L’incrollabile fede di Billy Bo

Sono passati 36 anni dalla morte del noto stilista Billy Bo, la prima vittima famosa dell’AIDS in Grecia, morto all’età di 33 anni dopo una lunga battaglia contro il ferale virus. Leggendo attentamente le pagine della sua biografia (FRIDAS BEUBI, “Kai to oneiro pagose” – “Anche il sogno si è ghiacciato”, Ed. Exantas, Atene 1990), è molto impressionante come questo giovane ragazzo, assetato di amore e di vita, nonostante il suo interesse per la moda e la vita mondana, coltivò una forte fede in Dio alimentata dalla preghiera, che lo accompagnò per tutta la vita. Questa fede si rafforzò durante la sua malattia e lo portò ad abbandonarsi completamente alla volontà di Dio fino al suo ultimo respiro.

Era uno stilista famoso nella Grecia degli anni ’80, molto noto al grande pubblico, ma pochi conoscevano il suo mondo interiore e il suo grande cammino spirituale. Vassilis Kourkoumelis è nato l’8 febbraio 1954 a Kaminia, Pireo. Era un bambino dotato di un’impressionante bellezza esteriore e di molte capacità imprenditoriali. Giovanissimo inizia a lavorare come ballerino in vari negozi della Plaka e nel 1971 incontra il suo futuro amico e socio Makis Tselios, con il quale avvia inizialmente un’attività di importazione di profumi dalla Francia, mentre nel 1973 apre un negozio di alta moda in via Solonos 1, ad Atene, sotto il nome di “Billy Bo”.

Dal nome della boutique, Vassilis divenne noto ovunque come Billy Bo.Grazie all’alta qualità e al buon gusto dei suoi abiti, Vassilis ebbe grande successo nel mondo della moda: fu premiato dalla nota rivista di moda Gynaika, conquistò la fiducia degli ambienti popolari dell’Atene dell’epoca, l’ammirazione del pubblico e il sostegno generale dei giornalisti. Nel 1981 disegna le uniformi degli assistenti di volo della linea di bandiera Olympic Aviation. Apre punti vendita anche a Salonicco, Mykonos e Psychiko e infine sulla 5th Avenue di New York. Nel 1986, però, gli viene diagnosticato l’AIDS e lotta duramente per combattere il virus morendo prematuramente il 13 giugno 1987.

È cresciuto in una famiglia religiosa e quando era piccolo serviva come chierichetto nella parrocchia di San Elefterio a Kaminia. Crescendo non abbandonò mai la fede cristiana: pur essendo di carattere molto aperto e socievole, Vassilis trascorse momenti di volontario isolamento e di preghiera. Quando divenne indipendente dai suoi genitori, si recava una volta all’anno a Tinos, per adorare la Vergine Maria e per visitare il Monastero della Dormizione della Vergine “Signora degli Angeli” a Kehrovouni, dove, secondo la tradizione, suora Pelagia fece ritrovare l’icona miracolosa della Vergine Maria.

Nell’estate del 1986, mentre pregava nella Chiesa del Monastero, vide una figura femminile, “come la Vergine Maria”, come disse, che si incamminava piangendo verso il santo vima.Questa visione lo sconvolse, perché la prese come un avvertimento che gli sarebbe successo qualcosa di brutto… Non passò molto tempo prima che apparissero i primi sintomi della mortale malattia: la sindrome da immunodeficienza acquisita. In quegli anni questo particolare virus, comparso per la prima volta sul pianeta, si stava diffondendo rapidamente tra la popolazione, ma poiché non era noto alla comunità scientifica, non esistevano cure mediche. La morte era inevitabile e spesso dolorosa.

Iniziò così la grande prova del trentaduenne Vassilis e la sua ascesa al Calvario.Lui, però, accettò la malattia con coraggio e pazienza, sperando sempre nel miracolo della guarigione. Fu ricoverato in ospedali specializzati a Parigi, negli Stati Uniti e ad Atene per guarire dalle numerose infezioni che lo affliggevano, nella speranza di avere accesso all’unico farmaco che all’epoca potesse in qualche modo prolungare la vita di questi pazienti, l’AZT. Durante il suo soggiorno all’estero, frequentava la chiesa nei giorni festivi, quando naturalmente le sue forze glielo permettevano, avendo ferma fiducia nell’onnipotenza della grazia divina. Coloro che lo hanno accompagnato in questo viaggio difficile e in salita, gli portavano le registrazioni della Divina Liturgia e del Servizio di Preghiera, sapendo quanto gioiva, poiché non poteva parteciparvi personalmente. Durante la sua malattia, la fede di Vassilis si era rafforzata e intensificata notevolmente. Questa orribile malattia e la dura reazione sociale che dovette affrontare da parte del suo ambiente non lo allontanarono da Dio, anzi, Lo cercò sempre di più attraverso la preghiera, la confessione e la Santa Comunione. Solo attraverso la fede in Dio e la preghiera acquisiva la forza e il coraggio per affrontare questa difficile lotta. Leggeva quotidianamente la Sacra Bibbia, traendo fede e forza dalla Parola di Dio.

Pregava con i salmi e studiava la vita di Cristo, e così riusciva ad approfondire e accrescere la sua fede e fiducia in Dio attraverso la preghiera e l’offerta della sua sofferenza. Davvero, durante questo periodo difficile in cui soffriva a causa della sua malattia, Dio fu il suo grande sostegno. Aveva accettato con grande pazienza e determinazione quella croce inaspettata e pesante, al punto che man mano che diminuivano le forze del suo corpo, così aumentava la sua fede in Dio. Man mano che la speranza nella scienza diminuiva, aumentava anche la sua speranza nel potere divino, come l’unico che poteva dargli salute e vita. Questa sua fede incrollabile e grande ha ispirato alcune preghiere spontanee a Dio Onnipotente:

“Padre Celeste, Ti ringrazio per la Tua Parola. Mi affido alla tua Parola che è dichiarata nel Vangelo secondo Matteo (cap. 8, par. 17): “Perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia dicendo: Egli prese le nostre infermità e sanò le nostre malattie”. E nella Prima Lettera di Pietro (Cap. II, Par. 24): “… il quale portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno, affinché vivessimo nella giustizia, essendo morti ai nostri peccati”.

“Padre Celeste, secondo queste Scritture, Gesù prese e si caricò le nostre malattie e infermità e mediante le sue piaghe noi fummo guariti. Tutto ciò dimostra che l’Azione da parte Tua è già avvenuta. La tua Parola è ancora dichiarata in Marco (Cap. 1A’, Par. 24): «Per questo vi dico. Qualunque cosa tu preghi, credi di riceverla e ti sarà fatta.”Padre, hai detto: “Qualunque cosa tu chieda”. Chiedo di essere guarito dalla malattia dell’AIDS.Padre, tu hai detto: “Preghiere”. Sto pregando anche adesso.Padre, tu hai detto: “Credi di ricevere”. Credo di essere guarito dall’AIDS. Padre, tu hai detto: “E ti sarà fatto”. Credo di aver ricevuto la mia guarigione mediante la fede. Per fede ho la cura, quindi deve arrivare. Grazie, Padre, nel nome di Gesù Cristo. Credo di essere guarito. Padre celeste, ti ringrazio, nel nome di Gesù ti benedico e ti lodo. Credo di averla adesso. Sia glorificato il tuo nome”.
“Padre mio celeste, tu che sei immortale nei secoli, re del cielo e della terra, visibile e invisibile, onnisaggio, onniamante e onnisciente, ti ringrazio per tutte le esperienze che mi regala mi regala e per tutti i beni che mi offri. Grazie, mio ​​Padre Celeste, nel nome di Gesù Cristo. Credo di essere guarito ora dall’AIDS. Padre Celeste, ti ringrazio, nel nome di Gesù. Ti benedico e ti lodo. Credo di aver ricevuto la mia guarigione. Credo di averlo adesso. Sia glorificato il tuo nome”.

Nelle sue mani teneva sempre un piccolo rosario e un’icona lignea della Vergine Maria. Aveva chiesto di avere nella sua stanza, ovunque andasse, un grande Crocifisso ligneo. Credeva fermamente che Dio potesse guarirlo. Aveva addirittura confidato a un amico che gli sarebbe piaciuto entrare in monastero se Dio lo avesse guarito, perché in fondo in questa vita, come aveva confessato, tutto è futile e vuoto. Studiando il Vangelo, si rese conto che forse Dio voleva che fosse con Lui all’età di 33 anni, la stessa età che aveva Gesù Cristo quando morì sulla croce. Questa immagine gli diede grande conforto e sollievo. È noto che la malattia e il dolore alterano le caratteristiche esteriori di una persona. Apparentemente la stessa cosa è successa a Vassilis. Ma questo non gli ha impedito, con l’aiuto della sua fede e fiducia in Dio, di coltivare e abbellire ogni giorno sempre di più la bellezza della sua anima, di coltivare il suo mondo spirituale e di elevare la sua mente e il suo cuore a regni più alti, spirituali, celeste, avendo come unico scopo il Regno dei Cieli, perché ora guardava alla bellezza della sua anima. Ha guardato la Croce di Cristo Salvatore e ha camminato con Lui salendo pazientemente sul suo Golgota.

Quando si avvicinò il momento della sua partenza per il Regno dei Cieli, chiese di prendere il Corpo e il Sangue di Cristo per l’ultima volta dopo la mezzanotte, poiché sentiva che sarebbe partito prima dell’alba, come la Vergine Maria lo aveva avvertito… Dopo aver ricevuto la Comunione, se ne andò pregando, dicendo il Padre Nostro, e con gli occhi fissi su quel Crocifisso che aveva sempre nella sua stanza. Come possiamo vedere, la dolorosa malattia di Vassilis ha contribuito soprattutto a rafforzare e approfondire la sua fede e spiritualità. Come cristiani sappiamo che nulla è casuale nella nostra vita, ma tutto è governato dalla Divina Provvidenza. La malattia non è la punizione divina per i peccati che abbiamo commesso. Al contrario, Dio è Colui che libera dalle malattie, Colui che guarisce e non Colui che le manda. L’azione di Dio non è la semplice guarigione del corpo deperibile, ma la salvezza della nostra anima immortale. Vassilis non fu guarito fisicamente. Tuttavia, la sua malattia fu un mezzo di purificazione che lo avvicinò ancora di più a Dio, per purificarlo e per sperimentare più intimamente e pienamente il mistero di Cristo.

Archim. Vissarion Kouotsis