La Divina Liturgia incorporazione del fedele in Cristo

Con l’eucaristia Cristo Gesù si offre all’uomo nel suo Corpo e nel suo Sangue affinché l’uomo diventi “un solo corpo (syssomos) e un solo sangue (synaismos) con lui” come egli stesso ha detto: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6,56). Nel suo grande amore per l’uomo, Cristo ha assunto in sé la natura umana per donare all’uomo la vita divina.

Con queste parole si esprime san Giovanni Crisostomo:

“il miracolo dei misteri, cosa sia mai, perché fu dato, quale ne sia l’utilità. Diventiamo un solo corpo e membra, è scritto, tratte dalla sua carne e dalle sue ossa (Ef 5,30)”… Per non diventare dunque un solo corpo con Cristo unicamente nell’amore ma nella realtà stessa, mescoliamoci con quella carne! Ciò avviene con il cibo che gli ci ha donato, quando ha voluto mostrarci l’amore appassionato che nutre per noi… Per questo si è mischiato con noi ed è divenuto con noi un solo corpo, perché fossimo con lui una cosa sola, com’è il corpo è congiunto alla testa. Segno, questo, di coloro che amano con ardore”[1].

Non in teoria, “ma nella realtà stessa”, il credente grazie alla divina eucaristia diviene un solo corpo con Cristo, un’unica unione, un unica mescolanza. All’amore infinito di Dio non sono bastati l’incarnazione, la morte sulla croce e la sepoltura, ma è voluto andare oltre, sino alla donazione di sé nell’eucarestia, cristificando, rendendo simile a sé l’uomo. Come ancora aggiunge il Crisostomo, Cristo “fonde se stesso con noi, e non solo per la fede ma nella stessa realtà ci rende suo corpo”[2]. Al termine dell’Omelia XV sulla Prima Lettera a Timoteo, san Giovanni Crisostomo, facendo parlare Gesù in prima persona, dice:

“Sono disceso di nuovo sulla terra, non solo per mescolarmi tra quelli della tua gente, ma anche per abbracciarti: mi lascio mangiare da te e mi lascio sminuzzare in piccole parti, affinché la nostra unione mescolanza siano veramente perfette. Infatti, mentre gli esseri umani che si uniscono conservano ben distinta la loro individualità, io invece costituisco un tutt’uno con te. Del resto non voglio che qualcosa si frappongono fra noi; questo solo io voglio: essere entrambi una cosa sola”[3].

Fra Cristo è il credente non si interpone più niente e nella fiamma del suo amore tutto si è fuso: “Noi è Cristo siamo una cosa sola”.

San Simeone il Teologo, con il cuore ricolmo di Cristo, sciogliendo la sua lingua, canta nel suo Inno:

“membra di Cristo diventiamo,
e Cristo diviene le nostra membra:
Cristo, la mano mia, e Cristo il piede mio
– di me, tutto miseria -:
e io, miserabile, mano di Cristo e piede di Cristo.
Muovo la mano, e la mia mano è Cristo tutto intero
–  considera anche l’indivisibile divinità divina -.
Muovo il piede, ed ecco, brilla come lui.
Non dire che bestemmio, ma accogli quanto attesto
 e adora il Cristo che di te fa questo”[4].

Il credente riempito della luce di Cristo, sfolgora totalmente e tutte le sue membra diffondono luce, pervadendo il mondo della luce di Cristo.

Per questa ragione, il grande mistero dell’unione mistica, non implica soltanto il singolo fedele, ma tutto il mondo. Presentando a Dio pane e vino offriamo il mondo che diventa eucaristia: “Quando il calice mescolato e il pane preparato ricevono la parola di Dio (cioè la supplica dello Spirito Santo) divengono eucarestia, cioè il sangue e il corpo di Cristo”[5].

Riporta in questo modo l’Anafora di Basilio: “Ti preghiamo e ti invochiamo, o Santo dei santi: per il beneplacito della tua bontà, venga il tuo Spirito su di noi e sui doni qui presenti … Crea l’unità tra tutti noi che comunichiamo all’unico pane e all’unico calice, nella comunione dell’unico Spirito”. Grazie allo Spirito Santo, la santità di Dio si trasmette ai fedeli radunati nel medesimo luogo e per la stessa azione e li trasforma un solo corpo, nel corpo di Cristo. Questa unione è sicuramente personale, è anche ecclesiale ed universale. Non solo l’uomo è santificato e cristificato e tutta la creazione è santificata e rinnovata. L’uomo diventa, per grazia, Cristo e il mondo la casa di Dio. Il sacramento dell’eucaristia diviene l’ingresso tramite cui Cristo entra nell’uomo e nel mondo: “è questa la via (la via dei santi misteri) che il Signore ha tracciato venendo a noi, è questa la porta da lui aperta entrando nel mondo; né, nei quando è tornato al Padre, ha voluto chiuderla, ma per essa dal Padre ritorna agli uomini”[6].

L’eucaristia ci proietta nell’inizio della una nuova era, del ritorno del Signore, quando “sarà circondato dal coro dei servi buoni; al suo splendore anch’essi risplenderanno” e allora sarà “Dio in mezzo a dèi, bellissimo corifeo di un coro bellissimo “[7].

diac. Antonio Calisi


[1] Sul Vangelo di Giovanni, 46, 2-3; PG 59, 260.

[2] Commento al Vangelo di Matteo, 82, 5, vol. 3. p. 300.

[3] Commento alla Prima Lettera a Timoteo, 15, 4, p. 276.

[4] SIMEONE IL NUOVO TEOLOGO, Inni, XV, 141-148, SC 156, p. 288.

[5] IRENEO DI LIONE, Contro le eresie, V, 2, 3, p. 414.

[6] N. CABASILAS, La vita in Cristo, I, 3, a cura di U. Neri, UTET, Torino 1971, p. 80.

[7] Ibid., VI, 2, p. 292; IV, 8, p. 255.