La chiesetta di Santa Teodora in Arcadia

Ι.Ν.-ΑΓΙΑΣ-ΘΕΟΔΩΡΑΣ-ΕΝ-ΒΑΣΤΑ-ΜΕΓΑΛΟΠΟΛΗ-12-ΔΙΟΝΥΣΗΣ

Avete mai visto una chiesetta con 17 alberi che si slanciano per oltre venti metri dal suo tetto? Se proprio volete vederla dovete andare in Grecia ed esattamente nel piccolo paesino di Vastàs a 860 metri sul livello del mare in Arcadia del Peloponneso. Raggiungere Vastàs e i suoi circa cento abitanti, e quindi la chiesetta dai 17 alberi, non è facile essendo tagliata fuori dai circuiti stradali principali. Dunque, non ci si può arrivare per caso.

Giunti dinanzi a questa chiesetta penserete che non vi si possa entrare, e invece no! Degli alti fusti le cui fronde si confondono con il verde dei platani e delle querce circostanti, si notano solo i tronchi e i rami che fuoriescono dai muri. Delle radici che attraversano le pareti per finire nel sottostante terreno, alcuna traccia.

Secondo la tradizione, nel luogo ove oggi sorge questa chiesetta è stata martirizzata santa Teodora ed i 17 alberi corrispondono agli anni della santa al momento del suo martirio.

Tra le leggende la più suggestiva è quella che narra il giorno del suo martirio quando il sangue della santa si trasformò in fiume ed i suoi capelli in alberi. Tralasciando la leggenda un fatto resta inspiegato: come possano 17 platani non aver distrutto la chiesa o, quantomeno, scoperchiato il tetto mentre il torrente Haradro che scorre accanto continua ad alimentare gli alberi.

Santa Teodora (IX sec.) nacque in una famiglia povera e sin da piccola manifestò la volontà di mettersi alla sequela di Cristo. In età adolescenziale, quindi, decise di entrare in monastero. Tuttavia, la particolarità fu che scelse un monastero maschile, anziché femminile, dove entrando col nome di Teodoro si guadagnò ben presto la stima degli altri monaci soprattutto per le virtù dell’umiltà, dell’obbedienza e della pazienza. In quel periodo ci fu una grande carestia, e per portare conforto alla gente ottenendo in cambio qualcosa per il monastero, Teodoro usciva in paese. Senonché un giorno una ragazza del paese accusò di essere rimasta incinta dopo aver avuto un rapporto col monaco Teodoro. La cosa fece scandalo a tal punto che i genitori della ragazza corsero al monastero e prelevarono Teodoro con la forza e lo fecero condannare alla decapitazione. Il monaco avrebbe potuto provare la sua innocenza scoprendo il proprio corpo ma preferì sopportare la calunnia. Prima di essere decapitata la santa chiese a Dio di trasformare i suoi capelli in alberi ed il suo sangue in fiume. 

La chiesa è bizantina e, in realtà, fu costruita nel XII secolo d.C. in onore di S. Teodora martirizzata in quella zona. L’edificio è largo quattro metri e lungo cinque. Ogni 11 settembre in questa chiesa si fa memoria della Santa.

Nel 1999 il Ministero della Cultura ellenico ha ultimato i lavori di restauro ripulendo le pietre e stuccando senza l’uso di cemento proprio per evitare di danneggiare l’apparato radicale degli alberi. Già nel 1996 l’Istituto di Geofisica dell’Università di Patrasso aveva accertato, con un sofisticato sistema di radiografia geofisica, che la rete di radici venutasi a creare rafforzava la staticità dell’edificio e sorretto sufficientemente il tetto, anche se progressivamente questo sistema finisce col deteriorare i muri in pietra.