Governo Meloni. Chi lo sta facendo giocare, e per chi gioca?

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Mai come in questo periodo il Governo italiano ha dovuto profondere le sue migliori energie per comunicare le proprie iniziative e i traguardi raggiunti, sino a sfiorare il limite che separa la comunicazione dalla pubblicità. Tanto impegno sarà certamente dovuto a mille fattori, il primo dei quali è che, quello della Meloni, è il primo governo italiano dichiaratamente ed ostentatamente conservatore, non proprio in coerenza con la storia della sua Presidente, proveniente da un partito della cosiddetta destra sociale spento in quel di Fiuggi il 27 gennaio 1995 e dunque, da una parte l’agire è condizionato dalla necessità di dimostrare discontinuità col passato e dall’altro ricercare differenze rispetto agli amici di cordata che questo problema non ce l’hanno affatto. Si consideri pure che il governo italiano è stretto a tenaglia da una macchina della guerra comunicativa che è prevalentemente e pregiudizialmente ostile, e da un’altra forza comunicativa, che dovrebbe considerarsi amica, ma che sembra preparare il terreno ad una successione a palazzo Chigi tutta in rosa da parte di altra chioma bionda con natali illustri.

Al di là delle statistiche e delle interpretazioni dei numeri lanciate qua e là, ciò che però non può essere non considerata è la totale e manifesta carenza di una prospettiva per lo Stato italiano che un tempo si sarebbe chiamata vocazione della Nazione: l’Italia dove vuole andare? che ruolo vuole ritagliarsi nel consesso internazionale.

Dopo tanti governi compositi e partecipati da chi non ha vinto le elezioni, uno per tutti dall’onnipresente PD, con l’ultima consultazione politica sembrava giunto il momento di assistere, finalmente, ad un cambio di passo. Quanto meno, ci si aspettava di vedere quel cambiamento che, promesso in campagna elettorale, l’elettorato ha deciso di premiare nelle urne. Purtroppo, però, al di là di qualche dichiarazione di principio, ci siamo ben presto dovuti ricredere guardando soprattutto alla politica estera che ha visto il governo Meloni sgomitare, con gli altri Stati europei, nella corsa di fedeltà agli USA soprattutto, ma non solo, in occasione della guerra russo-ucraina.

Ricordiamo le critiche dell’on. Meloni all’aggressione franco-americana nei confronti della Libia di Gheddafi, ricordiamo pure il violento attacco verbale alla politica di asservimento monetario dell’Africa alla democraticissima Francia; abbiamo memoria anche delle doglianze rispetto alle conseguenze di questa politica neo-colonialista che ha comportato la destabilizzazione dell’area e la marginalizzazione degli interessi dell’Italia nel continente nero favorendo il ritorno neo-ottomano del turco Erdogan in Libia.

Tutto bene fino qui. Fino a quando il partito dei Fratelli d’Italia erano all’opposizione. Non capiamo, o forse purtroppo sì, come mai, al contrario, giunti al governo, non solo oggi tollerino tutto ciò, ma addirittura, il Ministro del cosiddetto Made in Italy, Urso gioisca e strombazzi vittorioso per la cessione di Piaggio Aerospace alla turca Baykar affermando: “La recente acquisizione di Piaggio Aerospace da parte di Baykar rappresenta un passo strategico per l’intero settore, aprendo la strada a nuove collaborazioni tra i grandi player dell’aerospazio. L’obiettivo è potenziare l’innovazione, la competitività e la leadership tecnologica delle nostre industrie rafforzando la produzione in Italia”.

La cessione della Piaggio Aerospace, società strategica per la difesa italiana e quindi anche europea, ai turchi, per ora, garantirà solo i posti di lavoro in Italia ma che riflessi avrà sulla politica internazionale? La Turchia nel nord Africa non è più un problema? Erdogan è diventato un amicone della Meloni?

Di certo, la vendita della Piaggio Aerospace alla Baykar non è un affaire semplicemente italiano ma ha ripercussioni nella politica di tutta l’Unione Europea e soprattutto di quegli stati europei, Grecia e Cipro, che con i turchi hanno gatte da pelare quotidianamente sia per violazioni degli spazi aerei e marittimi sia per pretese manifestamente espansioniste.

Ed infatti le contestazioni, a livello internazionale, non sono tardate ad arrivare. E’ notizia Ansa che: “Il governo greco sostiene che Roma ha aggirato i regolamenti europei, approvando la vendita di Piaggio Aerospace a Baykar – azienda di droni controllata dal genero del presidente turco Recep Tayyip Erdogan – senza informare i partner dell’Unione europea. Il regolamento UE 2019/452 richiede che gli investimenti esteri in società strategiche vengano notificati agli altri Stati membri. I funzionari ellenici insistono sul fatto che la cooperazione europea in materia di difesa deve essere trasparente, in particolare quando coinvolge la Turchia, membro della Nato impegnato in annose dispute nel Mediterraneo con la Grecia. La notizia arriva nello stesso periodo in cui Atene ha espresso la propria contrarietà alla possibile vendita ad Ankara di missili aria-aria Meteor, prodotti dal consorzio europeo Mbda, controllato dalla francese Airbus, dall’inglese Bae Systems e dall’italiana Leonardo. A margine del vertice informale dei leader Ue che si è tenuto martedì scorso a Bruxelles, il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha chiesto al presidente francese Emanuel Macron di essere aggiornato sui colloqui per la vendita. Nell’incontro, stando a quanto scrive Kathimerini, Macron ha confermato che i colloqui sono in corso con Ankara, e ha aggiunto che il Regno Unito dovrebbe avere un “ruolo chiave” nel processo di vendita”.

Rimane la domanda di fondo: a che gioco sta giocando il governo Meloni? chi lo sta facendo giocare e per chi sta giocando?

Paolo Scagliarini