Il simbolismo del cuore

Come si sa, il Cuore è il centro della vita organica; il suo continuo pulsare fa sì che il sangue vada ad irrorare tutti gli organi e i tessuti del corpo e senza tale continuo scorrere la vita organica non sarebbe possibile. Ma il Cuore, come ogni organo e come ogni cosa materiale, al di là dell’apparenza fenomenica, ha una molteplicità di significati, di cui ne parlano tutte le grandi Tradizioni spirituali del mondo.

Purtroppo, il mondo moderno, appiattito in una visione solo orizzontale delle cose, non riesce ad andare al di là di tutto ciò che è fenomeno, per via di un processo degenerativo cominciato già da vari secoli a questa parte. Per chi, invece, cerca di andare al di là dell’apparenza, perché ha compreso la sua inconsistenza e illusorietà, sa che è l’invisibile che governa il visibile e la dimostrazione più eclatante di ciò risiede nella constatazione che è il pensiero invisibile e inafferrabile a generare sia la parola, udibile, che l’agire visibile dell’uomo.

Le due fasi del Cuore sono correlate analogicamente al le due fasi della respirazione, allo stato di veglia e allo stato di sonno, ai due lobi cerebrali, ai due occhi, alle due orecchie, ai due polmoni, alle due braccia, alle due gambe, ad ogni organo che è comunque bipartito nell’individuo; questo dualismo che si manifesta tanto nell’individuo umano che in tutta la Creazione, è la conseguenza del così detto “peccato originale” di Adamo, il quale mangia il frutto dell’albero del bene edile male, per cui egli, con tutta l’umanità seguente, cade nella visione dualistica della Realtà, abbandonando invece l’Albero della Vita, l’Unità Divina. Inoltre il Cuore è analogicamente collegato a tutto l’Universo e la sua funzione ad ogni fatto naturale.

Le due fasi del Cuore sono come l’alternanza del caldo e del freddo, dell’umido e del secco, del giorno e della notte, e così via. Come il Cuore è il centro della vita organica, così il Sole è il centro del nostro sistema planetario, per cui nel Raja Yoga, la meditazione sul Cuore conduce alla Conoscenza del nostro sistema planetario. Nella metafisica indiana, e anche per Aristotele e tanti altri pensatori antichi, oltre ad essere il centro della vita organica il Cuore è il centro dell’Essere e quindi sede dell’Intelligenza intuitiva, qualità sovra razionale, che collega l’individuo umano all’Intelligenza Divina. Il cervello, invece, è l’organo trasmettitore deputato alla espressione della ragione analitica e quindi un riflesso del Cuore, difatti la riflessione è una attività cerebrale che va a rimuginare su di un concetto o su di una esperienza vissuta, ma presenta sempre qualche margine di errore, perché vede le cose come per riflesso, mentre l’attività dell’Intelligenza intuitiva è infallibile, perché vede direttamente la Verità.

Così si esprime Aristotele: “Fra gli averi (modi di essere) dell’Intelligenza, in virtù dei quali noi raggiungiamo la Verità, ve ne sono alcuni che sono sempre veri, e altri che possono indurre in errore. Il ragionamento appartiene a quest’ultimo caso; ma l’Intelletto è sempre conforme alla Verità e nulla è più vero dell’Intelletto” (ultimi analitici). Esiste quindi una analogia tra il Cuore e il cervello con il Sole e la Luna, difatti il Sole brilla di per sé, mentre la Luna brilla di riflesso rispetto al Sole. Proclo, un filosofo bizantino del IV secolo, neo-platonico e grande commentatore delle opere di Platone, nell’Inno al Sole così si esprime: “occupando al di sopra dell’etere il trono di mezzo, e avendo per faccia un cerchio sfolgorante che è il Cuore del Mondo, tu riempi tutto di una provvidenza in grado di risvegliare l’Intelligenza”. Nel mondo moderno, invece, il Cuore viene visto come sede delle emozioni e della affettività, ma tale modo di vedere deriva dal razionalismo che da Cartesio in poi ha influenzato tutta la cultura dell’Occidente e che ha generato a sua volta il materialismo e il sentimentalismo, vere affezioni del vivere quotidiano attuale.

Per ultimo, è da ricordare che anche nella Chiesa Cattolica di qualche tempo fa, prima della sua attuale secolarizzazione e dimenticanza di tanti Simboli della propria Tradizione, si trova l’icona del Sacro Cuore di Gesù, il quale è stato visto come un elemento sentimentale, mentre rappresenta il Centro dell’Essere e sede quindi dell’Intelligenza Divina.

Questo scritto vuole essere uno stimolo, per chi non ha ancora ha ceduto al sonno della morte interiore, ad andare oltre l’apparenza e la illusione dellavita materiale.

Antonio Bosna