La Cruna dell’ago. Scorribande d’un ecologista inquieto

Sandro Marano, avvocato, giornalista, scrittore di narrativa e poeta, in questo volumetto dal titolo ‘La cruna dell’ago’ si pone delle domande relativamente all’ambiente. La prima: ma la politica, che pare occuparsi di tante emergenze, si interessa davvero dell’ambiente? E i giornali, che danno spazio a tante notizie, perché riservano così poca attenzione alla tutela dell’ambiente che dovrebbe essere il primo, il più importante dei problemi da cui dipende la vita presente e futura del nostro pianeta e, quindi, anche nostra? Questi interrogativi ‘esistenziali’ per la sopravvivenza sono senza una risposta convincente e Sandro ha ragione di definirsi ‘un ecologista inquieto’. E chi non lo sarebbe osservando ciò che ci circonda e ciò che accade nel mondo?

Inquinamento dell’aria, dei mari, del terreno, cementificazione selvaggia, spreco di risorse, poca attenzione verso il risparmio di energia, innalzamento della temperatura dell’aria col conseguente arretramento dei ghiacciai, e così via. Altra domanda: cosa fare contro l’indifferenza dei governi di fronte a tutto questo? E, allora, un’immagine potente sembra balzare fuori addirittura dal Nuovo Testamento: un cammello passerebbe più facilmente dalla cruna di un ago piuttosto che vedere i nostri governanti in azione.
Da qui il titolo azzeccatissimo del libro: ‘La cruna dell’ago’. Un libro piccolo se lo osserviamo superficialmente, ma densissimo di riflessioni, di citazioni, di analisi dei problemi relativi all’ecologia. Un concentrato di esperienze dell’autore, di studi, di conoscenze. Davvero un volumetto prezioso che i nostri governanti dovrebbero leggere con attenzione e tenere sul comodino.
Continuando la trattazione, l’autore afferma che, paradossalmente, la salvezza risiede proprio nelle
catastrofi che ci insegnano a non perdere tempo, a proteggere ciò che più vale e che chiama
‘funzione pedagogica’. Non tutti i mali vengono per nuocere, anzi, ci danno un avvertimento!

E, ancora, proseguendo, egli ci avverte che il nostro modello di sviluppo è in rotta di collisione con la
biosfera, vicina al punto di non ritorno. Questa situazione così grave, si chiede Sandro, si può
conciliare con la democrazia? E’ la forma di governo più adatta per questa necessità? Oppure un
governo autoritario potrebbe garantire uno sviluppo sostenibile e darebbe una maggiore garanzia di
tutela? Una risposta, dice Giorgio Nebbia citato dall’autore, non è facile.

La crisi ecologica è, comunque, un banco di prova per la democrazia in cui la distinzione fra destra e sinistra non conta.

Molto bello il capitolo in cui si parla del rapporto fra poesia e ambiente nel quale si percepisce il
Sandro poeta. E ancora una domanda: che rapporto ci può essere tra ecologia che, in quanto ‘logia’
studia, indaga, osserva il rapporto fra l’uomo e la natura e la poesia che si nutre di emozioni,
sentimenti, stati d’animo e che scienza non è? Certo, dice l’autore, c’è nel testo poetico il sentimento della ricerca di un’armonia nel rapporto uomo-natura, ma non basta. E cita la bellissima poesia di D’Annunzio ‘La pioggia nel pineto’ che, pur parlando di natura, il bosco in cui sono immersi i due innamorati sotto una pioggia estiva e in cui pian piano Sirmione e il poeta si fondono diventando creature vegetali, non si può considerare un testo propriamente ecologico.

Sebbene c’è da immaginare che chi ascolti questo testo (come potei constatare durante una festa patronale a Bitritto quando Riccardo Cucciolla lesse alla folla radunatasi in piazza il testo dannunziano in cui tutti in religioso silenzio rimasero incantati dalla bellezza della poesia e dalla interpretazione
dell’attore) non venga educato all’amore e al rispetto dell’ambiente.

La funzione pedagogica di cui si parlava prima. Sandro cita, comunque, quattro autori, Ezra Pound, D.H. Lowerence, Giuseppe Conte e Wendell Berry, che si possono definire poeti ecologici. Di quest’ultimo mi piace citare un verso riportato da Sandro e cioè: “per un po’ riposo tra le grazie del mondo e sono libero”.
Altro argomento affrontato è il rapporto fra ecologia e religione. Nella Genesi c’è scritto: ‘Il
Signore Dio prese l’uomo e lo pose nell’Eden perché lo coltivasse e lo custodisse’. In quest’ultimo
termine, quasi un imperativo categorico, è racchiuso, sottolinea Sandro, il rapporto di armonia tra
uomo e la natura. A lui è affidata la tutela, la protezione, la responsabilità dell’ambiente nel quale
Dio l’ha posto.

Il volumetto prosegue ancora con altre analisi, altri interrogativi come quello relativo a cosa
significhi ‘progresso’. Molto interessante risulta il capitolo sul consumismo, fenomeno che inizia
nel 18° secolo parallelamente allo sviluppo tecnologico. La riflessione che la tecnica stimoli e
inventi bisogni che prima nessuno sapeva di avere è acuta e sicuramente vera. E continua, dopo aver
citato il filosofo Evola che parla di produzione e superproduzione: ‘Due elementi sono da tener
presenti nel fenomeno economico: in primo luogo che il consumismo si lega strettamente con il
capitalismo e, in secondo luogo, che è accortamente e necessariamente diretto dalla pubblicità
commerciale che fabbrica falsi bisogni’ Gli uomini, dice ancora il nostro ecologista inquieto, sono
divenuti consumatori ma, non produciamo per consumare, ma consumiamo per produrre. Un
capitolo questo che termina con una bella frase di Drieu la Rochelle (frase che ritroviamo anche alla
fine del libro): ‘L’uomo oggi ha bisogno di ben altro che inventare macchine. Ha bisogno di
raccogliersi, di cantare e danzare, una grande danza meditata, una discesa nel profondo’. Non
poteva esserci una conclusione migliore!

Ma, andando avanti, Sandro, instancabile esploratore nel mondo della cultura ecologica, e non solo,
riporta l’articolo del filosofo alpinista Arne Naess il quale fa una distinzione fra ecologia profonda
ed ecologia superficiale. Per quanto riguarda la prima, Naess afferma che ‘tutte le forme di vita
hanno un valore in sé e debbono poter prosperare; la loro ricchezza va preservata e difesa…’. E
conclude: ‘Bisogna cambiare stile di vita’ anche se a differenza di altri ecologisti, non ritiene l’uomo un animale nocivo, ma colui che coglie, consapevolmente gioioso, l’immensa ricchezza del pianeta nel quale abitiamo.

Piene di saggezza sono le considerazioni del poeta, agricoltore, ecologista Wenderll Berry, sopra
citato, il quale sottolinea come prima della rivoluzione industriale c’erano parole legate alla terra,
all’agricoltura, al lavoro dell’uomo allevatore, come pastore, fedeli come le pecore del suo gregge,
l’astuzia della volpe, ecc che oggi sono quasi scomparse. E conclude che si dovrebbe far nascere l’amore per l’agricoltura, per l’allevamento e per la terra negli studenti tramite i progetti scuola-lavoro che portino i ragazzi dai contadini.

Del saggio dei ‘Ribelli al futuro’ di KirkpatricK Sale, Sandro Marano riferisce ciò che lo scrittore di politica, di ambientalismo e di tecnologia americano dice a proposito di un’invenzione, quella della macchina a vapore, osteggiata dai luddisti (movimento dei tessitori inglesi dei primi dell1800) perché temevano che togliesse lavoro agli operai. Essi, i luddisti, furono i primi ribelli anche se la loro non fu un andar contro le macchine e gli stabilimenti, ma una sfida morale.
Nell’ultimo capitolo viene analizzata l’opera del ‘pensatore ecologico’, come lo definisce Sandro, Pierre Drieu La Rochelle che ha avuto notevoli intuizioni ecologiche e che ha colto nel Romanticismo il disperato bisogno di riconciliare l’uomo e la natura, bisogno che noi, ugualmente in modo disperato, ugualmente cerchiamo per riconciliarci con lei, per raccoglierci, cantare, danzare e nutrirci di bellezza.

A libro concluso, si possono fare queste considerazioni. Innanzitutto si ha la consapevolezza del bene che ci circonda e delle sue problematiche e si è ancora più certi di doverlo difendere e tutelare. L’impegno di Sandro e il suo farci conoscere, analizzandole, le idee di altri pensatori, ci sprona ancora di più in questa missione.
Certamente, il cammello non passerebbe dalla cruna dell’ago, data la superficialità dei nostri governanti, ma l’operosità di Sandro Marano (e di altri come lui), le sue idee, il suo darsi da fare nel ‘Fare Verde’ vi passano agevolmente e arrivano fino a noi per ricucire, col filo del rispetto, dell’impegno, del darsi da fare…le tante ferite, i tagli inferti al nostro ambiente per farlo tornare a vivere con la dignità che spetta ad un Corpo che naviga nello spazio infinito.

Emilia Grimaldi