Eurogendfor: la gendarmeria europea. Ne parliamo con Roberto Pecchioli

Intervenire in contesti di crisi o in caso di disastri naturali o procurati dall’uomo, sostituire integrare e addestrare forze di polizia locale, tra le missioni secondo la narrativa ufficiale, dell’Eurogendfor (Forza di Gendarmeria Europea) nell’ambito di politiche di difesa al fine di garantire la sicurezza nazionale e continentale.
Ce lo spiega Roberto Pecchioli, scrittore e saggista, collaboratore di riviste e blog, ex funzionario dell’Agenzia delle Dogane impegnato in attività antifrode e difesa del made in Italy.
Come e dove nasce questo Corpo di Polizia a ordinamento militare ?
Eurogendfor significa Forza di Gendarmeria Europea. Il nome stesso evoca la natura militare del corpo. Venne immaginata a seguito del Consiglio europeo di Nizza del 2000 e istituito ufficialmente sette anni dopo, con il Trattato di Velsen. Ha sede a Vicenza e ne fanno parte, finora, militari di sette corpi di polizia statali dipendenti dai rispettivi ministeri della Difesa, tra i quali i nostri Carabinieri, la Guardia Civil spagnola e la Gendarmerie Nationale francese. Dipendere dalla Difesa significa sottostare alla disciplina militare, quindi a impieghi misti, non esclusivamente di polizia interna. E’, in nuce, il primo nucleo di un esercito – o meglio di una polizia – sovranazionale. Risponde direttamente ai governi, non può essere controllata dai parlamenti nazionali né dall’europarlamento e, in linea teorica, non è un organo diretto dell’UE, benché possa intervenire a seguito di una richiesta nell’ambito di una formula ambigua, la “politica estera e di sicurezza comune.”
Quali le caratteristiche principali e gli scopi, ai più nascosti, per cui è stata istituita?
La caratteristica chiave è il carattere militare. E’ una forza di polizia, ma la disciplina è quella dell’esercito. Infatti l’Eurogendor (EGF) è stata già dispiegata nell’incandescente scenario bosniaco nel 2007 e in Afghanistan. L’ambiguità è alla base di tutti i trattati europei, il cui compito è fornire una base giuridica alla lunga operazione di svuotamento degli Stati nazionali per conferire tutti i poteri alle istituzioni unionali. In questo senso, la gestione dell’ordine pubblico, la repressione di rivolte, disordini politici e di ogni altra manifestazione di dissenso organizzato in ambito UE ha già una struttura e una catena di comando. Penso, ad esempio, alla possibilità che militari dell’Eurogendfor vengano impiegati con funzioni repressive in uno Stato, impiegando personale di nazionalità diversa da quella del territorio in cui intervengono.
Com’ è organizzata?
La EGF è formata da forze di polizia ad ordinamento militare in grado di intervenire in aree di crisi, sotto l’egida della Nato, dell’ONU, dell’UE e anche dell’OSCE, l’Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa, un organismo intergovernativo “per la promozione della pace, del dialogo politico, della giustizia e della cooperazione in Europa”. Dietro termini rassicuranti, si cela il possibile inganno: chi stabilisce che cosa significhi, ad esempio, dialogo politico? L’OSCE comprende cinquantasette paesi membri, l’EGF, per ora, è formata da sole sette forze di polizia militare statale. In caso di intervento in uno Stato OSCE, una parte dell’opinione pubblica potrebbe considerarla una forza di occupazione straniera. Il fatto che possa agire sotto l’egida (e il comando, evidentemente) della NATO, che è un’alleanza militare a guida Usa, rende ancora più perplessi.
Chi può entrare a farne parte ?
Secondo il Trattato di Velsen, poiché è un organo istituito in sede UE, teoricamente tutte le polizie militari dei paesi membri. Già oggi è membro di supporto dell’EGF la polizia militare lituana. Il pericolo è proprio la progressiva unificazione di varie strutture militari con compiti di polizia interna, potenzialmente utilizzabili negli Stati membri.
La sua natura sovranazionale la predispone ad esercitare un potere senza limiti ?
Il rischio è insito nella catena di comando che risponde esclusivamente ai governi, in particolare ai ministeri della Difesa. E’ il primo nucleo di una forza d ‘intervento unionale impiegabile a richiesta di un governo nello scenario interno a scopi repressivi, la cui disciplina e la cui mentalità è quella dell’esercito, non della semplice polizia.
Perché i media non parlano della “limitazione” della nostra sovranità popolare garantita dalla nostra Costituzione?
Fondamentalmente perché sono venduti in vario modo, con diversi livelli di dipendenza. Pensiamo alle somme cospicue che lo Stato italiano destina alla stampa sotto forma di aiuti all’editoria, alle dazioni di denaro ammesse dall’UE a organi di stampa e singoli giornalisti. George Soros e la sua Open Society finanzia da decenni giornalisti e media “amici”. La sovranità popolare in Italia e altrove, è come l’araba fenice: “che vi sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa”. Basti pensare che il massimo organo giurisdizionale italiano, la Corte di Cassazione a sezioni riunite, ha confermato che il diritto dell’UE è superiore a quello nazionale. Dunque, la stessa “costituzione più bella del mondo”, nella gerarchia delle fonti, sta dietro l’acquis giuridico comunitario, così come le sentenze della corte di giustizia di Strasburgo. Viviamo nella menzogna. Il minimo indispensabile sarebbe una legge che sancisse l’inapplicabilità di norme europee se in contrasto con i principi costituzionali. Da anni i tribunali applicano prima il diritto unionale, disapplicando per obbligo le norme nazionali contrastanti. Potremmo aggiungere che, perduta la sovranità monetaria a favore della BCE e quella economica con il “vincolo esterno” o il demenziale rapporto del 3 per cento tra debito e PIL (derogato per le spese belliche!) non ci resta che cedere anche la sovranità di polizia. Quella militare e di politica estera l’abbiamo perduta nel 1945 con i trattati di pace, comprese le parti riservate, troppo umilianti per farle conoscere a un’opinione pubblica che deve rimanere convinta dell’indipendenza nazionale.
Potrebbe interferire, determinare, influenzare anche il corso di indagini penali senza rispondere ad alcuna autorità dello Stato?
Cito espressamente l’art. 4, comma 3 del trattato di Velsen. I possibili utilizzi di EGF comprendono: condurre missioni di sicurezza e ordine pubblico; monitorare, svolgere consulenza, guidare e supervisionare le forze di polizia locali nello svolgimento delle loro ordinarie mansioni, ivi compresa l’attività d’indagine penale; assolvere a compiti di sorveglianza pubblica, gestione del traffico, controllo delle frontiere e attività generale d’intelligence; svolgere attività investigativa in campo penale, individuare i reati, rintracciare i colpevoli e tradurli davanti alle autorità giudiziarie competenti; proteggere le persone e i beni e mantenere l’ordine in caso di disordini pubblici; formare gli operatori di polizia secondo gli standard internazionali e gli istruttori, in particolare attraverso programmi di cooperazione. L’autorità dello Stato (nazionale) in tutti questi casi è carta straccia dinanzi alla natura di organo intergovernativo – ovvero unionale- di Eurogendfor. Penso, ad esempio, alla pressione esercitata dalla Commissione e dagli altri organi dell’UE per abolire l’unanimità degli Stati membri rispetto alle grandi decisioni. Il dissenso “nazionale”, magari accompagnato da manifestazioni pubbliche, potrebbe essere represso da EGF, anche solo minacciandone l’impiego. I trattati europei hanno le maglie larghe, ossia consentono interpretazioni estensive ed abusi. E se uno Stato – magari non del peso internazionale e delle dimensioni del Regno Unito- volesse uscire dall’UE? L’Unione è libera o è una gabbia in cui ci siamo rinchiusi, sorvegliati da guardiani armati?
L’Eurogendfor può essere definita una forza intoccabile poiché non ci sarebbe alcun giudice legittimato ad intercettare le sue comunicazioni, perquisire i suoi uffici, ecc… ed anche perché nel caso di eventuali abusi d’ufficio non sarebbe mai processata in un Tribunale?
Immagino che potrebbe farlo solo un giudice della corte europea, dimostrando così la natura di super Stato – benché non dichiarata – dell’Unione. Quanto ai tribunali nazionali, poiché il diritto unionale supera quello nazionale, si solleverebbe un conflitto gigantesco. Nessuno avrebbe la forza di sostenerlo, a meno di una compattezza fortissima dell’opinione pubblica, impossibile in una realtà in cui l’intero mainstream mediatico e culturale è al servizio del super Stato. Aggiungo che esiste già un organo al di sopra dei tribunali, ed è la BCE, compresi i suoi dirigenti.
Sono state fatte interrogazioni parlamentari perché non abbia potere assoluto, in quanto non sottoposto al controllo dei Parlamenti nazionali o del Parlamento europeo?
Al momento della ratifica del Trattato di Velsen da parte del parlamento italiano, i deputati Manlio Contento e Isidoro Gottardo presentarono un’interrogazione parlamentare indirizzata al Ministro della Difesa, chiedendo “se è vero che, dopo la conclusione dei lavori in seduta congiunta delle Commissioni Esteri e Difesa, che hanno chiuso l’iter referente del Disegno di Legge 2062 di ratifica del Trattato di Velsen approvato dalla Camera dei Deputati il 9 marzo 2010, la Benemerita sarà abolita oppure riassorbita nelle forze di polizia ad eccezione di quei contingenti da inserire inseriti Gendarmeria Europea, istituita attraverso il predetto Trattato. In teoria non è così, ma intanto l’“Arma” è già sottoposta alla disciplina dell’Eurogendfor in quanto facente parte.
Rappresenterà l’esercito dell’Unico Governo Mondiale disegnato dall’élite per schiavizzare l’umanità “transumanizzata”, microchippata chiusa nelle smart cities (cosiddette città intelligenti?)
Più che l’esercito, direi la polizia. Formata da stranieri, per renderla meno sensibile alle istanze del territorio in cui è impiegata. L’Eurogendfor è un organo di polizia con scopi di controllo interno. Formata da militari per renderne immediato l’impiego e sicura la disciplina,. Certo, al di là di EGF, fa paura l’idea che presto potranno esserci soldati dotati di resistenza sovrumana, diretti da remoto e robot poliziotti. Abbiamo già robot con forma di cani. Robocop non è più un film.
Di pari passo vediamo all’orizzonte divenire realtà l’ Unica Religione mondiale dopo la Dichiarazione della Fratellanza Universale firmata ad Abu DabhiIl 4 febbraio 2019 da papa Francesco e l’imam Ahmad al-Tayyeb?
Il Nuovo Ordine Mondiale , annunciato da uno dei banchieri Warburg, già nel 1950, aspira ad un unico governo planetario. Pur essendo irreligioso, materialista e nemico di ogni spiritualità, sa che la religiosità non può essere estirpata dal cuore degli uomini. Dunque, cerca di controllarla, asservendo le chiese stabilite e le religioni. Come nel caso degli scopi ufficiali delle organizzazioni del governo mondiale (OSCE, ONU, eccetera) la genericità delle parole e degli appelli nasconde i veri obiettivi. Fratellanza universale è un termine che non solo cattolici, cristiani e musulmani interpretano in maniera divergente, ma è una espressione la cui radice moderna è rivoluzionaria (LIberté, Egalité, Fraternité) e massonica. Purtroppo, la Chiesa cattolica, dall’enciclica Pacem in Terris (1963) di Giovanni XXIII sino a Benedetto XVI (pur con successive correzioni) ha preso posizioni filo mondialiste. In termini religiosi, è pericoloso, equivoco, soprattutto l’indifferentismo di “Fratelli Tutti” (Bergoglio) e ovviamente la dichiarazione di Abu Dhabi. Al termine del Ramadan, si è arrivati, in nome di una fratellanza a senso unico, a offrire chiese e spazi cattolici ai musulmani. Il fondatore del realismo politico del Novecento, Carl Schmitt, cattolico, scrisse che “se qualcuno mi considera nemico, io divento tale anche contro la mia volontà”. Le dichiarazioni di fratellanza tra capi religiosi non impediscono stragi di cristiani.
Cinzia Notaro