La piccola Ines quel mattino si alzò felice. La mamma le aveva promesso che l’avrebbe portata alla festa patronale. Erano due anni che la pandemia aveva impedito qualsiasi manifestazione pubblica.

Ines non stava nella pelle per la gioia, sarebbe stata la sua prima volta… avrebbe visto il corteo e la traslazione del santo, portato in spalla dai marinai, dalla basilica fino al mare…

Molto suggestiva in realtà la festa di San Nicola, nella ridente cittadina barese è tra le più belle in assoluto in quanto ha per copratogonista  lo splendido litorale.

“Mamma, a che ora andiamo alla festa?”, domandò indispettita per l’attesa la bimba protestando. La madre indugiava in quanto una fitta pioggerellina mattutina scendeva quasi a voler testimoniare le lacrime del mondo in quella in quell’incredibile primavera del duemilaventidue.

Era il “maggio odoroso” ed Ines non aveva alcuna intenzione di restare a casa. Infilò di corsa il suo impermeabile rosa e poi gli stivaletti. La madre acconsentì bofonchiando. L’odore della terra bagnata si mescolava al profumo dei fiori primaverili e le stille di pioggia dissetavano i campi di malva, le timide primule e gli spavaldi papaveri rossi. Le gocce rendevano lucenti i capelli rossi di Ines e le sue efelidi sembravano stelle nel firmamento del suo sorriso. Era davvero radiosa sebbene saltellasse come un ranocchio intimidito tra una pozzanghera e l’altra.

La pioggia sembrava aver rovinato la festa, ma non era così per la piccola, per la quale tutto era uno splendido gioco. E il corteo sfilò… Ines ammirava i magici costumi medievali e sognava ad occhi aperti un mondo incantato. La mamma le diede uno scossone mentre attonita guardava il corteo delle barche e la processione che precedeva il Santo. Il canto dei pellegrini accorsi numerosi perfino dalla Russia riecheggiava: “Santa Nicola va pe’ mare… va vestito a marinar… allegri pellegrini la… la la la” e faceva quasi da ninna nanna alla bimba intontita dal frastuono. La coreografia più bella faceva da sfondo… un mare limpido e azzurrino di una quiete cosmica sembrava chinarsi davanti alla solennità del momento. Calma e pace sembrava augurare, mentre le minuscole goccioline, che il cielo copioso donava, ritornavano alla terra…

Ines domandò: “Mamma, cos’ha in mano il Santo? Una Bibbia, tre sfere?”.

“Sì” le rispose la madre, “è la sua simbologia… le tre sfere rappresentano le fasi lunari e secondo la leggenda la generosità del Santo. Santa Claus… i doni ai bimbi buoni… lo sai, vero?”.

“Sì”, le rispose Ines, “è il santo più buono del mondo”… ma ad un certo punto le tre sfere assunsero sembianze di volti umani.

“Mamma, guarda, guarda bene, cosa vedi? Tre visi, mamma, e sono sempre più nitidi e diversi”.

“Sì, è vero, sembrano Biden, Putin e Zelensky che si giocano a palla l’Ucraina”.

Ines si era addormentata tra le braccia della madre, forse era solo un sogno… Un rombo sinistro riecheggiava gesta eroiche e nel contempo venti di guerra…

“Le frecce tricolori…”, urlò la bimba sobbalzando, mentre un arcobaleno segnava tra le due sponde un arco di pace.

Antonella Mola