sforza di rendere più tangibilmente «la pace dall’alto” sulla terra. La vera pace non si ottiene con la forza delle armi, ma solo attraverso l’amore che “non cerca il proprio interesse” (1 Cor 13,5). L’olio della fede deve essere utilizzato per lenire e guarire le antiche ferite degli altri e non per riaccendere nuovi focolai di odio.
18. La Chiesa Ortodossa segue con dolore e preghiera e prende atto della grande crisi umanitaria contemporanea: la proliferazione della violenza e dei conflitti militari; la persecuzione, l’esilio e l’uccisione di membri di minoranze religiose; lo spostamento violenta delle famiglie dai loro focolari; la tragedia della tratta di esseri umani; la violazione dei basilari diritti della persona e dei popoli e le conversioni di fede forzate. Condanna incondizionatamente i rapimenti, le torture, le esecuzioni aberranti. Denuncia la distruzione dei luoghi di culto, dei simboli religiosi e monumenti culturali.
La Chiesa Ortodossa è particolarmente preoccupata per la situazione dei cristiani e di altre minoranze etniche e religiose perseguite in Medio Oriente. In particolare, rivolge un appello ai governi in quella regione, di proteggere le popolazioni cristiane, gli Ortodossi, gli Antico-Orientali e gli altri cristiani, che sono sopravvissuti nella culla del cristianesimo.
I cristiani indigeni e le altre popolazioni godono del diritto inalienabile di rimanere nei loro paesi come cittadini con pari diritti.
Invitiamo quindi tutte le parti coinvolte, a prescindere dalle convinzioni religiose, di lavorare per la riconciliazione e il rispetto dei diritti umani, prima di tutto attraverso la protezione del dono divino della vita. La guerra e lo spargimento di sangue devono essere fermati e la giustizia deve prevalere, in modo che torni la pace e che divenga possibile per coloro che sono stati esiliati, di ritornare ai loro focolari ancestrali. Preghiamo per la pace e la giustizia nei paesi sofferenti dell’Africa, come anche nella tormentata Ucraina. Ribadiamo Sinodalmente e con enfasi il nostro appello ai responsabili per liberare i due vescovi rapiti in Siria, Paul Yazigi e Johanna İbrahim. Preghiamo anche per il rilascio di tutti i nostri fratelli e sorelle che sono in ostaggio o in carcere.
19. L’intensificarsi del problema attuale e continuo dei rifugiati e dei migranti, dovuto a cause politiche, economiche e ambientali, è al centro dell’attenzione del mondo. La Chiesa Ortodossa ha sempre trattato e continua a trattare coloro che sono perseguitati, in pericolo e in bisogno, sulla base delle parole del Signore: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, ero nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e mi avete visitato”, e “in verità vi dico, ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me “(Mt 25,40). Durante tutto il corso della sua storia, la Chiesa si è trovata sempre dalla parte degli “affaticati e oppressi” (cfr Mt 11,28). In nessun momento la opera filantropica della Chiesa non si è limitata semplicemente ad un atto di carità occasionale verso i bisognosi e sofferenti, ma piuttosto ha cercato di sradicare le cause che creano problemi sociali. Il “ministero compiuto” (Ef 4,12) della Chiesa è riconosciuto da tutti.
Ci appelliamo quindi prima di tutto a coloro che possono rimuovere le cause generanti la crisi dei rifugiati, di prendere le decisioni positive necessarie. Chiamiamo le autorità civili, i fedeli ortodossi e gli altri cittadini dei paesi in cui hanno trovato rifugio e continuano a cercare rifugio i profughi, ad accordare loro ogni assistenza possibile, anche dalle proprie cose necessarie.
VII. La Chiesa: testimonianza nel dialogo
20. La Chiesa manifesta sensibilità verso coloro che si sono separati dalla comunione con essa e si interessa di coloro che non comprendono la sua voce. Nella propria consapevolezza di costituire la presenza viva di Cristo nel mondo, traduce l’economia divina in azioni concrete utilizzando tutti i mezzi a sua disposizione, per una testimonianza attendibile della verità, nel rigore della fede apostolica. In questo spirito di riconoscimento della necessità di una testimonianza e di una disponibilità, la Chiesa Ortodossa ha sempre attribuito grande importanza al dialogo, e in particolare a quello con i cristiani non ortodossi. Attraverso questo dialogo, il restante mondo cristiano conosce assai meglio la Ortodossia e l’autenticità della sua tradizione. Conosce inoltre che la Chiesa Ortodossa non ha mai accettato il minimalismo teologico o la messa in dubbio della sua tradizione dogmatica ed etica evangelica. I dialoghi inter-cristiani hanno fornito una occasione all’Ortodossia per dimostrare il rispetto per l’insegnamento dei Padri e per dare una testimonianza affidabile della autentica tradizione della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. I dialoghi multilaterali intrapresi dalla Chiesa Ortodossa non hanno mai significato, e non significano, né giammai significheranno un qualsivoglia compromesso su questioni di fede. Questi dialoghi sono una testimonianza riguardo all’Ortodossia, fondata sul messaggio evangelico “vieni e vedi” (Gv. 1,46), cioè, che “Dio è amore” (1 Gv. 4,8).
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Con questo spirito, la Chiesa Ortodossa attraverso il mondo, essendo la rivelazione del Regno di Dio in Cristo, vive l’intero mistero della Divina Economia nella sua vita sacramentale, con la santa Eucaristia al centro, nella quale offre a noi non un nutrimento deperibile e corruttibili, ma il Corpo del Signore, il “Pane celeste”, che “è un farmaco di immortalità, antidoto per non morire, ma vivere in Dio per mezzo di Gesù Cristo, che purifica dai mali” (Ignazio di Antiochia, Lettera agli Efesini, 20, PG 5,756). La santa Eucaristia costituisce il nucleo più interno anche del funzionamento conciliare del corpo ecclesiastico, così come l’autentica conferma della Ortodossia della fede della Chiesa, come proclama sant’Ireneo di Lione: “Il nostro insegnamento è in accordo con l’Eucaristia e l’Eucaristia conferma il nostro insegnamento” (Contro le eresie, 4. 18, PG 7,1028).
Annunciando il Vangelo a tutto il mondo in accordo con il comandamento del Signore e “nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e i perdono dei peccati” (Lc 24,47), abbiamo l’obbligo di impegnare noi stessi, gli uni e gli altri e tutta la nostra vita a Cristo Dio e di amare gli uni gli altri, confessando in concordia: “Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, Trinità consustanziale e indivisibile” . Rivolgendo queste cose in Concilio ai figli attraverso tutto il mondo della nostra santissima Chiesa ortodossa, e a tutto il mondo, seguendo i Santi Padri e i decreti conciliari, al fine di preservare la fede ricevuta dai nostri Padri e “conformi a Cristo” nella nostra vita quotidiana, nella speranza della comune Resurrezione, glorifichiamo la Divinità tripostatica con canti divini:
“Padre onnipotente, Logos e Spirito, unica natura in tre ipostasi, sovrasostanziale , più che divina: in te siamo stati battezzati, e te noi credenti benediciamo nei secoli.” (Canone Pasquale, Ode 8.)
+ Bartolomeo di Costantinopoli
+ Teodoro di Alessandria
+ Teofilo di Gerusalemme
+ Irineo di Serbia
+ Daniele di Romania
+ Crisostomo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro
+ Ieronimo di Atene e di tutta la Grecia
+ Sava di Varsavia e di tutta la Polonia
+ Anastasio di Tirana e di tutta l’Albania
+ Rastislav di Presov e di tutta la Cechia e la Slovacchia.