Esaltazione della preziosa e vivificante Croce nella liturgia bizantina

La festa dell’Esaltazione della preziosa e vivificante Croce è il titolo riportato nei libri liturgici della tradizione bizantina. È associata alla dedicazione della Basilica della Resurrezione, costruita sul sepolcro del Signore nel 335 e anche per commemorare il ritrovamento della reliquia della regina Elena e del vescovo Macario, rappresentata nell’icona della festa.

Una memoria sviluppatasi su notizie alquanto antiche narra che sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, trovò a Gerusalemme, vicino al Golgota, tre croci utilizzate per Gesù Cristo e i due malfattori; una guarigione soprannaturale, verificatasi al contatto con una di loro, consentì di individuare la croce del Signore e di esibirla alla venerazione del popolo. Mentre la notizia del rinvenimento si divulgava in tutta la Città Santa, una enorme folla si riunì per onorare la Croce di Gesù. Il Patriarca di Gerusalemme, san Macario, la portò su una tribuna e quando la moltitudine la vide elevata, tutti all’unanimità gridarono decine di volte “Kyrie eleison”. Da allora una parte del sacro legno venne custodito nella basilica dell’Anàstasis (detta Santo Sepolcro dai latini), altre parti furono portate a Roma dalla stessa sant’Elena, che le conservò nella cappella della sua casa romana, diventata il monastero di Santa Croce in Gerusalemme.

La venerazione della Croce ha un posto importante nella liturgia bizantina e i testi dell’ufficiatura mettono continuamente in corrispondenza l’albero della Vita nel paradiso, a quello della Croce con immagini commoventi e profonde in cui si sintetizza tutto il mistero della salvezza:

“Croce venerabilissima che le schiere angeliche circondano gioiose, oggi, nella tua esaltazione, per divino volere risollevi tutti coloro che, per l’inganno di quel frutto, erano stati scacciati ed erano precipitati nella morte”; “nel paradiso un tempo un albero mi ha spogliato, perché facendomene gustare il frutto, il nemico ha introdotto la morte; ma l’albero della Croce, che porta agli uomini l’abito della vita, è stato piantato sulla terra, e tutto il mondo si è riempito di ogni gioia”; “la Croce che ha portato l’Altissimo, quale grappolo pieno di vita, si mostra oggi elevata da terra:  per essa siamo stati tutti attratti a Dio, e la morte è stata del tutto inghiottita. O albero immacolato, per il quale gustiamo il cibo immortale dell’Eden, dando gloria a Cristo!”.

Alla fine dell’ufficio del mattutino si celebra il rito dell’esaltazione e della venerazione della santa Croce. Il celebrante prende dall’altare un vassoio che accoglie la Croce preziosa disposta in mezzo a foglie di basilico, l’erba profumata che secondo la tradizione era la sola a crescere sul Calvario e che circondava la Croce quando fu trovata, e in corteo la porta reggendo il vassoio sulla sua testa fino alla porta centrale dell’iconostasi e in mezzo alla chiesa. Qui dispone il vassoio su un tavolo, fa tre prostrazioni fino a terra, e reggendo in mano la croce con foglie di basilico, guardando ad est, la alza sopra la testa, poi la abbassa a terra e alla fine traccia il segno della croce, mentre i credenti cantano “Kyrie eleison” cento volte. Ripetendo questa grande benedizione ai quattro punti cardinali, ad oriente il sacerdote implora la misericordia e le benedizioni di Dio sulla Chiesa e sul mondo intero. Al termine, il celebrante solleva la Croce e benedice quelli che poi la venerano e prendono le foglie di basilico, a memoria del buon profumo di Cristo Risorto di cui ogni battezzato è invitato a dare testimonianza nel mondo.

Diac. Antonio Calisi