Israele e Gaza insegnano che abbiamo un’identità da difendere
E’ noto come Israele giustifichi continuamente gli attacchi indiscriminati che conduce alla Striscia di Gaza, quale reazione rispetto all’attacco terroristico del 7 ottobre 2023: E’ altresì noto che le vittime innocenti sono messe in conto per il fatto che i “terroristi” si farebbero scudo di civili e dei bambini e dunque le perdite di questi ultimi sarebbero inevitabili. Tutto ciò è sufficiente per lo Stato di Israele per poter attaccare e distruggere scuole, chiese, moschee, ospedali, vogliamo ritenere ove abbiano il sospetto che si nascondano terroristi.
Su questa lunghezza d’onda, il 27 dicembre scorso le forze di occupazione israeliana hanno fatto irruzione e bruciato l’ospedale Kamal Adwan, a Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. Dalle dichiarazioni del direttore dell’ospedale, Hossam Abu Safiya, successivamente arrestato, cinque membri del suo staff, compreso un medico, sarebbero rimasti uccisi nell’attacco mentre il Ministero della Sanità palestinese ha affermato che le comunicazioni con Abu Safiya sono state interrotte e che le forze di occupazione hanno costretto personale medico e pazienti a togliersi i vestiti nel freddo estremo e a portarsi fuori dall’ospedale. Pertanto, “il destino del personale sanitario e dei pazienti è sconosciuto”.
Contrariamente a quanto dichiarato da Israele, secondo il quotidiano Al-Quds Al-Arabi, l’attacco all’ospedale Kamal Adwan “costituisce una continuazione storica del progetto israeliano di sradicare l’entità palestinese, storicamente attraverso la fondazione di Israele e la cancellazione dei progetti politici per l’emergere di uno stato palestinese, e fisicamente attraverso la formazione etnica. pulizia e genocidio dei palestinesi”. Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio centrale di statistica palestinese, pubblicati dallo stesso quotidiano, il numero delle vittime nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre dello scorso è salito a 45.317, tra cui 17.581 bambini e 12.048 donne (vale a dire, più del 2% della popolazione totale del paese). Nello stesso periodo l’occupazione israeliana ha ucciso 824 palestinesi in Cisgiordania.
Ora però, al di là dell’altissimo numero di vittime, in questa parte di Occidente, di solito non usiamo lo stesso metro di israeliani e islamici, e quando siamo di fronte, ad esempio, a un dirottamento di aereo o a dei delinquenti che prendono in ostaggio delle persone e si fanno scudo con esse, le nostre forze dell’ordine non fanno saltare l’aereo e tantomeno sparano all’impazzata pur di uccidere i lestofanti. In questa parte di Occidente l’opinione pubblica in questi casi non concorda quasi mai con il detto “il fine giustifica i mezzi”; in questa parte d’Occidente è stato predicato ama il tuo prossimo come te stesso. Sarà proprio per questo che in questa parte dell’Occidente, e non in altre, tutti tendono ad arrivare con tutti i mezzi possibili? Il nostro compito, a questo punto, è preservare questo tipo di Occidente, questa nostra identità dalle intrusioni e dalle contaminazioni, anche culturali, di chi è fermo ancora alla legge del taglione e della vendetta.
Paolo Scagliarini