I Cristiani ed il giorno della Domenica
Negli ultimi anni abbiamo assistito al triste fenomeno della diminuzione del significato religioso ed etico della domenica tra i cristiani. È un fatto che linguisticamente siamo passati dal “giorno del Signore” al “fine settimana”, dal “primo giorno dopo il sabato” alla “fine della settimana”. La cultura del nostro tempo, infatti, ha fatto della domenica un giorno, che non ha più il carattere della liberazione spirituale, ma dell’alienazione dell’uomo. Senza dubbio la moderna industria del tempo libero pianifica tutto per noi: dove e come trascorreremo le vacanze, di quali infinite comodità e divertimenti potremo godere; tutto ciò può momentaneamente sollevarci e divertirci, ma non ci aiuta a soddisfare i nostri bisogni più profondi né a sentirci completi, cogliendo il significato e la grandezza della nostra dignità e della nostra vera libertà.
Molti cristiani, pur vivendo in paesi di lunga tradizione cristiana e in un ambiente con profonde radici e principi cristiani, purtroppo sono indifferenti alla ricchezza spirituale che la Domenica stessa possiede e vivono questo giorno senza alcun riferimento religioso, trascurando con disinvoltura la festività stessa della la nostra fede, che avviene in questo giorno e che altro non è che la Divina Eucaristia.Il secolarismo e l’indifferenza religiosa oscurano l’orizzonte del trascendente e ostacolano la comunicazione dell’uomo con Dio e con i suoi simili. La complessità della vita moderna, l’apertura domenicale dei grandi centri commerciali e le relative ramificazioni, sebbene offrano un vero conforto alle famiglie, rendono più difficile, che in altri periodi, l’andare in chiesa la Domenica.Neppure la non lavoratività di questo giorno benedetto favorisce la Domenica cristiana, poiché per molti giovani questo giorno rappresenta un’occasione per uscire dalla routine settimanale o per divertirsi la sera prima, a cui seguono vita notturna, alcol, talvolta anche con l’uso di droga, mentre per molti adulti è occasione per evadere, per spensieratezza, per estraniarsi, tanto che molto spesso, si torna a casa più stanchi di prima dell’inizio del fine settimana.Il dramma più grande è che la Domenica è diventata un giorno non diverso dagli altri giorni della settimana. La perdita del significato della Domenica e della sua importanza fondamentale per la vita cristiana, porta alla perdita del significato e dell’importanza del centro della vita della Chiesa, la Divina Liturgia domenicale.Dal punto di vista catechetico e pastorale e alla luce di questa realtà, che diventa sempre più allarmante, dobbiamo trovare il coraggio di recuperare il significato cristiano della Domenica, giorno primario per i cristiani, giorno del Signore Risorto, un giorno di incontro del Popolo di Dio con il Signore stesso.La Domenica non è stata creata dalla Chiesa. La Chiesa la ha ricevuta come dono del Signore. La Domenica, infatti, è nata dalla Risurrezione. È la Pasqua settimanale, come la Pasqua è la Domenica annuale.Nella Chiesa dei primi secoli la parola che definiva la Domenica testimoniava anche la liturgia eucaristica: “Dies Dominicae Resurrectionis” (cioè “giorno della risurrezione del Signore”) e “Dominicum” (cioè “domenica”). Sono i due elementi fondamentali della nostra fede pasquale: l’ascolto della Parola di Dio e la partecipazione al Corpo e al Sangue di Cristo. È una liturgia straordinaria, che è mistero sacro della Chiesa e ci mostra l’unicità dell’evento pasquale. I cristiani della Chiesa primitiva, infatti, consideravano la Domenica come una Pasqua settimanale, durante la quale il Signore entra nella nostra vita per trasformarla, rinnovarla e ricrearla.La Domenica è il giorno dell’identità cristiana e la festa che dichiara la nostra appartenenza alla Chiesa. Nella Domenica la preghiera, l’ascolto della Parola di Dio e soprattutto la partecipazione alla Divina Liturgia hanno un posto speciale. Il dovere principale dei cristiani la Domenica, così come durante le festività principali, è la partecipazione alla Divina Liturgia.
Non dobbiamo pensare che la fede e l’appartenenza ecclesiale oggi siano cose superate in questo deserto di mondo in cui viviamo.In ogni cuore umano c’è sempre l’anelito all’Infinito, che come la cerva anela all’acqua della sorgente, così l’anima anela al Dio vivente. La Domenica è anche il giorno in cui tutti siamo invitati a vivere in pace la nostra vita familiare, a compiere opere di amore e di solidarietà fraterna, a visitare i malati e a godere in pienezza dei doni di Dio.È necessario scoprire la ricchezza spirituale della Divina Liturgia domenicale. Per i primi cristiani, la partecipazione alle liturgie domenicali era una naturale espressione della certezza di appartenere a Gesù Cristo, di essere comunicanti del suo Corpo mistico nella gioiosa attesa del suo ritorno glorioso. Così dobbiamo agire, affinché la nostra partecipazione alla Divina Liturgia domenicale sia per ogni cristiano battezzato l’evento centrale della settimana.
È un dovere inconfutabile, che dobbiamo compiere non solo per osservare un comandamento, ma per rispondere a un bisogno reale, affinché la nostra vita cristiana sia coerente e consapevole. Più che un comandamento, la Domenica è un’esigenza del cuore. Possiamo liberarci facilmente di un Comando, ma da un’esigenza del cuore non è la stessa cosa.Papa Benedetto XVI ci ricorda: “partecipare alla Divina Liturgia della Domenica, cibarsi del Pane eucaristico e vivere la comunione ecclesiale con i fratelli e le sorelle in Cristo, è una necessità per ogni cristiano. In questo modo il cristiano può trovare la forza necessaria per il suo cammino spirituale, che deve percorrere ogni settimana”.
Non dimentichiamo mai che la Divina Liturgia è nutrimento e forza, necessaria per vivere fedelmente la nostra vita cristiana. Quindi il Comando per la Chiesa non è un dovere imposto dall’esterno, non è un peso sulle nostre spalle. Al contrario, partecipare alla Divina Liturgia domenicale, nutrirsi del Pane eucaristico e partecipare agli eventi della Chiesa come fratelli e sorelle in Cristo, è per ogni cristiano una necessità, è una gioia. In questo modo il cristiano può trovare la forza e l’energia necessarie per il cammino, che deve percorrere ogni giorno.I cristiani dei primi secoli consideravano essenziale la Divina Liturgia domenicale e non potevano farne a meno. L’osservanza della frequenza in chiesa durante la Divina Liturgia domenicale era il punto che distingueva i cristiani dai loro simili.
Sant’Ignazio di Antiochia all’inizio del II secolo definiva i cristiani con queste parole: “coloro che osservano la Domenica”.Quando nell’anno 303 d.C. interrogati e poi condannati dal giudice, quarantanove cristiani di Abitina, cittadina vicino a Cartagine, perché avevano partecipato alla Divina Liturgia, risposero: “senza la Domenica non possiamo vivere”, cioè “senza riunirci tutti insieme la Domenica, per celebrare la Divina Liturgia, non possiamo né esistere né vivere come cristiani».Durante la Divina Liturgia domenicale, i cristiani si riuniscono come famiglia di figli di Dio, attorno al Santo Altare della Parola e del Pane di Vita. Il Concilio Vaticano II afferma: La domenica «i fedeli devono riunirsi tutti insieme, per ascoltare la Parola di Dio e partecipare alla Santa Eucaristia. Fanno così memoria della passione, risurrezione e gloria di nostro Signore Gesù Cristo ed esprimono la loro gratitudine a Dio, che li ha rinati in una speranza viva, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti» (Sul culto, 106).
Con la nostra partecipazione alla Divina Liturgia, il Giorno del Signore si trasforma in un giorno della Chiesa. Infatti, non può esserci Chiesa senza la celebrazione della Divina Eucaristia.E noi cristiani in questo modo comprendiamo meglio la nostra origine all’interno della Chiesa, da dove veniamo e dove andiamo, e così riconosciamo la nostra vera identità.
Dobbiamo scoprire e comprendere meglio tutta la ricchezza e tutto il significato della Domenica, come giorno del Signore, come giorno della gioia cristiana. È importante che ogni credente sia convinto che non può vivere la propria fede senza partecipare regolarmente all’incontro eucaristico domenicale, senza cibarsi regolarmente del Pane di Vita. È un’esigenza, scritta nel cuore della sua esistenza cristiana, ed è la condizione perché possa vivere con coerenza la sua fede cristiana.
Nel numero 82 dell’Esortazione Apostolica “La Chiesa in Europa”, Papa Giovanni Paolo II invita a riscoprire il significato più profondo del Giorno del Signore, affinché «sia santificato dalla nostra partecipazione all’Eucaristia e da un riposo ricco di Gioia cristiana e fraternità. Fissiamo allora la meta della nostra vita, che la Domenica sia il fulcro del culto divino, che è foriero incessante di vita eterna, e che anima la nostra speranza e ci rafforza nel nostro cammino spirituale”. Allo stesso tempo, il Papa ha chiesto a tutti i battezzati di difendere la Domenica come giorno festivo e di adoperarsi affinché la Domenica sia un giorno a beneficio dell’uomo e di tutta la società umana.Se infatti sottraessimo alla Domenica il suo significato primario e le togliessimo ogni occasione temporale e locale di preghiera, di comunione ecclesiale, di gioia e di riposo, l’uomo rimarrebbe rinchiuso in un orizzonte così limitato da non poter vedere il cielo. Quindi, per quanto possa essere vestito a festa, non potrà davvero festeggiare. E senza il significato della festa, la speranza non troverebbe una casa in cui abitare.
Archim. Vissarion Kouotsis