I Santi? Una voce del PIL
“Le feste patronali rappresentano un momento importante di riaffermazione dell’identità di una comunità: è una convinzione che mi ha spinto a presentare la proposta di legge nella scorsa legislatura e ripresentarla in questa. È necessario sostenere concretamente le realtà che si occupano dell’organizzazione di eventi vitali per la nostra regione, per questo è indispensabile arrivare entro l’anno ad approvare la legge sulle feste patronali, così come auspicato oggi in Commissione”. Lo dichiara la consigliera del M5S Antonella Laricchia a margine della seduta della VI Commissione.“Il Presidente Metallo ha espresso la volontà di dare vita a un percorso partecipato – continua Laricchia- che vedrà la partecipazione in audizione di tanti attori interessati, come è stato per la proposta sulle bande da giro. Spero che con l’impegno da parte di tutti, entro il 2023 gli organizzatori potranno contare su un aiuto concreto in modo da essere sollevati dagli adempimenti burocratici più onerosi, come la sicurezza e la gestione dell’emergenza-urgenza. Salvando le feste patronali, oggi a rischio perché la loro organizzazione è diventata insostenibile per i volontari, salviamo un patrimonio storico – culturale di inestimabile valore”. Questa era la nota n. 108 apparsa a gennaio scorso sull’agenzia di notizie della Regione Puglia, poi, una settimana fa, l’opinione pubblica è stata richiamata da un’altra nota sull’argomento: una proposta di legge per tutelare in Puglia le feste patronali è stata presentata dal presidente della VI Commissione (Politiche Comunitarie, Lavoro e Formazione Professionale, Istruzione, Cultura, Cooperazione, Emigrazione, Immigrazione) del Consiglio regionale pugliese, Donato Metallo.
Il testo, al momento, è costituito quattro articoli che dispongono salvaguardia, valorizzazione, promozione e sostegno delle feste patronali pugliesi, con programmazione degli interventi da parte della Giunta regionale, affinché «si promuova la conoscenza delle feste patronali a seguito della dotazione di un apposito osservatorio, dell’istituzione di un inventario e la diffusione di un calendario per una programmazione unitaria e di identità visiva». A tanto si aggiungono iniziative convegnistiche, seminariali, di ricerca e di approfondimento della cultura delle feste patronali, ma anche al sostegno alle feste regolarmente iscritte nell’inventario del patrimonio culturale immateriale pugliese, per noleggio luminarie, manifestazioni bandistiche e musicali, pirotecniche e acquisto biglietti per accesso al luna park per famiglie meno abbienti.
Ora, tralasciando ogni facile commento sull’aiuto previsto per le famiglie meno abbienti, finalizzato non al sostegno della spesa quotidiana ma all’acquisto dei biglietti del luna park, tutto questo muoversi intorno ai santi patroni delle nostre cittadine, nel mentre le sinassi liturgiche sono sempre più disertate, non può non farci riflettere sulla strada intrapresa dagli amministratori della res publica.
In tutta Italia le città sono state poste dai nostri avi sotto la protezione di un santo intercessore e momento centrale, se non culmine degli atti di culto e devozionali, era la partecipazione alla Liturgia nella giornata della memoria a questi dedicata.
Ma chi sono i santi e perché i nostri politici si interessano tanto a loro? Nella Lumen Gentium così è scritto: “Nella vita di quelli che, sebbene partecipi della nostra natura umana, sono tuttavia trasformati nell’immagine di Cristo (Cfr 2 Cor 3, 18), Dio manifesta vividamente agli uomini la sua presenza e il suo volto. In loro è egli stesso che ci parla e ci mostra il segno del suo regno, verso il quale, avendo davanti a noi un tal nugolo di testimoni (Cfr Ebr 12, 1) e una tale affermazione della verità del Vangelo, siamo potentemente attirati” (LG, 50). Dunque, santi sono coloro che si sono trasformati nell’immagine di Cristo, sono Suoi testimoni e testimoni della verità del Vangelo.
Ora, le domande vengono a cascata: in questo mondo frammentato culturalmente, nel quale la classe politica certamente non ha dato prova di coraggio nel difendere l’identità in generale (figuriamoci poi la fede!), nel quale per essere dialogante con i nuovi arrivi è diventata incolore ed insapore, nel quale per poter essere accogliente ammaina ogni bandiera e simbolo specie di natura religiosa; nel quale non manca di ribadire la propria laicità e distanza da ogni credo; mi chiedo, che bisogno c’è di mettere le mani sui nostri Santi deviandoli dalla loro grande testimonianza? Forse per renderli fenomeni attrattivi di consumo? Da difensori e testimoni della Fede a momento di ludico folklore? Quale riaffermazione di identità può venire da un luna park? E la Chiesa, i pastori, cosa dicono di questa ennesima sacrilega “invasione di campo”?
Sappiamo bene a cosa si siano ridotte oggi le feste patronali. L’impressione è che il denaro guidi le coscienze e che i nostri santi, testimoni di Fede e sobrietà, stiano diventando oggi una voce del PIL.
Paolo Scagliarini