Il Patriarca Ecumenico Bartolomeo sulla scia di Atenagora per l’unità dei cristiani
In occasione della festività di San Nicola, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, ha rilanciato con veemenza e fermezza il cammino intrapreso verso l’unità dell’unica Chiesa di Gesù Cristo facendo riferimento a quanto disse il suo predecessore, il Patriarca Atenagora, il 6 dicembre 1963, prima di recarsi a Gerusalemme per incontrare Papa Paolo VI: “Da questo punto di vista, il Tempio della vostra Comunità rimarrà nella storia della nostra Chiesa e soprattutto dei suoi rapporti con la Chiesa di Roma”. In questa circostanza il Patriarca Ecumenico Bartolomeo ha detto: “E da allora, nel corso dei sessant’anni trascorsi, essi hanno partecipato al lavoro di avvicinamento e di riconciliazione tra le Chiese ortodossa e cattolica romana così numerose e così grandi, che è impossibile non sentirsi grati a nostro Signore Gesù Cristo per le Sue ricche benedizioni. Sono trascorsi sessant’anni interi da quel primo incontro a Gerusalemme e quest’anno sono già trascorsi dieci anni dal secondo incontro avvenuto lì nel maggio 2014 tra Sua Santità Papa Francesco e la nostra Modestia, nella celebrazione del cinquantesimo anniversario di questo storico anniversario. Allo stesso tempo, nel prossimo anno, ricordiamo con gratitudine anche la prima visita del fratello Francesco qui, esattamente dieci anni fa, durante la festa dell’Intronizzazione della Chiesa di Costantinopoli, nel novembre 2014. Già con grande gioia e speciale onore ci prepariamo ad accogliere nuovamente il Papa nel prossimo maggio, nel contesto dei festosi eventi che stiamo organizzando insieme alla Chiesa Presbiterale di Roma per ricordare il grande anniversario dei 1700 anni del Concilio di Nicea A´ Sinodo ecumenico. La solenne celebrazione di questo Sinodo, riconosciuto e rispettato da tutta la cristianità, è allo stesso tempo occasione per un appello a tutti all’unità. Ci rallegriamo profondamente, perché l’attuale Papa ha le stesse disposizioni dei suoi immediati predecessori, da Paolo VI a Benedetto XVI, per la grande questione dell’«unione di tutte le cose», per la quale la Santa Chiesa ci prega incessantemente. E poiché l’anno prossimo la data della celebrazione della festa, la Santa Pasqua, coincide, buona fortuna, per la cristianità orientale e occidentale, riteniamo che ci sia offerta un’occasione d’oro per raggiungere un accordo con fratello Francesco sulla stabile istituzione della celebrazione della Pasqua sotto la Chiesa ortodossa e cattolica romana in questo giorno e per gli anni successivi, e in conformità con il Canone della nostra Chiesa. E siamo ottimisti sul fatto che la Chiesa anglicana e le altre confessioni protestanti adotteranno sicuramente un simile accordo”.
A questo punto però, Sua Santità Bartolomeo, secondo quanto pubblicato sul sito del Patriarcato Ecumenico, ha dovuto anche precisare che, il fatto che si punti a celebrare la Santa Pasqua lo stesso giorno non equivale a concelebrarla poiché non si è ancora raggiunta l’unità tra la Chiesa cattolica romana e quella Ortodossa: “L’accordo in questione riguarderà esclusivamente la questione del giorno della celebrazione della Pasqua e certamente non la liturgia congiunta con i nostri fratelli della Chiesa cattolica romana, la quale liturgia congiunta presuppone la comunione tra le nostre due Chiese, nella quale, nonostante i progressi del dialogo teologico e agli importanti passi che sono stati fatti, non siamo ancora arrivati. Proprio come la maggior parte delle Chiese ortodosse celebra la grande festa dispotica del Natale il 25 dicembre di ogni anno, la stessa data della Chiesa cattolica romana, così le comunità cattoliche romane in Grecia seguono il canone ortodosso per la determinazione della Pasqua, al fine di a festeggiare insieme ai loro fratelli ortodossi, come in In Finlandia, da molti anni, la data della Pasqua è comune a tutti i cristiani del Paese, noi proponiamo che questa sia istituita a livello pancristiano e soprattutto sulla base del modo di determinare la Pasqua presso la Chiesa ortodossa. Crediamo che non ci sia modo migliore per onorare la memoria dei Padri del Primo Concilio Ecumenico di Nicea, che, tra l’altro, regolarono la questione della celebrazione comune della Pasqua. È davvero triste che 1700 anni dopo stiamo ancora discutendo di questo argomento!”
D’ora in poi, quindi, è molto probabile che il cammino di riavvicinamento dei fratelli in Cristo porti a celebrare la Santa Pasqua nella stessa Domenica individuata nella prima domenica successiva al primo plenilunio di primavera calcolata però col calendario giuliano così come disposto dal Concilio di Nicea del quale nel 2025 ricorrono i 1700 anni.
Paolo Scagliarini