Il “transumanesimo”

Il primo che ha parlato della possibilità, anzi della necessità, di superare l’uomo nella sua intima struttura e nella sua visione del mondo, è stato il filosofo tedesco Friederich Nietzsche. Nelle sue opere, in particolare in “così parlò Zaratustra”, parla di un necessario passaggio dall’uomo al superuomo.

Nella “nascita della tragedia” rivaluta l’antico culto greco di Dioniso, Dio della danza, dell’ebbrezza, e della gioia, il quale esprime la volontà orgiastica della vita, nella totalità della sua potenza e nella altra sua opera “genealogia della morale” bandisce i valori morali del Cristianesimo, che secondo lui impoveriscono l’energia vitale e riducono l’uomo a livello di schiavo.

I nuovi valori, secondo Nietzsche, riprendendo un po’ le idee del Rinascimento, sono: la fierezza, la gioia, la salute, l’amore sensuale, la guerra, e sopra tutto la volontà di potenza, valori tipici di una morale aristocratica. Però tali valori potranno essere realizzati solo superando l’uomo, il quale, secondo lui, è come una corda tesa tra la bestia e il superuomo, una corda tesa sopra l’abisso.

In “così parlò Zaratustra” afferma: “ l’uomo deve essere superato per giungere al superuomo…” e nella stessa opera afferma: “io sono in tutto e per tutto corpo… il corpo è una grande ragione… Strumento del corpo è anche la tua piccola ragione, fratello, che tu chiami spirito, un piccolo strumento e giocattolo della tua grande ragione”.

Il transumanesimo di Nietzsche conduce quindi alla realizzazione di un individuo in cui il massimo valore è il suo vitalismo titanico, conseguente alla sua affermazione “Dio è morto” e con esso tutti i valori negatori della corporeità fine a se stessa!

Continuatori, in qualche modo, di Nietzsche sono gli assertori contemporanei del “transumanesimo”. Così si esprime Julian Huxley, il primo che ha coniato tale termine: “L’uomo per adempiere consapevolmente al proprio destino deve trascendersi, nel senso che deve realizzare tutte le potenzialità della natura umana, grazie all’aiuto della scienza e della tecnologia”.

Riallacciandosi ai valori dell’Umanesimo e del Rinascimento, Robin Hanson, un economista statunitense, ritiene che le nuove tecnologie cambieranno il mondo fino al punto che i nostri discendenti non saranno per molti aspetti umani”.

Un altro americano, il filosofo futurista Max More, nel suo libro “I principi dell’estropia” ritiene che con lo sviluppo dell’intelligenza applicata alla tecnologia, si potranno ottenere notevoli benefici, quali: la longevità attiva artificiale, una vita teoricamente illimitata, una intelligenza artificiale superiore a quella umana e la resurrezione dei corpi mediante la tecnologia crionica, cioè la ibernazione.

La maggior parte dei transumanisti non crede in un’anima umana trascendente, ma confida nella compatibilità delle menti umane con l’hardware dei computers. Inoltre, essi credono che un giorno la coscienza umana potrà essere trasferita o emulata su di un supporto digitale con la tecnica del “mind uploading”; cioè sarà possibile scaricare tutte le proprie memorie e le caratteristiche della personalità, dal cervello in un disco rigido o in un chip di silicio.

In altri termini, i transumanisti contemporanei ritengono che con l’ausilio dei nuovi mezzi tecnologici, si potrà realizzare una specie di immortalità!

Da tutte queste idee, che provengono specialmente dal mondo anglo-americano, l’avanguardia del materialismo più feroce, non è difficile cogliere un forte elemento titanico, già presente in Nietzsche, e la idolatria della scienza fisica e della tecnologia.

Vale la pena, a questo punto, fare un breve excursus sul significato del titanismo. Nella mitologia greca i titani, generati da Urano (il Cielo) e da Gea (La Terra), erano le potenze primordiali del Caos, personificati in figure gigantesche e superbe, le quali vollero sfidare Zeus, il re dell’Olimpo e l’ordinatore del Cosmo, ma che in seguito ad una guerra tremenda, vennero sconfitti e precipitati nel Tartaro.

Il titanismo, quindi, rappresenta un atteggiamento superbo e tracotante di coloro che ritengono di essere superiori a Dio, il Principio degli Esseri, oppure che non credono affatto in Lui, come è il caso dei transumanisti contemporanei.

Anche dal punto di vista del Cristianesimo esiste l’idea che lo stato dell’umanità terrestre possa essere superato, ma ha una ben altra valenza e significato.

Nel libro del Genesi, secondo la fonte Jahvista, più antica, è detto: “..allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un Essere vivente” (Genesi 2,7). Mentre secondo la fonte elohista, più recente, viene detto: “e Dio disse: facciamo l’uomo a Nostra Immagine, a Nostra Somiglianza” (Genesi 1,26).

Sia dalla prima, che dalla seconda fonte del Genesi risulta che nell’uomo vi è qualcosa di super umano: l’Immagine di Dio, che si unisce, stando alla prima fonte, a qualcosa che le è inferiore: la polvere della terra; cosicché nell’uomo vi sono due nature: la divina e la terrestre.

Dopo l’uscita dall’età dell’oro, la cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden, Dio ricoprì i nostri progenitori di “tuniche di pelli” (cfr. Gen. 3,21); ciò significa che nell’umanità primordiale avvenne una profonda trasformazione in senso materiale, da Esseri di Luce Adamo ed Eva divennero corporei in senso materiale, per cui da quel momento ancestrale la natura terrestre dell’uomo prevalse su quella celeste, ma senza distruggerla, bensì solo occultandola.

Con l’Incarnazione del Verbo di Dio nella persona di Gesù Cristo, si è iniziata la tendenza opposta a quella dei tanti millenni precedenti, fino a questo momento soltanto in pochissimi individui, i quali redenti dal Sangue di Cristo e illuminati dalla Grazia Divina, insieme al proprio sforzo individuale, tornano a navigare verso l’Essere, cioè a realizzare la propria Vera Identità: l’Immagine Divina racchiusa nel Cuore.

A tale riguardo così si esprimono vari Padri della Chiesa d’Occidente e d’Oriente: S. Basilio, nel suo trattato sullo Spirito Santo afferma: “…dallo Spirito Santo deriva la possibilità per l’uomo di divenire Dio”. S. Agostino sulla stessa riga afferma. ”Dio si è fatto uomo, perché l’uomo si facesse Dio” (discorso 371). Nello stesso modo si sono espressi: S. Attanasio, S. Ireneo, S. Clemente Alessandrino, S. Massimo il Confessore. S. Ippolito romano dice: “quando tu avrai conosciuto il Dio Vero, avrai insieme all’anima un corpo immortale e incorruttibile; otterrai il Regno dei Cieli, perché nella vita di questo mondo hai riconosciuto il Re e il Signore del Cielo. Tu vivrai in intimità con Dio, sarai erede insieme con Cristo, non più schiavo dei desideri, delle passioni, nemmeno della sofferenza e dei mali fisici, perché sarai diventato Dio!” (Dal trattato: la confutazione di tutte le eresie). S. Tommaso d’Aquino afferma: ”…l’Unigenito Figlio di Dio, volendo che noi fossimo partecipi della Sua Divinità, assunse la nostra natura, affinché, fatto uomo, facesse gli uomini dei”. ( in Officium de festo corporis Christi, ad Matutinas, in primo nocturno, Lectio 1).

In definitiva, bisogna considerare che lo stato umano è una stazione provvisoria; si è uomini e donne solo su questa Terra, mentre nella successiva dimensione post mortem si è Spiriti, difatti il Salvatore ha detto: “…i figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della Resurrezione dai morti, non prendono né moglie, né marito; infatti non possono più morire, perché sono uguali agli Angeli e, poiché sono figli della Resurrezione, sono figli di Dio”. (Luca 20, 34-36).

Antonio Bosna