Guerra e Pace
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“Non c’è nulla di più forte di quei due combattenti là: tempo e pazienza.” Così scriveva Lev Tolstoj in Guerra e Pace nel lontano 1869.
Il tempo e la pazienza hanno premiato evidentemente solo una parte coinvolta nel conflitto russo-ucraino. Ovviamente la parte russa che nel lungo periodo dal 2022 ad oggi con pazienza ha atteso l’arrivo di un interlocutore disposto ad ascoltare le sue ragioni e a cercare una trattativa di pace.
L’altra parte, quella europea, continua invece a perdere tempo e a far perdere uomini e territori ucraini, una generazione intera spazzata via, nel nome del proprio orgoglio ferito.
Ci ha pensato Donald Trump a mettere una pietra tombale sull’ultimo rigurgito di orgoglio dei vari Macron, Scholz, Meloni, Von Der Leyen e Starmer. Mentre questi si affannavano a convocare un meeting per discutere del ruolo europeo nelle trattative di pace, da Washington Trump dava un’altra visione della situazione: “Saremo solo io e Putin, non inviteremo rappresentanti dell’Europa. Non ci sarà nessuna guerra per me e se l’Europa ha un problema con questo, allora lasciamo che la Russia la sconfigga da sola senza la partecipazione americana. Perché non vorrei che l’UE fosse lì? Poiché i loro rappresentanti devono andare in guerra, hanno bisogno di un conflitto a lungo termine per nascondere la loro incompetenza, le loro lobby e il loro denaro rubato. Io classifico già l’UE come un paese del terzo mondo, ma lì la situazione è un po’ migliore, nessuno le impone nulla. Non negozierò con nessuno che voglia prolungare il conflitto, non negozierò con nessuno che invierà più armi, non negozierò con nessuno che cercherà di ottenere più iniziative di munizioni, non negozierò con nessuno che cercherà di prolungare il conflitto. Negozierò la pace, che ovviamente è una parola molto censurata nell’UE”.
A Ryad la pace, a Parigi la guerra? Parrebbe di si, almeno nelle intenzioni. Una Europa cieca che si ostina a non comprendere quanto poco peso abbia nel Mondo. Del resto dovevano capirlo subito: il “Make America Great Again” trumpiano era chiaro. America, no Europe. Sedotti, illusi e schiavizzati da Biden e ridicolizzati, strigliati e abbandonati da Trump.
La fine dei maggiori leaders europei è quella. Mentre Starmer si affanna a dichiarare la disponibilità di inviare truppe inglesi sul suolo ucraino, Macron cerca di distrarre il suo popolo con la politica estera per mascherare le difficoltà interne, Scholz, invece, si congeda e si avvia verso una debacle clamorosa nelle prossime elezioni tedesche frutto di errori in serie sulla immigrazione, sul masochismo economico delle sanzioni e gasdotti persi per sempre. Intanto in Arabia Saudita Rubio tesse la tela delle trattative coi russi, con l’intermediazione del Principe Bin Salman.
Per noi europei una sconfitta epocale, ma fino a quando per orgoglio e paura di perdere prestigio, i nostri governanti saranno disposti a prolungare la guerra? Le prospettive non sono rosee, si rischia un isolamento totale unito alla disapprovazione dei popoli, le ultime elezioni lo hanno dimostrato ovunque. Una situazione economico-sociale insostenibile e pericolosa.
Intanto, parafrasando ancora Tolstoj, nutriamo speranza in queste parole: “Per alcuni istanti si guardarono negli occhi in silenzio, e ciò che era lontano, impossibile, a un tratto diventò vicino, possibile, inevitabile.”
Qualcuno le ha lette di sicuro, qualcun altro ancora no, ma non è mai troppo tardi.
Francesco Di Sario