Intervista ad Angelo Branduardi

Collococherei la sua figura come facente parte di un paesaggio fiabesco, dove tra il canto degli uccelli e le note del vento, delle onde del mare, della pioggia e dei tuoni prende vita una sorta di melodia che inneggia alla bellezza del creato e delle sue creature. Scene intramontabili e suoni ispirati da particolare sensibilità d’animo unita ad un amore che ben si concilia con la delicatezza e la dolcezza di chi è dotato di grande profondità interiore che spazia tra la poesia e il misticismo, la filosofia e la fede. Parliamo di Angelo Branduardi  violinista, chitarrista, compositore e polistrumentista, noto anche come il “musicista molto colto”.

Appare subito evidente la preparazione culturale che c’è dietro il suo lavoro musicale. Nasce prima il testo o la musica che si adatta al testo? La conoscenza aiuta a comporre la melodia?

Lo abbiamo chiesto direttamente al cantautore che abbiamo avuto l’onore d’intervistare.

BRANDUARDI:  Dipende. Ad esempio con l’ultimo disco “Il Cammino dell’anima “dedicato alle “sinfonie” della monaca benedettina Hildegard von Bingen (scrittrice, drammaturga, poetessa, musicista, filosofa, linguista, naturalista e soprattutto la prima donna a cui papi e imperatori permisero di parlare in pubblico) è stato un po’ diverso, perchè si trattava di rispettare la musica e il testo senza stravolgere nulla, anche se dal punto di vista armonico sono state fatte delle aggiunte: mia moglie Luisa mi ha aiutato come sempre tantissimo soprattutto nella difficilissima traduzione dal latino medievale. Hildegard von Bingen, una donna straordinaria che scriveva musica nell’anno mille… una follia solo pensarlo. Nell’ Ordine da lei fondato le monache vestivano di bianco, non indossavano il velo, avevano i capelli sciolti  e danzavano sulle note di due pezzi strumentali, contenuti nel “Cammino dell’anima”, da lei composti. Le dirò di più, una cosa che pochi sanno: l’altare della Chiesa di Sant’Ambrogio a Milano è posato su delle grandissime lastre di marmo, i cui gradini sono molto bassi per consentire ai fedeli di ballare durante le cerimonie. Una cosa meravigliosa, che insieme ad altre cose il Concilio di Trento ha proibito in risposta alla Riforma Protestante. Una reazione piuttosto eccessiva!

DOMANDA:  Nel disco c’è anche il coro della Basilica Ortodossa di Mosca?

BRANDUARDI : Sì. L’ho rallentato, trattato elettronicamente. A me piace moltissimo il rito ortodosso , ed anche i canti bizantini  sono meravigliosi. Sono molto affascinato dalla spiritualità orientale.

DOMANDA: Crede che la musica possa essere un punto d’incontro  tra Oriente ed Occidente?

BRANDUARDI : E’ una domanda molto difficile. Teoricamente si, in pratica noi ascoltiamo loro, ma loro non ascoltano noi.

DOMANDA: Quale significato nascondono i simboli (La mela, la pulce, la luna…)  presenti nelle sue composizioni?

BRANDUARDI : Non glielo so dire e forse se lo sapessi non glielo direi. “La pulce d’acqua”  è una poesia degli indiani d’America tramandata oralmente,  in cui si parla di un uomo  diventato infermo a causa di una pulce d’acqua che ha rubato la sua ombra, ma la musica lo salva, perchè la Pulce riconosce la sua voce e gli  riporta l’ombra… per gli altri soggetti dei testi non voglio dare spiegazioni, sono  simboli soggetti a diverse interpretazioni, ed io non voglio dare la mia, perchè ognuno è invitato a riflettere, a lasciarsi andare… a togliersi le scarpe e godersi un viaggio della mente, ma soprattutto dello spirito piu’ che della mente. Prevale l’aspetto spirituale sin dall’inizio della mia carriera, anche perché quando in tenera età studiavo violino al Conservatorio sono stato abituato a pensare che la musica non era qui ed ora, ma era qualcosa di estraneo al luogo e al momento e dopo aver imparato tecnicamente una cosa, dovevo chiudere gli occhi , suonare e lasciare spazio all’immaginazione, a ciò che la musica  mi trasmetteva. Questo era ciò che il professore mitico Augusto Silvestri m’invitava a fare durante le sue lezioni. Per questo il lato spirituale per me è essenziale. La musica è nata legata alla religione, il primo musicista era uno sciamano e ancora oggi rappresenta l’arte piu’ astratta, la piu’ vicina all’Assoluto.

DOMANDA : Nei suoi testi, ricordiamo ad esempio “Vanità, tutto è vanità”, come in tanti altri si nota la sua ricchezza spirituale, il suo amore per la natura espresso soprattutto nel “Cantico delle Creature”. La fede è alla base della sua musica?

BRANDUARDI : La fede la sto cercando, ogni tanto la trovo, ogni tanto la perdo. La mia fede non è un’autostrada, ma è un cammino tortuoso. È bello ed è giusto che sia così.

DOMANDA: Il suo è certamente un talento che Nostro Signore le ha donato per testimoniarlo e farlo conoscere?

BRANDUARDI : Può darsi, anzi sono sicuro che è un talento che Qualcuno mi ha dato dall’Alto e poi bisogna considerare altri aspetti. Si sa che gli artisti sono persone abbastanza squilibrate ed io sono un uomo tormentato. Il mio talento non è fatto solo di  creatività e di gioia , a volte è un talento oscuro, oppresso  e attraverso la musica vinco la mia malinconia. È un talento che mi è stato dato perché lo condivida con gli altri, ma al tempo stesso è autoterapeutico.

DOMANDA: Tuttavia la sua personalità d’artista ha molte facce: dal tratto fanciullesco a quello romantico, o del personaggio medievale che incanta con le sue filastrocche e le sue metafore o meglio ancora, del poeta di corte circondato da numerosi ascoltatori.

BRANDUARDI : Condivido questa sua asserzione pienamente.

DOMANDA: Risulta essere stato il primo tra gli artisti   a ricercare le origini etniche della musica, recuperando l’essenza melodica delle diverse culture: è per questo che è stato soprannominato “Il  Menestrello” ?

BRANDUARDI : Sì. Le rispondo con una bellissima frase molto poetica, ma  realistica  di un anonimo trovatore tedesco dell’anno mille: ” Io sono il trovatore e sempre vado per paesi e città. Ora che sono giunto fin qui lasciate che prima di partire io canti”. Io non accettavo  il termine “menestrello” e ancora adesso preferisco “trovatore”, perché menestrello era anche il giullare ed io non lo sono, io sono un trovatore e faccio esattamente quello che faceva il mio compagno tedesco di mille anni fa. Mille anni sono tanti, tuttavia il tempo non impedisce di ritrovarsi spiritualmente con coloro che stimiamo ed apprezziamo.

DOMANDA: Si dice che la musica dia voce all’anima, ovvero dia all’anima la facoltà di esprimersi meglio di come farebbe la parola. Giusto?

BRANDUARDI: Esatto. Infatti la musica è più alta della parola.

DOMANDA: Si potrebbe vivere senza musica?

BRANDUARDI: No. La musica è nata con l’uomo, morirà con l’uomo ed è la più alta forma di espressione dell’uomo, come sostiene anche Santa Hildegard von Bingen, che chiama tutte le sue melodie “sinfonia” perché vuole ricordare la sinfonia del suono delle sfere cosmiche. Inventa un linguaggio che chiama “ignoto” insieme a  delle note “inaudite”, che non si possono sentire, perché troppo alte… una cosa straordinaria.

Cinzia Notaro