La Chiesa Apostolica Armena risponde alla conferenza anti-armena organizzata a Roma dall’Azerbaigian

ROMA – Il Dipartimento delle Relazioni Interecclesiali della Madre Sede di Santa Etchmiadzin ha annunciato l’intenzione di intraprendere un’azione formale in risposta alla controversa conferenza organizzata il 10 aprile presso la Pontificia Università Gregoriana. L’evento, promosso dall’Ambasciata dell’Azerbaigian presso la Santa Sede e da alcune organizzazioni azere, era intitolato “Cristianesimo in Azerbaigian. Storia e tempi moderni” e ha visto la partecipazione di rappresentanti internazionali.
Durante l’incontro, è stata nuovamente messa in atto la strategia propagandistica dell’Azerbaigian volta a negare l’eredità storica e culturale armena, in particolare riguardo l’Armenia e l’Artsakh (Nagorno-Karabakh). Una narrazione costruita con l’intento, secondo Etchmiadzin, di giustificare future appropriazioni culturali e storiche da parte azera.
Tutto ciò avviene mentre la comunità internazionale tarda ancora a condannare le azioni genocide commesse dall’Azerbaigian, tra cui la deportazione forzata degli armeni dall’Artsakh, la detenzione illegale di prigionieri di guerra armeni a Baku, e la sistematica distruzione del patrimonio culturale e religioso armeno.
“È deplorevole – si legge in una nota della Echmiadzin – che un evento tanto antiscientifico sia stato ospitato all’interno di un’università cattolica di prestigio come la Gregoriana.”
La Chiesa Apostolica Armena ha dichiarato che avvierà i passi necessari nel contesto del dialogo intraecclesiale, denunciando la gravità delle affermazioni fatte durante la conferenza e la pericolosa distorsione della verità storica.
Durante l’evento, un “politologo azero” ha apertamente accusato l’Armenia di ostilità verso il cristianesimo, richiamando persino la figura controversa di Garegin Nzhdeh, associata al neopaganesimo armeno e alla collaborazione con la Germania nazista. Una tesi definita “grottesca” da ambienti vicini alla comunità armena, secondo cui l’Azerbaigian continua a proiettare sull’Armenia le proprie responsabilità storiche.
Lo stesso personaggio ha, inoltre, affermato che l’Armenia avrebbe distrutto monumenti religiosi “albanesi caucasici” nel Karabakh per rivendicarli come propri. Una versione dei fatti completamente ribaltata rispetto alla documentazione internazionale, che invece attesta la distruzione sistematica da parte azera del patrimonio armeno nella regione. Questa affermazione è ridicola come tutto il resto è la testimonianza che l’Albania Caucasica ha un valore storico assolutamente diverso da quello mitizzato dagli azeri è sotto gli occhi di tutti coloro che abbiano anche solo sfogliato un libro di storia.
In un passaggio ancor più paradossale, il cosiddetto “politologo” ha dipinto l’Armenia come uno stato monoetnico e “anticristiano”, in contrapposizione alla presunta tolleranza multiculturale dei paesi limitrofi. Un’affermazione smentita non solo dalla realtà sociale armena, che ospita minoranze etniche e religiose tutelate dalla legge, ma anche dalle stesse dichiarazioni passate dei leader azeri.
A conclusione del suo intervento, ha persino attribuito al primo presidente armeno, Levon Ter-Petrosyan, frasi che – secondo fonti armene – andrebbero invece ricondotte allo stesso presidente azero Heydar Aliyev, in un classico gioco di specchi della retorica propagandistica.
La Santa Etchmiadzin, centro spirituale e storico dell’Armenia cristiana, ribadisce il proprio impegno per la verità, la tutela del patrimonio culturale e la condanna di ogni forma di negazionismo o manipolazione storica.
Carlo Coppola