Il Tempio sacro

Una delle tante caratteristiche della caduta nella materialità che purtroppo investe anche la Chiesa cattolica, consiste nell’aver dimenticato il senso vero della “Casa del Signore”: il Tempio Sacro.

Le tante chiese moderne, vedi per tutte la nuova Chiesa di S. Giovanni Rotondo dedicata a Padre Pio e realizzata su progetto dell’illustre Renzo Piano, hanno più l’aspetto di capannoni industriali o di grandi magazzini, che di chiese vere e proprie. Ciò che manca in esse, grazie all’ignoranza sia teologica che metafisica dei costruttori e di coloro che hanno permesso tale scempio, è un elemento fondamentale: il simbolismo.

Fino al nostro medioevo, con qualche propaggine temporale in avanti, la costruzione di una Chiesa doveva obbedire a precisi riferimenti simbolici, grazie ai quali il fedele, indipendentemente dal suo livello culturale, poteva sentire di essere in un’altra dimensione diversa da quella del mondo profano, quella del Cielo.

Il vero Tempio cristiano, che per fortuna ancora può essere visitato e fruito al giorno d’oggi, è la Cattedrale romanica, molto diffusa tra le nostre parti d’Italia, o quella gotica, diffusa nei paesi del nord.
Riallacciandosi ad elementi anche precristiani degli antichi templi greco-romani e addirittura egizi, il Tempio cristiano ricapitola nella sua struttura sia il cosmo che il Corpo del Signore Gesù Cristo. Il cosmo, perchè è la prima manifestazione dello Spirito; il Corpo di Cristo in Croce, perchè la Sua azione sacrificale rappresenta l’autolimitazione del Verbo e la Sua ricapitalozione dell’Universo nel Suo abbraccio d’Amore.
Difatti, nell’idea dei costruttori, per lo più anonimi come era d’uso nel mondo antico e arcaico, il Tempio veniva idealmente iscritto sia orizzontalmente, che verticalmente in due grandi circonferenze, le quali in tal modo creavano una sfera immaginaria, la quale evidentemente riproduceva il cosmo intero.
Inoltre, la porta d’ingresso del Tempio, a volte preceduta da un anti ingresso, il nartece, che ricorda il pronao del tempio greco, in cui dovevano sostare i peccatori più gravi, era rivolta ad Occidente: il mondo profano che doveva essere lasciato alle spalle del fedele che vi accedeva; mentre, la parte centrale del Tempio, la così detta navata (da navis: la nave) centrale, si svolgeva, e si svolge, in lungo fino all’abside, termine finale di natura semicircolare, rivolto a Oriente, cioè verso il Sole nascente, che è evidentemente il Cristo, erede del Sol Invictus pagano.
Prima dell’abside, all’altezza del transetto, a destra e a sinistra si svolgevano, e si svolgono, due bracci orizzontali, così che l’intera pianta interna del Tempio realizzava lo schema della Croce del Signore. Quindi i fedeli condotti dal sacerdote, che dava loro le spalle, in quanto egli era rivolto verso il tabernacolo, il Sancta Santorum ebraico, ma anche la parte più interna del tempio greco e anche egizio, procedevano nella mistica navigazione verso Cristo.
Tralascio per ora altri elementi pur essenziali per comprendere il senso vero dello “stare in Chiesa”,che tratterò in un prossimo scritto.
Ciò  che, secondo il pensiero dei grandi Padri della Chiesa, Origene, S. Agostino, S. Massimo il Confessore e altri, risulta essere della massima importanza per chi volesse partecipare con Fede ai Sacri Misteri, è la possibile immersione in Essi, grazie all’azione sottile e super-razionale che viene operata dai simboli, i quali hanno il potere di mediare un contatto diretto, al di là della ragione e del sentimento, con il mondo trascendente.

Nelle chiese di moderna costruzione, in tutto simili a costruzioni profane, granai, magazzini, capannoni industriali, si respira purtroppo un senso di aridità e di squallore che danno il senso di una grave caduta di livello dell’attuale spiritualità cattolica, sempre più condizionata dall’ambiente fortemente materializzato del mondo moderno.

Antonio Bosna