Unione Europea alle Armi

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha recentemente proposto un ambizioso piano denominato “ReArm Europe” volto a rafforzare le capacità difensive dell’Unione Europea. Questo piano prevede la mobilitazione di circa 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni, combinando fondi nazionali e comunitari.
La proposta sembrerebbe articolarsi in due componenti principali:
- flessibilità fiscale. L’attivazione della clausola di fuga dal Patto di Stabilità e Crescita consentirà agli Stati membri di aumentare la spesa per la difesa senza incorrere in procedure per disavanzi eccessivi, creando uno spazio fiscale di circa 650 miliardi di euro.
- uno strumento di prestito comune. L’UE emetterà 150 miliardi di euro in prestiti, garantiti dal bilancio comunitario, per finanziare investimenti militari strategici. Questo piano mira a migliorare le capacità militari paneuropee.
L’obiettivo che la Commissione si propone è garantire che l’Europa possa assumere maggiori responsabilità nella propria difesa.
La proposta sarà discussa in una prossima riunione straordinaria dei leader dell’UE a Bruxelles, dove si valuteranno i dettagli e le modalità di attuazione del piano.
Per parte italiana, il Primo Ministro Giorgia Meloni ha sottolineato la necessità di aumentare la spesa per la difesa in Europa, accogliendo la proposta della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, di escludere le spese per la difesa dalle regole di bilancio dell’UE come un primo passo, ma evidenziando la necessità di ulteriori misure per rafforzare il contributo dell’Europa alla NATO.
In linea con questa posizione, l’Italia ha proposto un piano per stimolare investimenti fino a 200 miliardi di euro nei settori della difesa e dell’aerospazio, utilizzando garanzie dell’UE. Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha presentato questo schema, denominato “European Security and Industrial Innovation Initiative”, durante una riunione dei ministri delle finanze dell’UE a Bruxelles. Il piano prevede che circa 17 miliardi di euro in garanzie europee possano generare fino a 200 miliardi di euro di investimenti in un periodo fino a cinque anni.
L’Italia sostiene anche l’idea di utilizzare il debito comune dell’UE per finanziare l’aumento della spesa per la difesa, sebbene questa proposta incontri resistenze da parte di alcuni membri dell’UE più conservatori dal punto di vista fiscale.
In sintesi, ci si vuol preparare ad una guerra contro un nemico che, se ci vuole schiacciare, gli basterebbe premere un pulsante.
Invece che prepararsi alla guerra non sarebbe meglio battersi per la pace?
Giovanni Paradiso