L’effimero e l’essenziale nei versi di Antoine de Saint-Exupery
«E lavorano nella noia.
Nulla manca loro
fuorché il nodo divino.
E tutto manca.»
Questi semplicissimi folgoranti versi di Antoine de Saint-Exupery, l’autore del Piccolo Principe, documentano come meglio non si potrebbe la situazione dell’uomo d’oggi.
Legati fra loro da un lavoro forsennato e da una infinita catena di bisogni spesso superflui, che le nuove tecnologie anziché ridurre favoriscono, gli uomini finiscono col perdere se stessi.
Si vive per produrre e consumare merci. Si vive di fretta. Tutto sembra risolversi nel breve giro dei nostri desideri e dei nostri diritti. Nessun dovere, nessun limite, nessun Dio.
Sembra che abbiamo tutto, ma in realtà qualcosa ci sfugge. Ed è l’essenziale. La noia, l’insoddisfazione, la vacuità accompagnano allora, per un contrappasso, la fretta demente, la cupidigia torturatrice e il possesso affannoso.
C’è una via d’uscita? Sì, certo. Fermarsi. Fermarsi e magari guardare il blu del mare e del cielo, o respirare l’odore della pioggia. E lasciare che giungano ancora una volta a noi le incisive parole pronunciate da Gesù sotto il cielo di Galilea, mentre camminava con i discepoli tra i campi dorati di grano accarezzati dalla brezza: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!».
Sandro Marano