La battaglia della Grande Quaresima

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La Santa e Grande Quaresima è chiamata dalla Chiesa ortodossa “beneficio dell’anima”. È  chiamata così perché in questo cammino di quaranta giorni, il fedele cristiano avvierà un combattimento e si eserciterà per portare dei benefici alla sua anima. Non si impegnerà in questioni mondane, né perseguirà godimenti materiali, ma combatterà per una pulizia interiore, per purificarsi ed affrontare le strategie del malvagio, principe e tiranno di questo secolo, che smania nel tentativo di fermare il corso della crocifissione-resurrezione del credente, redento dalla decadenza e dalla morte che lo perseguita dal giorno della sua caduta. “La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.” (Ef. 6-12) come ci ricorda l’apostolo Paolo.

Il Cristiano si avvia nella Grande Quaresima per combattere, per perfezionare le sue debolezze nel modo che gli è stato insegnato dai padri asceti e pii, cioè con il digiuno, la preghiera, il pentimento e la pratica ascetica. Per combattere liberamente con le virtù, come ci dice il salmista, “Lo stadio delle virtú è aperto: voi che volete lottare, entrate, dopo esservi cinti della bella lotta del digiuno: quanti infatti lottano secondo le regole, saranno giustamente coronati” (Versetto degli eni  della Domenica del Perdono).

Queste virtù sono acquisite dall’uomo con la sua libera volontà e non con atti interessati, personalistici, seguendo un manifesto, uno statuto di un ente o le indicazioni di un’associazione filantropica, per guadagnare un buon posto in paradiso o per guadagnare benefici individuali con i quali godere di ricchi beni, né per motivi dietetici o di salute.

Al contrario, San Basilio il Grande insegna quale sia la vera battaglia quaresimale e del digiuno: «Quando digiuniamo ciò è gradito al Signore; il vero digiuno è l’alienazione dal male, la moderazione della lingua, l’astinenza dall’ira, la separazione dai desideri inappropriati; questo è il digiuno vero e benvenuto».

In tutto questo periodo il credente lotta  con pentimento costante e continuo, con la contemplazione e la preghiera per ricevere tutti i doni divini, “Questo è il tempo del pentimento, l’introduzione dei digiuni”(Canone I, Ode IX, del Triodion) con affanno e dolore, con digiuno, vigilanza, compassione, elemosina, povertà, perdono, amore e non con rimprovero, inimicizia e odio. Questa è la via segreta per ottenere lo Spirito Santo.

Durante questo santo percorso di quaranta giorni, riceviamo da Lui stesso, nostro Signore, la santa mirra che guarisce le nostre ferite; Lui dirige le opere buone e spirituali, come ci dice San Nicola, Vescovo di Achridos. Perciò, all’inizio del Triodion, e precisamente la prima Domenica del Pubblicano e del Fariseo, sentiamo dire all’inno: «Gettiamo via da noi, o fedeli, l’abnorme gonfiore della millanteria, la disgustosa temerarietà, la detestabile boria, e l’impudente durezza del fariseo, tanto cattiva davanti a Dio» (Ode III del Triodion)  e osserviamo quindi che la Grande e Santa Quaresima inizia con il più grande problema che l’uomo ha sin dal principio e fino ai giorni nostri. Qual è? È il problema dell’illusione, dell’orgoglio, dell’obbedienza, della stessa volontà e dell’egoismo, è l’abuso che Adamo ha fatto della libertà che gli era stata originariamente data in dono e lui l’ha mal gestita. Questo fatto è sottolineato molto bene nella sera gloriosa nei versi della Tyrinì: «Adamo è stato espulso dal paradiso per ciò che ha mangiato: seduto quindi dinanzi al giardino, gemeva alzando grida con voce lamentosa, e diceva: “Ahimè, cosa mai mi è successo, me infelice! Un solo comando del Sovrano ho trasgredito, e mi trovo privo di ogni sorta di beni».

Di conseguenza, questa sua condotta lo ha portato a precipitare portando dietro di sé tutto il creato condannandolo alle catene della decadenza e della caduta. La sua condotta è diventata anche causa della direzione che ha preso la sua stessa esistenza improntata ad uno stile di vita centrato sull’individualità, indirizzato all’adorazione della ricchezza e alla dissoluzione dei suoi rapporti di quella vita trinitaria che viveva quotidianamente in Paradiso.

Tuttavia, la creatura di Dio, avendo coscienza di questa condotta e di questo declino, avverte già il primo moto di riscatto: “Sedette Adamo davanti al paradiso, e piangendo la propria nudità, così faceva lamento: Ahimè, mi sono lasciato convincere e depredare da un malvagio inganno, e sono stato allontanato dalla gloria; ahimè, nudo nella semplicità, e ora mancante di tutto! ” (Lode del vespro di Tyrinì).

La Grande Quaresima è data all’uomo caduto, come opportunità di riparazione, contemplazione e introspezione, per scoprire e rivelare che tutti i doni del Paradiso ricevuti li ha dissipati, ” là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto.” (Lc 15, 11-32).

Ma se l’uomo caduto combatterà con vigore e forza la buona battaglia della fede e della grazia, come fa notare l’apostolo Paolo: « Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede.  Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione.» (2 Tim. 4-7), allora suo Padre avrà di nuovo pietà di lui e purificherà l’offuscata uniforme divina che originariamente gli aveva dato. Tutto si realizza attraverso i costanti digiuno e preghiera, “Il digiuno è la via di ogni virtù e comandamento di Dio… continua pace del cuore da ogni pensiero, invocando eternamente e incessantemente Gesù Cristo, Figlio di Dio e Dio”, secondo il Santo Padre Esichio.

Non dobbiamo dimenticare che gli stessi padri ci insegnano, la costante preghiera e attenzione della mente, il silenzio profondo, la vigilanza, il ricordo costante della morte. Lo fanno per mantenere i nostri cuori immacolati e puri dal peccato: “ Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. ” (Salmo 50).

Che significa cuore puro? Significa avere il cuore libero dalle passioni che lo tormentano come dice l’Evangelista Marco “Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.” (Mc 7, 21-22) tutto viene corretto attraverso il pentimento, le lacrime, le prove e la preghiera avvertita. Tale purificazione del cuore dai cattivi pensieri, dall’ipocrisia, dalla malvagità, dalla vendetta, dall’inganno, è opera di coltivazione della buona terra, dell’anima su cui è caduto il seme della parola di Gesù Cristo, è opera della lotta dell’uomo durante la Quaresima e i suoi effetti prevengono la morte e rivelano l’Essere Trino di Dio in tutta la creazione.

Non lasciamoci quindi possedere dall’accidia, dall’indifferenza e dalla svogliatezza per tutto questo tempo che ha molti tratti in comune con i quarant’anni del cammino degli ebrei nel deserto verso la Terra Promessa. Non seguiamo e cooperiamo ai metodi e agli inganni del misantropo e scaltro avversario, come ci fa ben notare l’apostolo Pietro: «Anche voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili. Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché vi esalti al tempo opportuno, riversando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate sobri, vegliate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. » (1 Pt 5-8).

La lotta costante è riuscire a liberarsi del peso del male con una mente ascetica e umile, per evitare tutte le sfide mondane quotidiane che comportano morte e decadimento, come l’edonismo, l’avidità, il lusso, la ricchezza, il divertimento, l’idolatria e l’idolatria della scienza e dei mezzi tecnologici posseduti dall’uomo moderno.

Solo allora credo che potrà raggiungersi l’esistenza in Cristo nella sua santificazione, divinizzazione, purificazione e santa cristianizzazione, così da poter esclamare “ora e sempre” il “Cristo è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte e a coloro che erano nei sepolcri ha donato la vita!”

p. Christos Karafoulidis