L’Uomo secondo Dio e l’uomo secondo l’uomo

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L’informatica e particolarmente le biotecnologie  sono i due pilastri che potrebbero permettere la realizzazione dell’ibrido uomo-macchina, ovvero la riprogettazione dell’uomo fisicamente e mentalmente in qualcosa di nuovo nella prospettiva di eliminare le malattie, la vecchiaia, la morte: un trapasso se così si può dire all’aldiqua con la pretesa che diventi eterno.
Quali sono i motivi che porterebbero ad accettare tutto questo?  Il desiderio  di perfezionare la propria natura attraverso il progresso inarrestabile della tecnologia, che va oltre i limiti dell’etica e della morale, e la convinzione che il progresso tecnologico e scientifico rappresentino il meccanismo per il potenziamento delle capacità fisiche e cognitive.

Questi sono i ragionamenti di un uomo “carnale” che vive solo per se stesso attaccato alla materia, come se Dio non esistesse. I risultati evidenti sono la globalizzazione, la desacralizzazione di una società diventata nei secoli sempre più avida ed egoista… finendo l’uomo nel non mostrare amore neanche verso se stesso. Ed effettivamente quando si diventa ciechi spiritualmente non si è più in grado di distinguere il bene dal male, il falso dal vero, un vero e proprio annientamento della persona. 

Si tratta dello stesso peccato originale dei nostri progenitori… fino alla fine dei tempi l’antico serpente cercherà  di trarre in inganno l’uomo facendogli credere che può mettersi al posto di Dio. Oggi il terreno in cui cade la Parola è spinoso, arido, roccioso, mentre  la parola dell’uomo trova radici profonde nel terreno per così dire “buono”, dato che i frutti velenosi lo conducono alla distruzione.

La creatura vuole prevalere sul Creatore, la superbia dell’angelo decaduto colpisce e continuerà a colpire fino a quando l’umanità non si allontanerà dalla situazione abominevole in cui è precipitata.

A tal riguardo Dio dice: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli” (Gv 15,1-8).

Il mondo appare così un luogo pieno di serpenti, con tranelli e insidie volti a catturare l’anima umana, a strapparla dalle mani del suo Creatore con tutto l’odio possibile.

Come si può pensare di assicurarsi una sopravvivenza eterna sulla terra, se basta una qualsiasi calamità naturale a creare una catastrofe in cui nessuno si salva! Come hanno potuto prendere il sopravvento questi movimenti e/o correnti anticristiche se non attraverso l’abbandono della fede nell’unico vero Dio uno e Trino?

Davvero l’uomo odierno è consapevole  a cosa sta andando incontro seguendo tali disegni che vanno contro Dio, che non vuole ci conformiamo alla mentalità del mondo? (Rm 12,2).
“Se con la fede, nulla vi sarà impossibile” (Mt 17,14-20), senza la fede noi perdiamo quanto di più prezioso Dio ha fatto per noi affinché fossimo liberi da ciò che ci impedisce di elevare la nostra anima fino a raggiungere il suo perfezionamento nell’amore e nelle virtù, che ci contraddistinguono dalle altre creature. Senza la fede ritorniamo ad essere privi di quella grazia divina che ci riscatta dalla nostra miseria, ci rende poveri e ci riporta nell’abisso infernale da cui per la grande misericordia divina siamo stati salvati.

Solo  rimanendo fedeli a Dio riusciremo a  respingere il nemico e a conservare l’incolumità non solo del nostro corpo, ma soprattutto della nostra anima secondo le parole del Signore: “E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna” (Mt 10,28).

Credo che l’essere umano non riesca a distaccarsi dalle cose della terra, perché crede che dopo la morte gli mancheranno, senza soffermarsi a pensare che lo spirito non ha bisogno delle cose della terra, di cui invece aveva bisogno la sua carne quando era in vita. Non riesce ad immaginare una vita senza soddisfare i bisogni della carne, ma se coltivasse la vita dello spirito riuscirebbe a capire che la vita vera non è quella sulla terra, che in realtà non giunge alla piena soddisfazione di sé nonostante la realizzazione dei propri desideri. Infatti, è alla ricerca sempre di nuove soddisfazioni senza mai riuscire ad accontentarsi. Questo perché cerca di riempire il pozzo senza fondo della carne, mentre se coltivasse la vita dello spirito si accorgerebbe di avere tutto e non sentirebbe la mancanza di niente, “chi ha Dio non manca di nulla” tranne quella di soddisfare i bisogni del corpo essenziali finché è sulla terra. Capirebbe che non deve avere paura del distacco dalla terra, dal suo corpo, perché lo spirito imprigionato dal corpo sarà liberato per vivere la vera vita, quella che il Signore ha preparato per chi lo teme. Qui sulla terra apprezziamo le sue opere e le contempliamo e lo lodiamo…  ma non dobbiamo pensare che lassù ci mancheranno perché sta scritto infatti: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano” (1Cor 2:3-3:5). È per questo che monaci, eremiti hanno lasciato tutto dimostrando di poter vivere già qui come se fossero in paradiso.

Quanta pace avrebbe l’uomo che passa il tempo a pensare: “Perché esisto? Da dove viene la vita? se con umiltà riconoscesse che al Signore è piaciuto creare dal nulla un essere a sua immagine e somiglianza  affinché da questi fosse amato, servito e adorato e conosciuto  di generazione in generazione!

Oggi c’è molta più miseria spirituale, che non materiale. Ci si preoccupa di dare accoglienza, viveri… ma se in famiglia si ricominciasse ad educare i bambini sin dalla tenera età nella fede, si seminerebbe amore  nei loro cuori, contribuendo a costruire una società migliore fondata sul Signore Creatore dell’universo e non sul principe di questo mondo.

L’uomo ha sete di Dio e finché non lo troverà non avrà pace nel cuore come ci ricorda Sant’Agostino d’Ippona: “Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”  . “Leggendo la vita dei Santi e prima di tutto la Sacra Scrittura quante battaglie vinceremmo. Santa Teresa D’Avila lo sapeva bene:

Nulla ti turbi,
nulla ti spaventi,
tutto passa,
solo Dio non cambia,
con la pazienza tutto si acquista,
chi ha Dio non manca di nulla,
solo Dio basta.

Cinzia Notaro