La caduta di Assad fra ingombranti ricordi e colpevoli amnesie

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E così anche lo “Stato canaglia” degli Assad, “Lo Stato terrorista” – così definito sin dai tempi dell’amministrazione Reagan – facente parte di quell’ “Asse del male” che per decenni ha fatto orrore e terrore al mondo perbenista e moralista – occidente in testa – lo scorso mese di dicembre si è liquefatto come neve al sole soggiogato da degli strani jihadisti che tutto sembrano fuorché dei fedeli seguaci di Allah; se il contesto e gli eventi non fossero altamente drammatici, sarebbe logico pensare ad una nuova forma rivista ed aggiornata di Oggi le comiche.

Non ci addentreremo in analisi problematiche e fantasmagoriche ricostruzioni riguardo quanto accaduto. Certo è che, alla fine, quello di Hafez a Bashar Al Assad, si è rivelato un regime di cartapesta, con delle forze armate inoperose, al cui confronto il tanto irriso Esercito di Franceschiello fu una ben rodata macchina da guerra.

Ma siamo sicuri che il tanto vituperato regime degli Assad, retto dal partito unico Baath, sia stato veramente avversato nel corso dei decenni dai moralisti e perbenisti di cui sopra.

Un ripasso di Storia non fa male, anzi rinsavisce la memoria.

Correva l’anno 1990 e nel golfo Persico stava per scatenarsi un secondo conflitto che avrebbe ancor più martoriato quell’area. Nell’agosto di quell’incandescente 1990 l’Iraq del Rais Saddam Hussein, nel giro di poche ore aveva invaso il Kuwait, antico territorio iracheno, spodestandone l’emiro.

Fino a quel momento Saddam era il coccolo dell’occidente che lo aveva appoggiato nella guerra di aggressione scatenata nel 1980 contro la neonata Repubblica Islamica di Khomeyni. Una guerra iniziata nel settembre 1980 e conclusasi nell’agosto del 1988 con un milione di morti.

Se inizialmente le sorti del conflitto arrisero a Saddam, le cui truppe penetrarono in profondità il territorio iraniano, le forze iraniane reagirono contrattaccando anche con azioni di kamikaze. Teniamo conto che il Rais era appoggiato da vari Stati arabi, dall’occidente democratico, ma anche dall’Unione Sovietica.

Durante quella che sarà definita la Prima Guerra del Golfo, nel dicembre 1983 Saddam Hussein ricevette a Baghdad Donald Rumsfeld, inviato speciale del Presidente USA Reagan. Motivazione dell’incontro: la ripresa delle relazioni diplomatiche USA-Iraq interrottesi nel 1967 in seguito alla guerra arabo–israeliana. Relazioni ripristinate nel 1984. Nel contempo gli USA, e non solo gli USA, fornivano armi all’’Iraq. Erano gli anni in cui Saddam Hussein veniva considerato l’avamposto dell’occidente contro la dilagante rivoluzione khomeinista.

Ma anche l’URSS non fu da meno del suo alleato USA. Il 14 luglio 1984 sottoscriveva un accordo con l’Iraq concedente crediti a lunga scadenza allo Stato iracheno.

Per quanto nel marzo 1986 l’ONU denunciasse l’uso di armi chimiche da parte dell’Iraq contro l’Iran, Stati Uniti e occidente eludevano quanto segnalato continuando ad appoggiare Saddam Hussein.

Alla fine il confitto terminò senza progressi territoriali iracheni, con un elevatissimo numero di morti da ambo le parti, diffusi disastri ecologici e le economie dei due contendenti più che stremate.

Ringalluzzito dalla conquista del Kuwait, Saddam Hussein, probabilmente illuso dagli stessi USA che avrebbe potuto conservare l’annesso ed antico territorio iracheno, dovette immediatamente fronteggiare la mega coalizione planetaria che il presidente americano Bush stava mettendo in piedi. Ed in questa mega coalizione chi troviamo? Incredibile ma vero: lo “Stato terrorista” siriano da sempre bollato come tale dagli USA.

Il 13 settembre 1990 il Segretario di Stato americano James Baker corse a Damasco per farsi ricevere dal Presidente siriano Ḥāfiẓ al-Asad – padre di Hafez il Capo di Stato caduto lo scorso mese di dicembre – a definire i termini di un’alleanza che rappresentava una svolta nel drammatico scenario mediorientale.

Si trattò di un doppio tradimento della Siria ai danni di una nazione sorella quale è l’Iraq; e del partito Baath siriano ai danni del partito gemello iracheno.

L’arrivo di Baker a Damasco coincise con l’invio in Arabia Saudita un’intera divisione meccanizzata siriana, forte di 300 carri armati, per un totale di 14 mila uomini

Il 23 novembre 1990, il presidente americano George H. W. Bush – già vice di Reagan dal 1981 al 1989 – come se nulla fosse, a Ginevra incontrava e si accordava con il presidente siriano Ḥāfiẓ al-Asad per sugellare l’adesione della Siria alla coalizione anti Saddam. L’alleanza Bush-Assad mandava nel dimenticatoio le brutalità da sempre denunciate dagli USA e dall’occidente perpetrate dal regime siriano al pari di quelle consumate da Saddam Hussein in Iraq. Solo che, da quel momento, l’ex alleato Saddam diventava, improvvisamente un criminale da spazzare via, mentre Assad, non più criminale, diveniva un alleato che era bene avere al proprio fianco per combattere l’aggressione irachena al Kuwait.

La guerra contro Saddam ebbe inizio con l’operazione Tempesta nel Deserto il 17 gennaio 1991 e si concluse il successivo 28 febbraio con la cacciata delle forze irachene dal Kuwait.

Da quel momento fino al dicembre scorso, la Siria tornò ad essere per gli USA “Stato canaglia”, “Stato terrorista”.

Ancora una volta, le grandi divisioni all’interno del mondo arabo fanno la fortuna dell’occidente.

Michele Salomone