“Il Battesimo di Gesù”

514122017

Dipinto di M. Teresita Ferrari – Donadei

Al centro della tavola è raffigurato Gesù in preghiera dopo aver ricevuto il “Battesimo di Giovanni”: <<Gesù si  è preso sulle spalle il peso della colpa dell’intera umanità; lo portò con sé nel Giordano. Dà inizio alla sua attività prendendo il posto dei peccatori>>.

     Il <<Battesimo di Gesù riproduce l’acqua come sepolcro liquido, dalla forma di cavità oscura, che a sua volta, è l’immagine iconografica dell’Ade, gli inferi, che lo contiene tutto, è anticipazione della discesa agli inferi: “Essendo sceso nelle acque, legò il Forte”(cfr. Lc 11, 22), dice Cirillo di Gerusalemme. Giovanni  Crisostomo scrive:  “L’immersione e l’emersione sono le immagini della discesa agli inferi e della risurrezione”>> (Joseph Ratzinger, Benedetto XVI – “Gesù di Nazareth” – pag. 38)

<<Ti videro le acque, Dio, ti videro e ne furono sconvolte; sussultarono anche gli abissi >>. (Sal 76,17) <<Il mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse indietro, i monti saltellarono come arieti, le colline come agnelli di un gregge, (…) Che hai tu , mare, per fuggire, e tu Giordano, perché torni indietro? Perché voi monti saltellate come arieti di un gregge?>>(Sal 114 (113), 3- 6). Ecco, allora, che nel dipinto i quattro fiumi traboccano fuori dalla tavola, affuendo nel mare, mare fluttuante in uno spazio aperto, non definito; allusione al cosmo dilatato nel vuoto e nella luce. Alla destra di Gesù, si trova San Giovanni Battista nel pieno dello stupore: Dio <<fece splendere la sua luce su Giovanni; e proclamando questi che la luce, che lui irraggiava e illuminava, non proveniva da lui stesso, ma egli l’aveva ricevuta, fu conosciuto così colui che illumina, che rischiara, che riempie ogni cosa>>. (Sant’Agostino, “Commento al Vangelo di San Giovanni, pag. 39- Città Nuova).

Alla sinistra di Gesù in simmetria bilaterale con San Giovanni, si trovano tre angeli, con teli bianchi, pronti a servirLo. Qui è chiaro il legame con la tradizione antica, quando Oriente e Occidente comunicavano con lo stesso linguaggio. Nella parte alta della tavola è rappresentato Dio, circondato dai cori celesti, simboleggiato dalla Mano, nella quale Egli tiene i salvati: <<un solo Dio, unico principio di tutte le cose, eterno, senza inizio, non creato, indistruttibilee senza fine, perpetuo ed eterno, inaccessibile, incorporeo, invisibile, non circoscritto, senza figura, unica essenza al di sopra di ogni essenza, divinità sopradivina, in tre persone, Padre, Figlio e Spirito Santo;…>>. (Giovanni Damasceno, “difesa delle immagini sacre” – Città Nuova – pag. 33.)

     Sotto la Mano, al centro del tempio, è raffigurata la discesa dello Spirito Santo, “in apparenza corporea come di colomba”, avvolto in un nimbo di sacro fuoco ardente d’amore. <<La Trinità si rivela qui nella maniera più evidente: il Padre [nella mano con i salvati] nella Voce, il Figlio nell’uomo, lo Spirito nella Colomba>> (SAnt’Agostino – “Commento al Vangelo di San Giovanni” – Città Nuova – pag. 100)

     A corona dello Spirito Santo, vi è il tempio simbolo della Chiesa che, ancora più giù, è identificata dalla Città Santa, sostenuta da due angeli, mentre discende dall’alto: <<città che poi si svela come l’Eden antico bagnato dal fiume che discende dal trono… La creazione è invasa dalla luce divina e ritorna ad essere l’Eden antico; è Dio che tutta la invade, ma è per l’uomo. Dio la irrora e refrigera con tutta la sua acqua, Dio la illumina tutta con la sua presenza, Dio la risana tutta e dona la vita immortale con frutti dell’albero… Questa realtà ultima altro non può essere che la Chiesa, perché è una creazione; creazione in vista della quale tutto l’altro viene creato: tutta la creazione, tutta la storia non sono che condizione a questa realtà ultima al compimento supremo di questo divino disegno. Che cos’è questo divino disegno? Il santuario celeste nel quale viene compiuta una eterna liturgia. Che cos’è questa realtà ultima? E’ l’altare su cui si riposa l’Agnello sgozzato. E’ il trono che porta a Dio. E’ la santa città che discende dal cielo (…) è l’Eden antico racchiusa dai quattro fiumi nel quale era piantato l’albero della vita… Tutte queste cose non sono che un unico mistero: la Chiesa. I vari temi suggeriscono precisamente quello che la Chiesa è, le sue varie funzioni, la sua natura, la sua grandezza>>.  (Divo Barsotti – “Meditazione sull’Apocalisse”- pagg. 374 –  375 ; 388 – 389).

L’angelo con il cartiglio vuole simboleggiare la Chiesa che occupa tutto il cosmo manifestato dalla gloria di Dio che illumina tutto il dipinto.

     E’ evidente che lo scopo del dipingere arte sacra o liturgica non è quello di competere con l’efficacia della parola. Ritengo infatti che l’immagine, sia pure quella mentale,  operi congiuntamente alla parola per completarne e arricchirne il senso.

     Bisogna comunque tener conto che ogni linguaggio è povero e inadeguato nel comunicare anche il più piccolo riverbero di ciò che Dio ha creato e di ciò che ha rivelato di Sé: la Bellezza. Infatti essa è sempre al di là della percezione, dello stupore e dell’intelligenza umana.

     Ciò che ho inteso comunicare con questo dipinto è la bellezza del firmamento, del creato tutto invaso da Dio. Cielo e terra formano un solo tutto di purezza e di amore: irradiano una luce senza ombre, vivificata dalla santità di Dio.

Bibliografia:

“Gesù di Nazaret” (Benedetto XVI -Joseph Ratzinger);

“Commento al Vangelo di San Giovanni” (Sant’Agostino);

“Difesa delle immagini sacre” (Giovanni Damasceno);

“Meditazione sull’Apocalisse” (Divo Barsotti).