I Tre Gerarchi, il pensiero greco ed il cristianesimo

La dedicazione del 30 gennaio alla memoria e in onore dei Tre Gerarchi (San Basilio il Grande, San Giovanni Crisostomo e San Gregorio Nazianzeno, n.d.r.), massime personalità della cristianità e dell’educazione ellenica, deve sempre accompagnarsi ad una riflessione. Ioannis Mavropoulos è stato colui che ha consegnato alla Chiesa la giornata della comune memoria dei Tre Gerarchi quale esempio di sintesi culturale, radicata nell’insegnamento cristiano e incorniciata da una lettura speciale, ma anche essenziale, della filosofia e del pensiero greco. Tuttavia, l’istituzione ecclesiastica della festa non è collegata al carattere ideologico dell’emergere della cultura “greco-cristiana” nel periodo moderno, dacché ci sono validi indizi per concludere che gli stessi protagonisti, i tre Gerarchi avrebbero preso le distanze. Al contrario, l’istituzione della festa come evento educativo, solo nel XIX secolo, ha, almeno nella maggior parte dei casi, manifestato segni di un cambiamento ideologico, che corrisponde all’ideologia nazionale e politica del XIX secolo e della prima metà del XX secolo. È evidente che la narrazione della “cultura greco-cristiana”, così come si è formata nel periodo moderno, non era contemplata dai Tre Gerarchi.

I rapporti del cristianesimo con il pensiero greco-antico, caratterizzano indissolubilmente il corso storico delle due figure culturali. Durante il primo periodo dei Padri, con la diffusione del cristianesimo nel mondo greco-romano, l’adottare la cultura greca, come arsenale necessario che avrebbe ampliato la diffusione del “vangelo della salvezza” in lungo ed in largo del mondo allora conosciuto, diventa, potremmo dire, un tentativo “intelligente”. Tuttavia, l’uso dello strumento della comune lingua greca, trasferì una serie di concetti e categorie di pensiero dalla filosofia greca al contesto intellettivo ed espressivo della teologia cristiana, con contestuale necessità di reinterpretare e ridefinire molti di essi.

La prova della sintesi del cristianesimo e dell’ellenismo, soprattutto relativamente ai Tre Gerarchi, solleva, forse giustamente come prima reazione, l’obiezione che essa costituisca una costruzione ideologica, viste le solide avversioni ai loro discorsi con una valutazione negativa dello spirito greco. Infatti, valutando la sua giovinezza, Basilio, nella 223a lettera (PG 32, 820-833) a Eustathios di Sebaste, si presenta pentito per la sua scelta di dedicarsi al pensiero greco. Ciononostante continua a mantenere contatti con il famoso professore di retorica Livanios, al quale invia giovani cappadociani per completare i loro studi. Del pari, Gregorio il Teologo manterrà una posizione simile se non più dura nel suo primo Discorso teologico, quando svaluterà l’intera filosofia greca, da Pitagora e Platone fino agli epicurei, agli stoici e ai cinici. Ma, quando nel 362 l’imperatore Giuliano proibirà ai cristiani di insegnare le lettere greche, le cose cambieranno. Scrivendo contro Giuliano le sue famose Ragioni stilistiche, Gregorio rivendicherà la quota cristiana dell’eredità greco-antica, ricordando al suo ex compagno di classe il suo diritto personale su di essa: «Αττικός συ την παίδευσιν, αττικοί και ημεις..» (“sei àttico di formazione? siamo àttici anche noi”) e, cosa più importante, che costituisce un’intersezione nella storia della filosofia, sosterrà che non c’è modo di ellenizzare e che si debba ridiscutere: “ciò che è ellenizzante sono le ragioni e come queste vengono dette e comprese”. Questa sorprendente formulazione di Gregorio, oltre ad essere un promemoria della natura multiforme del pensiero e della terminologia filosofica greca, qualifica la filosofia greca senza tempo e diritto universale dell’umanità, aperta all’interpretazione eterna, visione che prevale nel trattamento dell’antica filosofia, fino ad oggi.

Vediamo gli aspetti dell’incontro e della composizione della teologia cristiana e della filosofia greca con esempi specifici attraverso tre livelli: quelli del mondo, dell’uomo e di Dio.

Il Mondo.

Il pensiero greco-antico, partendo dall’osservazione del mondo, accerta sia la sua inscindibile unità sia l’ordine e l’armonia che lo governano. Questa verità, sia essa dovuta a un principio secolare o divino, o ad un principio divino e secolare allo stesso tempo, riguarda l’eternità e l’autoesistenza del mondo. Il mondo per i greci è eterno e autoesistente e si rigenera nel flusso circolare del tempo, come nel caso delle stelle. Per capirlo non bisogna cercare la sua causa al di fuori di questo. Anche quando si tratta del Dio Creatore, come nel Timeo di Platone, questi è un fautore del mondo e un ordinatore, poiché è obbligato a creare dalla materia preesistente e ad essere vincolato dalle idee a lui legate. I Tre Gerarchi hanno individuato immediatamente il problema della cosmologia greca. Basandosi sulla fede nella distinzione biblica tra creato e non creato, nella cosmologia greca-antica distinguono una necessità, un’assenza di libertà. Come scrive Basilio il Grande nel suo primo discorso nei “Sei giorni”, i filosofi greci immaginavano “che il mondo è sempre coesistito con Dio”. E la cosa peggiore, per il Padre stesso, è che i filosofi, sebbene confessino Dio come causa del mondo, “una causa involontaria (senza libertà), come il corpo dell’ombra e il lampadario che la ascende”. Per il teologo Gregorio, l’esistenza del mondo come prodotto della creazione divina non può essere intesa né in termini neoplatonici, come il deflusso del mondo dal divino, né come alcuna somiglianza dei due, a livello di natura. La motivazione, quindi, dei Tre Gerarchi nel separare la loro posizione dalla cosmologia del pensiero greco, è intesa come profondamente esistenziale. L’esistenza è un prodotto della necessità o un dono della libertà? Il mondo esiste perché può esistere solo o perché Qualcuno lo ha portato all’esistenza liberamente? Se il mondo non è un prodotto della necessità, allora non è governato da forze cieche, come la Fortuna ed il Destino. Se l’esistenza è un dono, allora porta al ringraziamento. I Tre Gerarchi, innestando ex novo la cosmologia greca con la dottrina della creazione, collaborano alla liberazione della cosmologia greca dal suo determinismo, giungendo a questo punto ad una sintesi di ellenismo e cristianesimo con una prospettiva che percorre la storia della filosofia, fino al punto di vista del determinismo moderno dalla moderna meccanica quantistica.

L’Uomo.

La stessa liberazione dal determinismo antropologico, questa volta, di parte del pensiero greco, sarà operata dai Tre Gerarchi con la loro antropologia. La loro enfasi sulla comprensione dell’uomo come “immagine di Dio” evidenzia la realtà della razionalità e della libertà come componente primaria del loro insegnamento sull’uomo. La connessione della logica con la libertà, come suo contenuto essenziale nell’immagine, è un ulteriore punto di promozione del pensiero filosofico greco. Ognuno è libero di scegliere il proprio modo di vivere, di determinare il proprio futuro, di raggiungere la virtù, di incontrare Dio, di naturalizzarsi come cittadino del Regno nel corpo e nell’anima. Queste percezioni vanno oltre le corrispondenti antiche greche nella misura in cui affiancano all’immortalità dell’anima, la salvezza del corpo, mentre allo stesso tempo si avvicinano alle concezioni moderne dell’autorealizzazione. Naturalmente, il pensiero antico non si limita al mortalismo aristotelico, né al fatalismo dello stoicismo ortodosso. Esiste un’altra tradizione filosofica, quella platonica, che si è “specializzata”, secondo una lettura, nella metafisica della deificazione. L’assimilazione dell’uomo a Dio, come “vagabondaggio dell’anima nella mente”, non è quindi sconosciuta nella filosofia platonica e neoplatonica. Ma è un moncone. Limita l’uomo solo al suo elemento psiche, lasciando in sospeso la sua fisicità. L’intervento dei Padri a questo punto è una novità contro l’antropologia greca, che eleva l’uomo intero alla prospettiva di una divinizzazione completa. L’enfasi sulla risurrezione dell’uomo nella teologia dei Tre Gerarchi, testimonia in modo eloquente questa innovazione cristiana. Ma anche l’unione di Dio e dell’uomo nella persona del Verbo, costituisce una rivoluzione per il pensiero greco. Proiettando la realtà dell’Incarnazione e della Risurrezione, i Gerarchi innovano il pensiero filosofico greco, non solo a livello antropologico, ma anche a livello di prestigio della materia. La materia non costituisce più il male, come nella tradizione dei filosofi, non è destinata a perdersi, ma a essere creduta.

Dio.

Consapevoli che i nomi innovano la soluzione al tema della Trinità, a questo punto, promuovono anche il pensiero filosofico introducendo nuove dimensioni e una nuova prospettiva nell’ontologia greca-antica. Nel terreno comune del monoteismo, condiviso con il pensiero filosofico greco, i Padri distingueranno tra un Dio e l’unico Dio, il Dio impersonale della filosofia e il Dio cristiano, come Trinità di persone. Per la fede cristiana, Dio è la persona, che invita ogni persona a un rapporto personale con Lui. Ma anche nella sua stessa triade di vita, il Dio cristiano è caratterizzato dalla comunione e dalla relazione personale. Il Padre senza-tempo genera amorevolmente il Figlio e procede lo Spirito. Con il dogma della Santissima Trinità, i Padri hanno incorporato nel concetto di Dio la realtà della comunione personale dell’amore, quale comunione personale. Così, l’unità non nega la pluralità e l’alterità. Il Trinitarismo dei Cappadoci, rivelando l’essere società, l’esistenza come amore, che afferma l’alterità e la libertà, traduce questi concetti filosofici dal campo della psicologia, sociologia e filosofia politica, al livello dell’ontologia.

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I Tre Gerarchi sono stati celebrati ininterrottamente, ecclesiasticamente dall’XI secolo, e come mecenati dell’educazione greca dal XIX secolo. Tuttavia, la crescente messa in discussione del loro contributo come protettori delle lettere greche negli ultimi decenni, è un fenomeno che si ripete con dinamiche crescenti. Per questo motivo la riflessione è necessaria, non solo per quanto riguarda la loro presenza come patroni delle lettere greche, ma anche per quanto riguarda la loro presenza in tutto il pensiero cristiano.

Theofilos Abatzidis

Theofilos Abatzidis è teologo-educatore, collaboratore scientifico dell’Accademia di Studi Teologici di Volos – Grecia.