La Città di Bari ecumenica e aperta al dialogo? Persa un’occasione storica per dimostrarlo con i fatti
La Città di Bari, molte volte si vanta per essere ponte con l’Oriente, città di pace e di dialogo, città ecumenica e tutto ciò perché in essa sorge la Basilica nella quale sono custodite le reliquie di un santo amato a Oriente: san Nicola.
Secolarismo, laicismo, agnosticismo, ateismo, nichilismo e relativismo non hanno certamente risparmiato la città di Bari ma questa, per i motivi più vari e mondani non ha mai accantonato la figura di san Nicola, anzi, l’ha sempre di più esaltata per l’“indotto” che essa indubbiamente alimenta.
Poco conta come e cosa san Nicola, durante la sua vita terrena, ha testimoniato. Di san Nicola conta l’immagine che gli si è affibbiata e lo si vede tirare per la stola ora di qua ora di là a seconda delle necessità e degli interessi in campo.
La presenza di san Nicola a Bari, però, ha di recente comportato un po’ di imbarazzo sia negli ambienti ecclesiastici che in quelli politici. Con la guerra russo-ucraina e con gli embarghi imposti dall’UE, la città di Bari, in termini economici ci ha rimesso e non poco.
Ma tralasciando l’aspetto economico, la storia ha dato alla città di san Nicola un’occasione per dimostrare di essere davvero città di pace, città del dialogo, città ecumenica, ma a questo appuntamento la Città si è trovata impreparata disertando e rinnegando ciò che dice di essere; e millanta un credito del quale ha dimostrato di non disporre proprio in ricorrenza della festa del santo patrono secondo il calendario giuliano lo scorso 19 dicembre.
L’occasione sarebbe stata da non perdere ma, sia il Sindaco di Bari, sia gli ecclesiastici non hanno avuto il coraggio di entrare nella storia dei dialoghi preferendo star dietro alle posizioni politiche assunte dallo Stato italiano per la sua partecipazione ad alleanze internazionali.
La Città e la Chiesa avrebbero potuto invitare i prelati ucraini e russi che erano in zona, il metropolita di Kiev Epifanio I ed il metropolita Kirill di Kazan e Tatarstan, ad incontrarsi a Palazzo di Città o a concelebrare la Divina Liturgia sulla tomba del santo da entrambi venerato. Si sarebbe così data testimonianza, vera e sincera, non solo alla vocazione della Città di Bari, che non può e non deve essere solo turistico-commerciale, ma anche a quella sofferenza che comporta la divisione tra cristiani che tanto viene proclamata negli incontri ecumenico-accademici. Al contrario, invece, la Città di Bari ha assistito muta alla rappresentazione plastica di un’altra divisione, l’ennesima, tant’è che il sindaco Vito Leccese ha incontrato ufficialmente il solo metropolita di Kiev, mentre i prelati non solo non si sono incontrati, ma hanno celebrato la Divina Liturgia sullo stesso altare della Basilica di San Nicola in date differenti, a distanza di tre soli giorni l’uno dall’altro.
Eppure la cosa non è stata indolore per tutti. C’è una parte della società che resiste all’indifferenza ed al conformismo. Tutta l’amarezza è evidente, ad esempio, nelle parole che p. Gerardo Cioffari, domenicano della Basilica di San Nicola famoso per i suoi studi sulla civiltà e sulla teologia russa, ha affidato in un’interessantissima intervista alla testata settimananews.it (https://www.settimananews.it/ecumenismo-dialogo/san-nicola-bari-ecumenismo/) alla quale rimandiamo i nostri lettori, e con le quali concludiamo.
San Nicola è santo degli ukraini allo stesso modo dei russi? A livello religioso questa distinzione è nata con la guerra. Prima non esisteva perché, come già detto, la liturgia è la stessa. Anche se molto meno che altrove, anche Bari ha risentito della guerra. È un peccato, perché la Russia e l’Ukraina sono le terre dove più presente è san Nicola (a Kiev vi sono 26 parrocchie o cappelle a lui dedicate, a Mosca 48). Se fosse stato per San Nicola questa guerra non sarebbe mai scoppiata, ma oggi che tutto il mondo è una “Torre di Babele”, sarebbe stato impossibile che l’Ukraina sfuggisse a questa calamità, posto che per tutta la sua storia è stata contesa tra polacchi e russi. San Nicola può avere ancora un ruolo per la pace tra ukraini e russi? Al momento, direi di no. Il mondo ecclesiastico che dovrebbe essere superiore alla politica e invocare l’aiuto dall’alto si è lasciato irretire dalla logica del conflitto oriente-occidente, al punto da passare sotto silenzio tutta la politica religiosa di Zelenskij, sulla quale solo papa Bergoglio ha aperto bocca. Tutti gli altri capi di Chiese si sono lasciati affascinare da frasi come “pace giusta” o “guerra giusta” (che è la stessa cosa), quasi che sulla terra possa esserci qualcosa di giusto. San Nicola ha bisogno di uno spiraglio per poter agire, ma se gli uomini di chiesa gli legano le mani…
Paolo Scagliarini