Giovanni Calvino
Nel V centenario della nascita 1509 – 2009
Ricorre quest’anno il quinto centenario dalla nascita di Giovanni nato a Noyon, in Picardia (Francia) nel 1509. Tra i Riformatori, Calvino non è certo quello che gode della migliore fama. Gli attacchi scagliati contro di lui nel periodo della Controriforma hanno lasciato il segno. Lo si è accusato di intransigenza (il “dittatore di Ginevra”), di essere sostenitore ad oltranza della predestinazione, l’inquisitore e carnefice di Servito (per i suoi errori contro la Trinità), o lo si ricorda come il fondatore del capitalismo moderno, con tutti i risvolti negativi che questo comporta[1]. Tutto ciò deforma la sua vera immagine di umanista e grande Riformatore. Sotto il profilo ecumenico, la ricorrenza di quest’anno offre un’occasione propizia per rivalutare con spirito equo la sua personalità ed il suo genio.
Sta di fatto che prima di approdare alla teologia, il giovane Calvino fa parte di quella nuova generazione di intellettuali del ‘500, che coltivano le lingue antiche, formato anche lui ad un metodo rigoroso e scientifico, come si vede nel suo commento al De Clementia di Seneca (1532). Egli, inoltre, avverte l’esigenza – viva in tutta l’Europa dell’epoca – di impegnarsi nella vita del mondo, mettendo al servizio di questo compito la sua scienza. Questa ben presto si estenderà anche agli studi biblici e teologici. La svolta importante della Riforma è proprio qui: l’ “apertura della pietà al mondo e, nel contempo, il pieno ingresso dei problemi della società nel pensiero teologico”[2].
Aspetti ecumenici
l Riformatore è noto per gli imponenti commenti ai singoli libri dell’Antico e Nuovo Testamento. Ma non è esclusivamente un teologo biblico, non è un “biblista” nel senso che oggi si da a questa parola. Nei suoi scritti sono frequentissimi i richiami ai Padri e alla tradizione della Chiesa, in modo particolare ad Agostino. Talvolta si mette a dialogare con loro, immaginando di averli vicini[3]
Proprio perché legato e ispirato dalla tradizione patristica, Calvino insegna e pratica un metodo teologico, ove la sapienza prevale sulla scienza. Non critica, certo, le prove dell’esistenza di Dio di Anselmo di Aosta o di Tommaso d’Aquino, semplicemente le tralascia per evidenziare che Dio si adatta a tutti, soprattutto ai più semplici che aprono il loro cuore a Lui senza porsi tante domande sulla sua esistenza. Nell’introdurre la sua Istituzione della religione cristiana[4], Calvino scrive: “Il mio scopo è istruire e formare coloro che intendono consacrarsi allo studio della teologia, facilitando il loro studio della sacra Scrittura e aiutandoli a ricavare da questa meditazione benefici per mantenere la retta via senza inciampare. […] Non è pertanto il caso che nell’esporre i testi della sacra Scrittura, affronti i problemi con ampie disquisizioni, dato che il presente libro vuol semplicemente essere uno schema generale per aiutare coloro che desiderano servirsene. Ognuno può rendersi conto di come non ami prolissità e divagazioni […]. Mi affido, con questo, alla mano di Dio, chiedendovi di non dimenticarmi nelle vostre preghiere se avete ricavato qualche utilità dalla mia fatica».
Ecco una bella preghiera fiorita dall’anima di Calvino, nella lettera che scrive al cardinale Sadoleto :
“Ho sempre testimoniato con zelo, con parole e fatti, l’unità della Chiesa. Tuttavia, per me si trattava di edificare quella unità che trova in Te, mio Dio, la sua origine e il suo fine. Ogni volta che mi hai comandato la pace e la concordia, mi hai fatto capire che eri Tu il solo legame che può garantire queste realtà!”.
Il grande ideale ecclesiale del Riformatore è l’unità che si realizza in ciascuna chiesa locale. Essa è fatta sì di amore e di reciproca fraternità, ma è profondamente insita nel corpo della Chiesa sottoposta a Cristo suo Capo. Commentando Ef 4,7, Calvino scrive: “E’ questo il mezzo con cui Dio preserva e custodisce la reciproca connessione tra noi, quando non da a nessuno una perfezione tale da essere personalmente (privatim) autosufficiente, non bisognoso del soccorso altrui; ma a ciascuno Dio dispensa una certa misura, in modo che nessuno abbia abbastanza per conservarsi e mantenersi, ma tutti comunicano e si aiutano vicendevolmente”
Quando si tratta di salvare i diritti di Dio e della sua verità, Calvino non esita , sia pure a scapito di una concordia apparente della chiesa.
Contatti con il mondo ortodosso
Forse anche per questo, e non solo perché si oppone audacemente all’imperialismo romano, Giovanni Calvino attira le simpatie del mondo ortodosso. Una celebre amicizia fu quella che lo strinse a Cirillo Loukaris (1572- 1638), divenuto Patriarca di Alessandria nel 1602, dopo essersi formato alle migliori scuole occidentali dell’epoca (Venezia e Padova), ed in seguito (nel 1620) eletto Patriarca di Costantinopoli. Facendosi promotore di una rinascita culturale e di un rinnovamento della Chiesa ortodossa, volse le sue attenzioni al Riformatore di Ginevra, che nel 1628 mandò presso il Patriarca il pastore Antonio Léger. Un anno dopo veniva pubblicata a Ginevra una Confessione di fede di spirito calvinista, alla quale più tardi Cirillo aderì, apportandovi delle aggiunte in greco. L’influsso del calvinismo si propagherà ad altri noti teologi ortodossi: Metrofane Kritòpoulos, Zaccaria Gerganòs, Theòfilos Koridallèus, Giovanni Karòfillos. Cosa trovavano gli ortodossi nel pensiero del Riformatore, per avvicinarsi tanto al calvinismo? Un teologo ortodosso odierno J. Meyendorff, lo spiega in maniera sintetica ma efficace: «Quando consideriamo le più essenziali intuizioni dei Riformatori, restiamo colpiti dalla loro convergenza con i punti più importanti della sintesi patristica. Penso in particolare all’idea che la grazia salvifica non può mai e in nessun caso essere considerata come realtà “creata”. Fu proprio questa l’intuizione principale di Lutero e di Calvino nel respingere le mediazioni create e meritorie tra Dio e l’uomo, che si ritiene “amministrino” o “dispensino” la grazia di Dio. Questo à indubbiamente un fondamentale punto d’incontro tra i Riforma e Ortodossia, che non ammette assolutamente né l’idea di una grazia creata né quella di meriti umani di fronte alla salvezza donata gratuitamente da Dio. Tale incontro è fondato sulla comune comprensione del Vangelo di Cristo, svincolato da ogni reinterpretazione filosofica” [5].
Su questo e tanti altri punti, non solo nel passato, ma anche nell’epoca attuale ortodossia e mondo riformato tornano ancora a dialogare, benché permangano tante divergenze riguardo a punti importantissimi (ad es. la realtà dei sacramenti, il sacerdozio ministeriale, il culto alla Vergine e dei santi, ecc.). Una commissione teologica ortodossa, porta avanti tale dialogo. Essa si è incontrata con la conferenza delle chiese Europee e la chiesa evangelica tedesca (1999). Tre anni dopo (novembre 2002) è avvenuta una consultazione tra teologi della Chiesa ortodossa con la Comunione delle chiese protestanti d’Europa su questioni ecclesiologiche.
Nella Lettera agli amanti di Gesù Cristo, Calvino scrive
«Senza l’Evangelo siamo tutti inutili e fatui,
senza l’Evangelo non siamo cristiani…
Senza l’Evangelo
ogni ricchezza è povertà
ogni sapienza è follia
ogni forza è debolezza
ogni giustizia umana
è condannata da Dio
Ma con la conoscenza dell’Evangelo
siamo resi figli di Dio,
fratelli di Gesù Cristo ,
concittadini dei santi,
cittadini del Regno dei cieli
eredi di Dio con Gesù Cristo
per mezzo del quale,
i poveri sono resi ricchi
i deboli potenti,
i pazzi savi,
i peccatori giustificati,
gli affranti consolati,
i dubbiosi rassicurati
i servi liberati.
L’Evangelo è parola di vita e verità»
Questo l’orizzonte ecumenico, nel quale auspichiamo che le nostre chiese si ritrovino unite, ognuna con la sua identità, nella comune fedeltà al Vangelo.
p. Rosario Scognamiglio op
[1] F. Clavairoly, Calvin, un héritage pour tous les chrétiens?, in Unité des chrétiens, Gennaio 2009, 6.
[2] André Biéler, L’humanisme sociale de Calvin, Ginevra, Labor et Fides, 1961, 37.
[3] Si veda il dialogo con Agostino, una specie di dibattito circa la preghiera per i defunti, in Institut IV,1,12.
[4] In italiano a cura di G. TURN, UTET Torino 1971 (2 voll.).
[5] Ortodoxie et catholicité, ed. Seuil, Parigi 1965, 120s.