L’uso dei Calzari o Scarpe Liturgiche nelle Liturgie Cristiane Orientali e Occidentali

L’abbigliamento liturgico ha sempre ricoperto un’importanza fondamentale nelle celebrazioni cristiane, segnando la sacralità dei riti e distinguendo il clero dai fedeli. Tra gli elementi meno noti ma altrettanto significativi vi sono i “calzari” o “scarpe liturgiche”, indossati dai celebranti durante le cerimonie liturgiche. Sebbene il loro uso non sia universalmente diffuso in tutte le tradizioni cristiane, essi rivestono un simbolismo importante, sia nelle liturgie occidentali che orientali.
Nei riti orientali, in particolare nel rito bizantino e nelle Chiese orientali cattoliche (come quelle armene, maronite, melchite, e siriache), i calzari sono una parte integrante dell’abbigliamento liturgico del celebrante. Tradizionalmente, i sacerdoti e i vescovi indossano scarpe liturgiche durante la celebrazione della Divina Liturgia, come segno di rispetto per la sacralità della Liturgia. Questi calzari sono generalmente di colore bianco o dorato, e la loro funzione non si limita a un aspetto estetico, ma assume un significato simbolico profondo. L’uso delle scarpe liturgiche fa riferimento alla Bibbia, in particolare al passo in cui Mosè si toglie le scarpe davanti al roveto ardente (Esodo 3,5), riconoscendo la presenza divina. In questo senso, le scarpe liturgiche sottolineano il carattere “santo” del luogo e del tempo della celebrazione, richiamando l’idea di purezza e sacralità.
Nel rituale bizantino, il vescovo spesso indossa scarpe liturgiche speciali durante le funzioni solenne, come la Divina Liturgia o la liturgia delle ore. Questi calzari sono adornati con ricami dorati e costituiscono un elemento visibile della dignità episcopale, segnalando la solennità del servizio liturgico. Secondo il “Rituale Romano Orientale”, la tradizione di indossare calzari liturgici risale ai primi secoli del cristianesimo, quando i sacerdoti e i vescovi si distinguevano dal resto dei fedeli per il loro abbigliamento sacro.
Nella Chiesa cattolica romana, l’uso di calzari liturgici è più raro e non è strettamente legato alla liturgia quotidiana. Il celebrante, di solito, indossa scarpe ordinarie sotto le vesti liturgiche, come la casula e la stola. Tuttavia, esistono occasioni speciali, come le celebrazioni papali o altre funzioni solennemente liturgiche, in cui vescovi e cardinali possono indossare scarpe liturgiche particolari, in armonia con la magnificenza dell’evento. I calzari liturgici, in questo caso, sono simili a quelli delle Chiese orientali e vengono scelti con attenzione per la loro simbologia di dignità e sacralità.
Nel rito romano, pur non essendo così prevalente, esiste una certa attenzione ai dettagli nell’abbigliamento liturgico, che coinvolge anche le scarpe. Sebbene non vi sia stato, neppure nel passato, un uso obbligatorio di calzari durante la messa, durante celebrazioni particolarmente solenni, neppure dell’intronizzazione papale. In tale occasione il Papa stesso potrebbe indossare calzari liturgici riccamente decorati. Questi calzari non sono solo un simbolo di autorità, ma anche un segno di distacco dal mondo profano e di consacrazione al servizio divino.
In entrambe le tradizioni, orientale e occidentale, l’uso delle scarpe liturgiche non è solo una questione di abbigliamento, ma un atto simbolico che si ricollega alla sacralità del ruolo del celebrante e al rispetto per la celebrazione divina. Se nel rito bizantino le scarpe liturgiche sono strettamente legate alla purezza e alla solennità, nel rito romano la loro presenza è più circoscritta a cerimonie molto particolari. In ogni caso, il calzare scarpe liturgiche durante la messa o altre celebrazioni ha il fine di ricordare ai fedeli che il tempo e lo spazio sacro sono separati da quelli quotidiani e che l’atto liturgico è un incontro con il divino.
Carlo Coppola